Codice Civile art. 788 - Motivo illecito.

Giusi Ianni

Motivo illecito.

[I]. Il motivo illecito rende nulla la donazione quando risulta dall'atto ed è il solo che ha determinato il donante alla liberalità [626, 794, 1345, 1418 ss.].

Inquadramento

Sempre in parallelo a quanto stabilito per la materia testamentaria (art. 626) e a differenza di quanto previsto per gli altri contratti (rispetto ai quali il motivo illecito è causa di nullità solo se comune ad entrambi i contraenti: art. 1345), l’art. 788 assegna rilevanza al motivo individuale che ha spinto il donante a porre in essere la liberalità, sancendo la nullità del contratto di donazione qualora la disposizione sia il frutto di un motivo illecito, che risulti dall’atto e sia il solo che abbia determinato il donante alla liberalità.

Il motivo illecito

Il motivo illecito, in generale, si identifica con una finalità vietata dall'ordinamento, poiché contraria a norma imperativa o ai principi dell'ordine pubblico o del buon costume, ovvero poiché diretta ad eludere, mediante detta stipulazione, una norma imperativa (Cass. n. 16130/2009). Con riferimento alla norma in commento, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che l'art. 788 — il quale, con norma analoga a quella dell'art. 626 in tema di testamenti, dispone che il motivo illecito rende nulla la donazione quando risulta dall'atto ed è il solo che ha determinato il donante alla liberalità — non postula necessariamente che il motivo sia indicato nell'atto, essendo sufficiente che esso possa desumersi interpretando la volontà del donante risultante dall'atto, potendo eventuali elementi interpretativi ricavabili «aliunde» soltanto confermare quanto già risulta dall'interpretazione dell'atto al fine di ricostruire pienamente la volontà del donante nella sua formazione (Cass. n. 2695/1992). È essenziale, poi, che il motivo illecito sia stato il solo che abbia determinato il donante a porre in essere la liberalità, dovendo, quindi, presentare carattere di esclusività nella sfera motivazionale del disponente.

Secondo la dottrina, la norma trova applicazione anche in caso di donazione rimuneratoria, tutte le volte in cui il motivo che ha determinato il donante alla liberalità debba considerarsi illecito, non potendosi escludere, almeno in astratto, che il sentimento di riconoscenza si accompagni ad un motivo illecito (Tamponi, in Tr. B., 2009, 1081).

La nullità di cui all'art. 788 è, poi, soggetta per quanto riguarda forme e termini dell'azione alla disciplina generale di cui agli artt. 1421 ss.

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss.

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