Codice Civile art. 649 - Acquisto del legato.

Mauro Di Marzio

Acquisto del legato.

[I]. Il legato si acquista senza bisogno di accettazione, salva la facoltà di rinunziare [650].

[II]. Quando oggetto del legato è la proprietà di una cosa determinata o altro diritto appartenente al testatore, la proprietà o il diritto si trasmette dal testatore al legatario al momento della morte del testatore [2648; 747 4 c.p.c.].

[III]. Il legatario però deve domandare all'onerato il possesso della cosa legata, anche quando ne è stato espressamente dispensato dal testatore.

Inquadramento

Stabilisce la disposizione in commento che il legato si acquista senza bisogno di accettazione: ciò significa che, a differenza di quanto accade per la qualità di erede, che si acquista con l'accettazione, l'acquisto del legato si produce automaticamente, di diritto, fin dal momento dell'apertura della successione, fatto salvo il diritto di rinuncia pure prevista dalla norma. Movendo da tale diritto di rinuncia si è sostenuto che la disposizione pone una semplice presunzione di accettazione, destinata a consolidarsi soltanto con l'accettazione effettiva ovvero per prescrizione o decadenza del diritto di rinuncia (Cicu, 233).

La giurisprudenza sembra viceversa maggiormente fedele al dato letterale, il quale non contempla un congegno di accettazione del legato. Sicché viene affermato che comportamenti concludenti implicanti la volontà di conservare il legato assumono «valenza confermativa, seppure superflua, della già realizzata acquisizione patrimoniale» (Cass. n. 13785/2004; Cass. n. 11288/2007; Cass. n. 13380/2005).

L'acquisto del legato è soggetto a trascrizione secondo l'art. 2648, comma 1.

In ordine alla distinzione tra legato e modus (per la quale si rinvia al commento all'art. 647) è stato ribadito che la disposizione testamentaria che preveda la corresponsione di una rendita ad un soggetto determinato ha natura di legato e non di onere, o modus, poiché il legato è un'autonoma e diretta attribuzione patrimoniale a favore del legatario, il quale è un avente causa del de cuius, mentre il secondo integra una liberalità indiretta a vantaggio di soggetti solo genericamente indicati, che si consegue attraverso un'obbligazione imposta all'onerato, sicché il beneficiario della liberalità è un avente causa da quest'ultimo e non dal testatore (Cass. n. 10803/2015).

La rinunzia

La rinunzia presuppone la già intervenuta apertura della successione: una rinunzia effettuata prima di quel momento costituirebbe violazione del divieto dei patti successori previsto dall'art. 458.

Le formalità della rinuncia al legato non sono disciplinate, sicché si ritiene debba farsi applicazione, sia pur nei limiti della compatibilità, della disciplina dettata per la rinuncia all'eredità.

La giurisprudenza ammette in linea di principio la rinunzia per facta concludentia, quando il legatario ponga in essere un atto univocamente significativo in tal senso, come si desume dalla massima secondo cui la rinuncia tacita al legato è rettamente esclusa dal giudice di merito nell'ipotesi in cui il legatario, indicato come esecutore testamentario nel testamento pubblicato subito dopo l'apertura della successione e nominato legatario fiduciario con un codicillo pubblicato solo nel corso del giudizio, abbia riscosso i redditi dei beni oggetto del legato nella dichiarata qualità di esecutore testamentario (Cass. n. 1369/1970). La facoltà di rinunziare al legato, ai sensi dell'art. 649, è d'altro canto preclusa quando il legatario abbia compiuto atti di esercizio del diritto oggetto del legato, manifestando una volontà incompatibile con la volontà dismissiva, come nel caso in cui il legatario di usufrutto, godendo del bene e consumandone i frutti, abbia esercitato le facoltà spettanti all'usufruttuario a norma dell'art. 981 (Cass. n. 20711/2013), volontà di rinuncia non ravvisabile nella proposizione dell'azione di riduzione (Cass. n. 13530/2022).

Se, però, il legato ha per oggetto beni immobili, la rinunzia è sottoposta alla disciplina dell'art. 1350, n. 5. Difatti, in materia di successioni mortis causa, mentre l'acquisto del legato ai sensi dell'art. 649, non necessita di accettazione e si verifica ex lege — sebbene la presenza di una accettazione possa rivelarsi utile come manifestazione di volontà di rendere definitivo e irretrattabile l'acquisto di legge — la rinuncia, ove il legato stesso abbia ad oggetto beni immobili, risolvendosi in un atto di dismissione della proprietà su beni già acquisiti al patrimonio del rinunciante, deve essere, in forza dell'art. 1350, comma 1, n. 5, espressamente redatta per iscritto a pena di nullità (Cass. n. 15124/2010). In particolare, la volontà di rinunziare al legato di beni immobili, per cui è necessaria la forma scritta ad substantiam, ai sensi dell'art. 1350, avendo natura meramente abdicativa, può essere dichiarata pure con l'atto di citazione — per sua natura recettizio con effetti anche sostanziali — il quale, provenendo dalla parte che, con il rilascio della procura a margine o in calce, ne ha fatto proprio il contenuto, soddisfa altresì il requisito della sottoscrizione, sicché l'atto risponde al requisito formale, senza che assuma rilievo la trascrizione di esso, in quanto volta soltanto a rendere lo stesso opponibile ai terzi (Cass. n. 10605/2013;  Cass. n. 14503/2017).

A seguito della rinuncia, i creditori, sussistendone i presupposti, possono agire in revocatoria (Azzariti, 526).

Il diritto di rinunzia è sottoposto al termine di prescrizione ordinario decennale ex art. 2946.

Il legato di cosa determinata di proprietà del testatore o di altro diritto del testatore

Il comma 2 della disposizione si riferisce al caso in cui viene attribuita al legatario la proprietà (o altro diritto reale) su un bene ovvero un diritto (di credito) già appartenente al patrimonio del testatore (Giordano Mondello, 748).

Il legatario, pur acquistando ex lege la proprietà (o altro diritto reale) o il diritto di credito, deve sempre domandare all'onerato il possesso della cosa legata, anche quando ne è stato espressamente dispensato dal testatore. Ciò si spiega per il fatto che, mentre la proprietà transita direttamente dal de cuius al legatario, il possesso, con la morte del testatore, si trasferisce all'erede (Azzariti, 426).

Ed infatti, a differenza dell'erede — il quale succede di diritto nella situazione possessoria del de cuius, pur essendo tenuto all'accettazione dell'eredità — il legatario, che acquista il legato senza bisogno di accettazione, dipende dall'erede per conseguire il possesso del bene legato (Cass. n. 7068/2009). In ossequio alla regola in facultativis non datur praescriptio (la prescrizione colpisce infatti i diritti, non le facoltà che ne sono espressione), il legatario, una volta acquistata la proprietà della cosa per effetto dell'apertura della successione, può agire per la consegna quando lo ritenga. Poiché il legato si acquista senza bisogno di accettazione (art. 649), non viene a crearsi rispetto alla condizione giuridica del bene o del diritto che ne è oggetto quella situazione di incertezza o, comunque, di pendenza che caratterizza l'eredità fino alla accettazione del chiamato e per far cessare la quale il legislatore ha previsto la prescrizione del diritto di accettazione, nonché l'actio interrogatoria ex art. 481. Ne è configurabile, alla stregua dell'art. 649, comma 3, un diritto autonomo, soggetto a prescrizione, a richiedere il possesso della cosa legata, configurandosi tale richiesta come un onere del beneficato, rispetto al quale è estranea la prescrizione, che colpisce, a norma dell'art. 2934, i diritti soggettivi. Ne consegue che nel caso in cui il legato abbia per oggetto un diritto non soggetto a prescrizione, come il diritto di proprietà su di un bene, il beneficato non perde la (non esercitata) facoltà di chiederne la consegna nei confronti del detentore, sia esso o no l'erede, fino a quando non abbia perso il diritto di proprietà in conseguenza del suo acquisto da parte di un terzo secondo uno dei modi stabiliti dalla legge (Cass. n. 5982/1993; Cass. n. 24751/2013).

Il donante che si sia riservato l'usufrutto ex art. 796 non può trasmetterlo mortis causa, poiché esso si estingue con la morte del titolare a norma dell'art. 979; nella diversa ipotesi del legato di usufrutto, il testatore ha la piena proprietà al tempo dell'apertura della successione, sicché può legare l'usufrutto, scindendolo dalla nuda proprietà trasmessa ad altro successore (Cass. n. 20788/2015).

Legati obbligatori

Dalla formulazione della disposizione in commento, ed in particolare dall'inciso: «Quando oggetto del legato è la proprietà di una cosa determinata o altro diritto appartenente al testatore», si trae argomento per affermare che il legato può anche non avere ad oggetto la proprietà o altro diritto appartenente al testatore, ma avere efficacia obbligatoria (Capozzi, 637; Bonilini, 481). Ed in effetti, quantunque il codice civile non dedichi una espressa disposizione al legato con efficacia obbligatoria, molti dei legati specificamente disciplinati possiedono efficacia obbligatoria.

Merita qui accennare al legato di contratto. Per legato di contratto intendiamo la disposizione con cui si impone all'onerato di stipulare con un determinato soggetto, che diviene quindi legatario (Giordano Mondello, 743). Attraverso il legato di contratto sorge a favore del beneficiario un diritto di credito nei confronti dell'onerato, avente ad oggetto il diritto alla stipulazione del contratto oggetto di legato. Attesa l'analogia tra tale figura e quella del preliminare, si ritiene che il legato di contratto sia suscettibile di esecuzione forzata ai sensi dell'art. 2932 (Bonilini, 493).

Si afferma tuttavia che l'ammissibilità del legato di contratto trovi un limite (oltre che, ovviamente, nelle norme imperative) nell'intuitus personae, nel senso che l'onerato non può essere obbligato contro la sua volontà alla stipulazione di un contratto per il quale assumano rilievo decisivo le qualità personali del contraente (ad es.: contratti di prestazione d'opera, di mandato etc.).

In giurisprudenza, nella materia, è stato affermato che l'onere per gli eredi, in caso di vendita di uno specifico bene compreso nella massa ereditaria di trasferire lo stesso a un determinato soggetto indicato dal testatore, non contrasta con i principi dell'ordine pubblico, né con alcuna norma di legge riguardante i poteri di disposizione del testatore, né in ispecie con il divieto pattizio di alienazione a norma dell'art. 1379, e comporta la costituzione in favore del designato, di un diritto di prelazione azionabile — in caso d'inosservanza — ai termini dell'art. 648 (Cass. n. 802/1986). Contenuto di un legato, ad esempio, può essere anche l'obbligo imposto dal testatore all'erede o ad altro legatario di stipulare un contratto e a favore del terzo nasce il corrispondente diritto di pretendere dall'onerato la stipulazione del contratto (Cass. n. 1598/1963). Ed ancora, l'oggetto del legato può riguardare, in tal caso, la costituzione ex novo del rapporto di lavoro oppure il mantenimento in servizio di un soggetto già alle dipendenze dell'onerato (Cass. S.U., n. 6333/1994).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario