Codice Civile art. 702 - Accettazione e rinunzia alla nomina.Accettazione e rinunzia alla nomina. [I]. L'accettazione della nomina di esecutore testamentario o la rinunzia alla stessa deve risultare da dichiarazione fatta nella cancelleria del tribunale nella cui giurisdizione si è aperta la successione [456], e deve essere annotata nel registro delle successioni [52, 53 att.] (1). [II]. L'accettazione non può essere sottoposta a condizione o a termine. [III]. L'autorità giudiziaria, su istanza di qualsiasi interessato, può assegnare all'esecutore un termine per l'accettazione [749 c.p.c.], decorso il quale l'esecutore si considera rinunziante. (1) Comma così modificato dall'art. 148 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51. InquadramentoDalla norma in commento si desume anzitutto, sebbene implicitamente, che l'esecutore è libero di accettare l'incarico. Egli, cioè, ricopre «un ufficio di amico come si esprimevano i trattatisti meno recenti» (Manca, 1941, 635), sicché la nomina «non investe automaticamente il nominato nelle funzioni di esecutore. L'atto di accettazione ha natura negoziale (Trimarchi, 1966, 394), così come quello di rinunzia. Accettazione e rinunzia alla carica di esecutore testamentario devono risultare da dichiarazione fatta nella cancelleria del tribunale nel cui circondario si è aperta la successione. Poiché la dichiarazione va fatta al cancelliere, è da escludere che il requisito di forma richiesti dalla disposizione in esame siano soddisfatti da una dichiarazione fatta per atto di notaio o per scrittura privata da questo autenticata, successivamente depositata in cancelleria (Trimarchi, 1966, 394). Si tratta di un requisito di forma scritta ad substantiam, la cui inosservanza determina la nullità e la conseguente improduttività di effetti dell'accettazione e della rinunzia (Manca, 1941, 635; Giannattasio, 1961, 412; Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 455; Trimarchi, 1966, 394; Cuffaro, in Tr. Res. 1997, 360). In giurisprudenza è stato osservato che l'acquisto della qualità di esecutore testamentario deriva, oltre che dalla nomina operata dal testatore, dall'accettazione del designato espressa nelle forme previste dall'art. 702, comma 1 e cioè con dichiarazione resa nella cancelleria della pretura ed annotata nel registro delle successioni. L'investitura dell'ufficio, quindi, è geneticamente collegata ad una fattispecie complessa a formazione progressiva, rivestita da forme richieste ad substantiam non solo per la nomina ma anche per l'accettazione» (Cass. n. 4930/1993). Occorre poi l'ulteriore requisito di pubblicità consistente nell'annotazione nel registro delle successioni (Magni, 1994, 293). Si tratta di pubblicità-notizia, in conformità alla funzione del registro delle successioni (Messineo, in Tr. C. M. 1952, 474). Tale adempimento, dunque, è successivo all'accettazione o rinuncia da parte dell'esecutore e va eseguito d'ufficio dal cancelliere (art. 52 disp. att.). L'accettazione inoltre non può essere sottoposta a condizione e termine: essa è un actus legitimus (Natoli, 1968, 330). Perciò è nulla e improduttività di effetti dell'accettazione compiuta in violazione del divieto ora indicato. Poiché non è previsto un termine per l'accettazione o rinunzia all'incarico di esecutore testamentario, l'ultimo comma della norma in commento consente di fissare un termine al destinatario della nomina mediante un'apposita actio interrogtoria. Qualunque interessato, dunque, può chiedere al tribunale del luogo di apertura della successione, attraverso il procedimento di cui all'art. 749 c.p.c., di assegnare all'esecutore un termine per l'accettazione, allo spirare del quale incarico sia per rinunciato. È stata ipotizzata la fissazione del termine da parte del giudice della causa di merito, se l'actio interrogatoria venga proposta nel corso di un giudizio (Magni, 1994, 294). Quanto ai legittimati a proporre l'actio interrogatoria si deve distinguere secondo che l'esecutore abbia o no l'amministrazione dei beni ereditari, ex art. 703, comma 2. Nel primo caso vanno compresi tra gli interessati non soltanto i titolari di poteri di amministrazione che possono entrare in conflitto con quelli dell'esecutore (erede, chiamato possessore o non possessore, curatore dell'eredità giacente), ma anche coloro i quali possano subire gli effetti dell'amministrazione dell'esecutore, dunque i legatari e i creditori. Nel secondo caso sono legittimati i soli eredi e legatari, cioè quanti possano avvantaggiarsi a subire i poteri dell'esecutore testamentario (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 458). Secondo la giurisprudenza, il negozio posto in essere dal destinatario della nomina ad esecutore testamentario, che non abbia accettato, è assimilabile a quello compiuto da rappresentanti senza poteri, ai sensi dell'art. 1398, con conseguente applicabilità della ratifica prevista dal successivo art. 1399 (Cass. n. 719/1965). Rinunzia successiva all'accettazioneUna volta riconosciuto che l'esecuzione testamentaria, pur qualificata dal legislatore come ufficio, non risponde ad un interesse pubblico reso palese dalla disciplina normativa, non vi è ragione di escludere la rinunzia all'incarico successivamente all'accettazione. Ed anzi, la volontarietà dell'incarico pare necessariamente implicare l'ammissibilità della rinunzia dopo la sua accettazione. Sarebbe del resto irragionevole ritenere che, potendo l'esecutore non continuare nell'ufficio dopo l'accettazione (art. 700, comma 3), egli debba rimanere inerte, attendendo che gli interessati assumano l'iniziativa di provocare il suo esonero, ai sensi dell'art. 710. Ed ancora, la rinunzia post acceptum officium «può rispondere agli interessi di un'esatta esecuzione del testamento ed a quelli degli eredi, meglio che una gestione trascurata» (Manca, 1941, 636), quale quella che finirebbe per porre in essere un esecutore indotto a proseguire l'incarico contro la propria volontà. Alla rinunzia post acceptum officium si applicano per analogia le medesime formalità previste dall'art. 702, comma 1. Essa, quindi, va effettuata mediante dichiarazione resa alla cancelleria presso la quale era stata prestata l'accettazione e va annotata a cura del cancelliere nel registro delle successioni. 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