Codice Civile art. 768 quater - Partecipazione (1).Partecipazione (1). [I]. Al contratto devono partecipare anche il coniuge e tutti coloro che sarebbero legittimari ove in quel momento si aprisse la successione nel patrimonio dell'imprenditore. [II]. Gli assegnatari dell'azienda o delle partecipazioni societarie devono liquidare gli altri partecipanti al contratto, ove questi non vi rinunzino in tutto o in parte, con il pagamento di una somma corrispondente al valore delle quote previste dagli articoli 536 e seguenti; i contraenti possono convenire che la liquidazione, in tutto o in parte, avvenga in natura. [III]. I beni assegnati con lo stesso contratto agli altri partecipanti non assegnatari dell'azienda, secondo il valore attribuito in contratto, sono imputati alle quote di legittima loro spettanti; l'assegnazione può essere disposta anche con successivo contratto che sia espressamente dichiarato collegato al primo e purché vi intervengano i medesimi soggetti che hanno partecipato al primo contratto o coloro che li abbiano sostituiti. [IV]. Quanto ricevuto dai contraenti non è soggetto a collazione o a riduzione. (1) L'art. 2 l. 14 febbraio 2006, n. 55, in tema di patto di famiglia, ha inserito il Capo V-bis e, di conseguenza, questo articolo. InquadramentoLa norma in commento prevede la necessaria partecipazione alla stipula del patto di famiglia del coniuge (riferimento da intendersi inteso anche alla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso in forza del richiamo da parte dell’art. 1 l. n. 76/2016) e di tutti coloro che rivestirebbero la qualifica di legittimari qualora in quel momento si aprisse la successione dell'alienante nonché l'obbligo per gli assegnatari di liquidare gli altri partecipanti al contratto (ove questi non vi rinuncino) con il pagamento di una somma di valore corrispondente alla quota (ideale) di legittima che ad essi spetterebbe alla data di stipula del patto. La partecipazione dei legittimariBenché l'art. 768-quater parli genericamente di “partecipazione” alla stipula del coniuge del disponente e degli altri legittimari, la dottrina ritiene che tali soggetti siano parti in senso sostanziale del contratto, chiamati cioè ad esprimere il loro consenso, in quanto destinatari di effetti giuridici diretti derivanti dalla stipulazione (ad esempio, la rinuncia della possibilità giuridica di richiedere la riduzione delle attribuzioni effettuate a favore dei soggetti assegnatari, anche qualora le stesse risultino lesive delle loro ragioni nonché la rinuncia alla collazione delle attribuzioni medesime, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 768-quater). Alla stipula deve partecipare anche il coniuge separato, salvo che sia stata pronunziata nei confronti di quest'ultimo l'addebito della separazione (determinando l’addebito la perdita dei diritti successori), mentre deve considerarsi escluso dal campo di applicazione della norma il coniuge divorziato, sempre perché privo di diritti successori rispetto al disponente. Ai fini della validità del contratto, si ritiene, comunque, sufficiente che i legittimari, esistenti e noti al momento della stipula, siano stati invitati a partecipare, indipendentemente dalla partecipazione effettiva (Vincenti, Il patto di famiglia compie cinque anni: spunti di riflessione sul nuovo tipo contrattuale, in Dir. Fam. 2011, 1441). La liquidazione della quotaA fronte della stipula del patto di famiglia, gli assegnatari dell'azienda o delle partecipazioni societarie devono liquidare (nello stesso contratto o in altro successivo espressamente qualificato come collegato al primo) i legittimari non assegnatari, ove questi non vi rinunzino in tutto o in parte, con il pagamento di una somma corrispondente al valore delle quote che spetterebbero loro ai sensi degli artt. 536 e seguenti. Il valore delle quote deve essere determinato con riferimento al momento della conclusione del patto e i contraenti possono convenire che la liquidazione, in tutto o in parte, avvenga in natura. Le conseguenze della stipula del pattoMolteplici sono le conseguenze che la legge ricollega alla stipula del patto di famiglia, con riguardo alla futura successione del disponente. Innanzitutto, infatti, ai sensi del terzo comma dell'art. 768-quater, le attribuzioni effettuate a favore dei partecipanti non assegnatari devono imputarsi, in base al valore attribuito nel contratto, alla quota di legittima loro riservata. La ratio della regola in esame viene individuata dalla dottrina nell'esigenza, di natura sostanzialmente equitativa, di considerare le attribuzioni ricevute quali anticipazioni della legittima con riferimento alla successione dell'alienante. Sia quanto ricevuto dagli assegnatari, sia quanto ricevuto dai non assegnatari è, inoltre, sottratto a riduzione e collazione. Ciò porta a ritenere che il legislatore, al terzo comma dell'art. 768-quater, abbia adoperato il termine imputazione in modo atecnico, non con riferimento all'imputazione ex se, bensì con riguardo alla necessità di un'imputazione effettiva, in quanto altrimenti la norma non avrebbe alcuna utilità, posto che ciò che è esente da collazione lo è anche da imputazione ex se e dalla riunione fittizia (Vincenti, op. cit.). BibliografiaOberto, Il patto di famiglia, Padova, 2006, 1 e ss.; Delle Monache, Spunti ricostruttivi e qualche spigolatura in tema di patti di famiglia, in Riv. not. 2006; La Porta, Il patto di famiglia, Torino, 2007, 1 e ss.; Tassinari, Il patto di famiglia per l'impresa e la tutela dei legittimari, in Giur. comm. 2006, 816; Tomaselli, Il patto di famiglia. Quale strumento per la gestione del rapporto famiglia-impresa, Milano, 2006. |