Codice Civile art. 715 - Casi d'impedimento alla divisione.Casi d'impedimento alla divisione. [I]. Se tra i chiamati alla successione vi è un concepito [462], la divisione non può aver luogo prima della nascita del medesimo. Parimenti la divisione non può aver luogo durante la pendenza di un giudizio sulla filiazione1 di colui che, in caso di esito favorevole del giudizio, sarebbe chiamato a succedere, né può aver luogo durante lo svolgimento della procedura amministrativa [per l'ammissione del riconoscimento previsto dal quarto comma dell'articolo 252]2o per il riconoscimento dell'ente istituito erede [600]. [II]. L'autorità giudiziaria può tuttavia autorizzare la divisione, fissando le opportune cautele. [III]. La disposizione del comma precedente si applica anche se tra i chiamati alla successione vi sono nascituri non concepiti [462 3]. [IV]. Se i nascituri non concepiti sono istituiti senza determinazione di quote, l'autorità giudiziaria può attribuire agli altri coeredi tutti i beni ereditari o parte di essi, secondo le circostanze, disponendo le opportune cautele nell'interesse dei nascituri.
[1] L'art. 86, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alle parole: «sulla legittimità o sulla filiazione naturale» le parole: «sulla filiazione». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. [2] L'originario art. 252 relativo al riconoscimento dei figli adulterini è stato sostituito dall'art. 104 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoLa norma disciplina alcune ipotesi di sospensione legale del diritto di domandare la divisione, in presenza di situazioni di incertezza sulla qualità di coerede di un determinato soggetto o ente (perché non ancora concepito o nato o riconosciuto come figlio del de cuius o come ente). La sospensione della divisioneLa prima causa di sospensione prevista dalla norma in commento è la presenza, tra i chiamati alla successione, di un concepito: in tal caso, infatti, la divisione non può avere luogo prima della nascita del nascituro medesimo. La divisione, inoltre, non può avere luogo durante la pendenza di un giudizio sulla filiazione di colui che, in caso di esito favorevole del giudizio, sarebbe chiamato a succedere, né può aver luogo durante lo svolgimento della procedura amministrativa per il riconoscimento dell'ente istituito erede. In entrambe le ipotesi, tuttavia, l'autorità giudiziaria può ugualmente autorizzare la divisione, fissando le opportune cautele. Secondo la giurisprudenza di legittimità, l'art. 715, disciplinando il rapporto tra procedimento di divisione e giudizio sulla filiazione di colui che, in caso di esito favorevole di quest'ultimo, sarebbe chiamato a succedere, non prevede un impedimento assoluto e inderogabile allo svolgimento del procedimento di divisione fino al definitivo accertamento giudiziale dell'estensione della cerchia dei coeredi, in quanto prefigura la possibilità che l'autorità giudiziaria autorizzi l'immediata divisione, fissando le opportune cautele (individuabili in semplici cauzioni o garanzie, o in prudenziali accantonamenti), laddove la sospensione del giudizio di divisione sia suscettibile di provocare ingiusto pregiudizio a coloro, la cui qualità di eredi è attualmente certa (Cass. n. 17040/2012). La medesima disciplina si applica anche qualora tra i chiamati alla successione vi siano nascituri non ancora concepiti. In tal caso, però, se i nascituri non concepiti sono stati istituiti senza determinazione di quote, l'autorità giudiziaria può attribuire agli altri coeredi tutti i beni ereditari o parte di essi, secondo le circostanze, disponendo le opportune cautele nell'interesse dei nascituri. BibliografiaBonilini, Divisione, in Dig. Civ., Torino, 1990, 487 e ss.; Mora, Il contratto di divisione, Milano, 1994, 1 e ss.; Mora, La divisione. Effetti, garanzie e impugnative, Milano, 2014, 1 e ss.; Pischetola, La divisione contrattuale. Profili civilistici e fiscali, Roma, 1 ss. |