Codice Civile art. 687 - Revocazione per sopravvenienza di figli.Revocazione per sopravvenienza di figli. [I]. Le disposizioni a titolo universale o particolare [588], fatte da chi al tempo del testamento non aveva o ignorava di aver figli o discendenti, sono revocate di diritto per l'esistenza o la sopravvenienza di un figlio o discendente del testatore, benché postumo, anche adottivo [291 ss.], ovvero per il riconoscimento di un figlio nato fuori dal matrimonio (1) [250 ss.]. [II]. La revocazione ha luogo anche se il figlio è stato concepito al tempo del testamento (2). [III]. La revocazione non ha invece luogo qualora il testatore abbia provveduto al caso che esistessero o sopravvenissero figli o discendenti da essi. [IV]. Se i figli o discendenti non vengono alla successione e non si fa luogo a rappresentazione [467 ss.], la disposizione ha il suo effetto. (1) L'art. 85, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso la parola: «legittimo», e sostituito alle parole: «o legittimato o» la parola «anche» e alla parola: «naturale» le parole: «nato fuori del matrimonio». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. Precedentemente, l'art. 1, comma 11, l. 10 dicembre 2012, n. 219 aveva disposto che nel codice civile, le parole: “figli legittimi” e “figli naturali”, ovunque ricorrono, sono sostituite dalla parola “figli”. V. anche quanto stabilito, ora, negli artt. 74, 250 ss. e 315. (2) Comma sostiuito dall'art. 85, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo recitava: «La revocazione ha luogo anche se il figlio è stato concepito al tempo del testamento, e, trattandosi di figlio naturale legittimato, anche se è già stato riconosciuto dal testatore prima del testamento e soltanto in seguito legittimato». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. Vedi anche la seconda parte della nota 1. InquadramentoLa disposizione in commento, recentemente modificata a fini di armonizzazione per effetto della riforma sullo stato unico di filiazione (in applicazione del d.lgs. n. 154/2013, a seguito della l. n. 219/2012), disciplina un'ipotesi di revoca ex lege delle disposizioni testamentarie (sia a titolo universale che a titolo particolare), quale effetto della sopravvenuta conoscenza dell'«esistenza» di figli o discendenti o della «sopravvenienza» dei medesimi, ancorché postumi, successivamente alla redazione del testamento. La ratio della disposizione è stata identificata: i) nella presunzione che il testatore, se avesse avuto, o non avesse ignorato di avere figli o discendenti, oppure avesse preveduto di averne in seguito, non avrebbe disposto così come fatto con il suo testamento (Azzariti, 600; in giurisprudenza, Cass. n. 187/1970); ii) nell'esistenza di un errore che vizia la volontà testamentaria, formatasi sul presupposto (poi rivelatosi infondato) dell'inesistenza o della non sopravvenienza di figli (o discendenti); iii) nella volontà del legislatore di «fornire una rafforzata tutela agli interessi successori dei figli (e dei discendenti)» (D'Amico, 1989, 226). In questo senso sembra orientata la giurisprudenza meno remota (Cass. n. 1935/1996). La sopravvenienza deve intendersi anche in senso giuridico (v. da ult. Cass. n. 169/2018), qualora il discendente abbia lo status di figlio successivamente alla confezione del testamento (Cass. n. 1935/1996). In tale prospettiva, è stato detto che il disposto dell'art. 687, comma 1, ha un fondamento oggettivo, riconducibile alla modificazione della situazione familiare rispetto a quella esistente al momento in cui il de cuius ha disposto dei suoi beni, sicché, dovendo ritenersi che tale modificazione sussista non solo quando il testatore riconosca un figlio ma anche quando venga esperita nei suoi confronti vittoriosamente l'azione di accertamento della filiazione, ne consegue che il testamento è revocato anche nel caso in cui si verifichi il secondo di tali eventi in virtù del combinato disposto dell'art. 277, comma 1 e 687, senza che abbia alcun rilievo che la dichiarazione giudiziale di paternità o la proposizione della relativa azione intervengano dopo la morte del de cuius, né che quest'ultimo, quando era in vita, non abbia voluto riconoscere il figlio, pur essendo a conoscenza della sua esistenza (Cass. n. 169/2018). Si esclude che alla «sopravvenienza» possa essere equiparata l'ipotesi in cui il figlio, nato al momento della redazione del testamento, ma escluso dalla successione perché indegno, sia successivamente riabilitato dal de cuius (Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 214) Secondo la dottrina prevalente e la giurisprudenza, la revoca di diritto delle disposizioni testamentarie può avere luogo soltanto se, al momento della redazione del testamento, il testatore non aveva figli o ne ignorava l'esistenza (Azzariti, 600; in giurisprudenza, Trib. Cosenza 3 febbraio 2006, Giur. it., 2007, 1160; di recente Cass. n. 18893/2017). Se invece il testatore aveva figli dei quali conosceva l'esistenza, il testamento non è soggetto a revocazione (Cass. n. 28043/2023). Il comma 3 applicazione per la semplice previsione dell'esistenza o della sopravvenienza, purché accompagnata dalla manifestazione della volontà di mantenere ferme le disposizioni nonostante questa eventualità (D'Amico, 236). In presenza di tale previsione non occorre che il testamento contenga anche disposizioni attributive a favore dei figli che il de cuius supponga esistenti o di cui ipotizzi la sopravvenienza (Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 222). Naturalmente i figli di cui si ignorava l'esistenza o che siano sopravvenuti sono titolari del diritto di agire per ottenere la riduzione delle disposizioni in ordine alle quali non operi la revocazione. L'ultimo comma stabilisce che la revoca non opera, e il testamento è efficace, qualora i figli o i discendenti non vengano alla successione (il che può avvenire per motivi: premorienza, indegnità, rinuncia, assenza etc.) e non si faccia luogo a rappresentazione. BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, II, Padova, 1982; Bonilini, La successione testamentaria, in Tratt. dir. succ. e don., II, Milano, 2009; Capozzi, Successioni e donazioni, a cura di A. Ferrucci-C. Ferrentino, I, Milano, 2009; Cicu, Testamento, Milano, 1951; D'Amico, Revoca delle disposizioni testamentarie, in Enc. dir., XL, Milano, 1989; Palazzo, Le successioni, Milano, 2000. |