Codice Civile art. 680 - Revocazione espressa.

Mauro Di Marzio

Revocazione espressa.

[I]. La revocazione espressa può farsi soltanto con un nuovo testamento [587], o con un atto ricevuto da notaio in presenza di due testimoni, in cui il testatore personalmente dichiara di revocare, in tutto o in parte, la disposizione anteriore.

Inquadramento

La revoca espresso, ossia la dichiarazione di volontà unilaterale e non recettizia diretta a togliere in tutto o in parte efficacia giuridica a precedenti disposizioni testamentarie dello stesso revocante, può farsi esclusivamente nelle forme tra loro alternative del nuovo testamento oppure dell'atto ricevuto da notaio in presenza di due testimoni, in cui il testatore personalmente dichiara di revocare, in tutto o in parte, la disposizione anteriore.

Quale che sia la forma del testamento revocato, il nuovo testamento può essere fatto in una qualunque fra le specie ammesse, e dunque può assumere la forma del testamento olografo oppure quella del testamento pubblico o segreto o anche quella di un testamento speciale, qualora sussistano le condizioni per la sua utilizzabilità (artt. 609 ss.). Così, ad es., si può revocare un testamento pubblico con un successive testamento olografo.

È valida la dichiarazione di revoca manifestata in un testamento posteriore che non rechi ulteriori disposizioni patrimoniali, ossia in un atto di cui la revoca costituisca l'unico contenuto (Cass. n. 1964/1986; Cass. n. 1405/1968, secondo cui «è valida ed efficace la revoca di un precedente testamento — contenente disposizioni patrimoniali — espressa in un atto che del testamento ha soltanto i requisiti formali e non pure i sostanziali»). Poiché la revocazione espressa del testamento può farsi, ai sensi dell'art. 680, oltre che con un atto ricevuto da notaio in presenza di due testimoni, con un nuovo testamento, mediante una dichiarazione di volontà unilaterale e non recettizia, diretta a togliere, in tutto o in parte, efficacia giuridica a precedenti disposizioni testamentarie dello stesso revocante, deve ritenersi che, a tal fine, non può essere considerata come una formula di stile l'espressione «revoco ogni mia precedente disposizione testamentaria» contenuta nel testamento posteriore (Cass. n. 22983/2013).

La dichiarazione di revoca può essere poi contenuta in un atto pubblico ricevuto da un notaio alla presenza di due testimoni. Anche gli agenti consolari all'estero sono abilitati a ricevere dichiarazioni di tale natura (art. 28 d.lgs. n. 71/2011, che ha sostituito l'art. 19 d.P.R. n. 200/1967).

A tal riguardo assume rilievo la questione, esaminata sub art. 679, se la revoca sia da qualificare atto inter vivos oppure mortis causa. Seguendo la prima soluzione, sarà applicabile la disciplina degli atti inter vivos ricevuti da notaio, integrata da quella prevista per il testamento pubblico, costituita dall'impossibilità di rinunciare ai testimoni (Azzariti, 586). Accogliendo la seconda tesi, dovranno applicarsi le regole dettate per la forma dei testamenti (Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 21). Saranno, pertanto, saranno applicabili l'art. 603, comma 3, nella parte in cui prescrive di indicare nel testamento l'ora della sottoscrizione, e gli artt. 51, n. 11, 61 e 62 l. n. 89/1913. Sorge poi la questione se l'art. 603, comma 1 e 2, che per i testamenti pubblici prevede un particolare formalismo (ad es., la presenza di quattro testimoni nel testamento del sordomuto quando il testatore sia anche incapace di leggere) debba essere anch'esso applicato alla revoca (Capozzi, 988).

Secondo alcuni, se il testamento per atto di notaio è dichiarato invalido, la revoca non può più avere effetto (Azzariti, 585). Altri ricordano che quando l'ordinamento stabilisce una forma vincolata alternativa, basta che una delle due forme sia integrata perché si debba considerare integrato il requisito formale (Talamanca, Comm. S. B., 1978, 28).

In giurisprudenza è stato affermato che la nullità del testamento pubblico, dipendente da motivi formali a questo esclusivi, non travolge la revoca espressa di un precedente testamento, contenuta nello stesso atto notarile, solo quando la revoca ed il nuovo testamento, nonostante l'unicità dell'atto, costituiscano due distinti negozi e non anche quando revoca e nuovo testamento siano cosi intimamente connessi da costituire la prima una semplice clausola del secondo. L'accertamento del giudice del merito, il quale, negando l'esistenza di due negozi distinti, ritenga, invece, che il testatore abbia inteso revocare le precedenti disposizioni testamentarie solo ed in quanto sostitutiva ad esse delle disposizioni testamentarie nuove, si risolve in una valutazione di fatto, come tutte quelle inerenti all'interpretazione di contratti o di negozi giuridici (Cass. n. 1112/1980).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, II, Padova, 1982; Bonilini, La successione testamentaria, in Tratt. dir. succ. e don., II, Milano, 2009; Capozzi, Successioni e donazioni, a cura di A. Ferrucci-C. Ferrentino, I, Milano, 2009; Cicu, Testamento, Milano, 1951; D'Amico, Revoca delle disposizioni testamentarie, in Enc. dir., XL, Milano, 1989; Palazzo, Le successioni, Milano, 2000.

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