Codice Civile art. 781 - Donazione tra coniugi (1).Donazione tra coniugi (1). [I]. I coniugi non possono, durante il matrimonio, farsi l'uno all'altro alcuna liberalità, salve quelle conformi agli usi. (1) La Corte cost., con sentenza 27 giugno 1973, n. 91ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo InquadramentoLa norma, nella sua formulazione originaria, sanciva il divieto di donazione tra coniugi durante il matrimonio, salve le liberalità conformi agli usi (ad esempio, in presenza di particolari avvenimenti familiari: Cass. n. 1311/1969). Essa, tuttavia, è stata dichiarata illegittima con sentenza Corte cost. n. 91/1973. La norma e la sua illegittimità costituzionaleLa disciplina di cui all'art. 781 trovava la sua origine nel diritto romano, ma mai sono apparse del tutto chiare le origini e le ragioni del divieto, di cui sono state varie spiegazioni nel corso del tempo (timore che un coniuge potesse essere spogliato dall'altro per amore; timore che le donazioni potessero distogliere i genitori dall'allevamento della prole; timore che il vincolo coniugale potesse essere indebolito per il fatto che il coniuge avente la possibilità non avesse effettuato donazioni all'altro; timore che la reputazione dei coniugi potesse essere compromessa per il fatto che l'unione apparisse basata su un prezzo; timore che il coniuge più abbiente potesse essere impoverito a favore del coniuge meno abbiente). La Corte cost. n. 91/1973, ha dichiarato l'illegittimità della norma, ritenendola lesiva del principio di uguaglianza di cui all'art. 3 Cost. e di quello di libertà di iniziativa economica di cui all'art. 41 Cost.: si è ritenuto, infatti, che la norma in questione irragionevolmente limitasse la facoltà di porre in essere e ricevere donazioni nel rapporto reciproco tra coniugi, creando una palese ineguaglianza giuridica tra soggetti uniti in matrimonio e altri cittadini non coniugati (anche ove, ad esempio, conviventi more uxorio), senza che tale differente trattamento potesse trovare ragionevole giustificazione in motivi attinenti all'utilità sociale o alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana o comunque a principi e valori tutelati dalla Costituzione o che questa si propone di attuare. La dichiarazione di illegittimità costituzionale della norma, secondo la giurisprudenza di legittimità, comporta il rigetto della domanda di nullità della donazione fatta da un coniuge in favore dell'altro, ma non vale a consentire la proponibilità per la prima volta in appello o in sede di giudizio di rinvio della domanda, non dedotta neppure in via subordinata nell'atto introduttivo del giudizio, di riduzione della donazione per lesione di legittima, ostandovi la preclusione di domande nuove di cui, rispettivamente, agli artt. 345 e 394 c.p.c., senza che possa l'anzidetto divieto ritenersi derogato per effetto dello «ius superveniens» costituito dalla declaratoria di illegittimità costituzionale dell'art. 781 citato, incidendo lo «ius superveniens» soltanto sulla materia ritualmente dedotta nella controversia (Cass. n. 4923/1993). Né è possibile mutare la domanda di nullità proposta ai sensi dell'art. 781 in richiesta di nullità della donazione obnuziale per annullamento del matrimonio, posto che la domanda di nullità della donazione in quanto stipulata tra coniugi contro il divieto di cui all'art. 781 — poi dichiarato costituzionalmente illegittimo — e la domanda di nullità della donazione obnuziale per effetto del successivo annullamento del matrimonio (art. 785, comma 2), sono diverse per il titolo, in quanto la seconda si fonda sul carattere obnuziale della liberalità (Cass. n. 19029/2008). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss. |