Codice Civile art. 809 - Norme sulle donazioni applicabili ad altri atti di liberalità.Norme sulle donazioni applicabili ad altri atti di liberalità. [I]. Le liberalità, anche se risultano da atti diversi da quelli previsti dall'articolo 769 [1180, 1236, 1411, 1875, 1920], sono soggette alle stesse norme che regolano la revocazione delle donazioni per causa d'ingratitudine e per sopravvenienza di figli [800 ss.], nonché a quelle sulla riduzione delle donazioni per integrare la quota dovuta ai legittimari [555 ss.]. [II]. Questa disposizione non si applica alle liberalità previste dal secondo comma dell'articolo 770 e a quelle che a norma dell'articolo 742 non sono soggette a collazione. InquadramentoDalla norma in commento è stata enucleata la nozione di donazione indiretta o liberalità atipica, quale atto giuridico che, pur non avendo la forma della donazione, ne produce gli effetti tipici (vale a dire l'arricchimento del beneficiario con corrispondente depauperamento del disponente). La donazione indiretta, quindi, è caratterizzata dal fine perseguito di realizzare una liberalità, e non già dal mezzo, che può essere il più vario, nei limiti consentiti dall'ordinamento (Cass. n. 3134/2012 ; Cass. n. 23260/2019 ). La prova dell'intenzione di donare deve, quindi, emergere dal rigoroso esame di tutte le circostanze del singolo caso concreto, nei limiti in cui le stesse siano tempestivamente e ritualmente dedotte e provate in giudizio (Cass. n. 9379/2020). Le donazioni indiretteAlle donazioni indirette, ai sensi dell'art. 809,si applicano le norme sulla revocazione delle donazioni e quelle sulla riduzione in caso di lesione delle quote dei legittimari. La norma, secondo la giurisprudenza di legittimità, va interpretata restrittivamente, nel senso che alle liberalità anzidette non si applicano tutte le altre disposizioni non espressamente richiamate (Cass. n. 13684/2014). Non si applica, quindi, in particolare, la disciplina di cui all'art. 782, che prescrive per la donazione “tipica” la forma dell'atto pubblico a pena di nullità, essendo sufficiente per le donazioni indirette l'osservanza delle forme prescritte per il negozio utilizzato per realizzare lo scopo di liberalità (Cass. n. 14197/2013). Allo stesso modo, non si applica l'art 771 c.c. sulla nullità della donazione di beni futuri in quanto tale norma non è richiamata dall'art. 809 c.c. (Cass. n. 10979/2024). CasisticaRealizza una forma di donazione indiretta, secondo la giurisprudenza di legittimità, il c.d. negotium mixtum cum donatione, che ricorre quando le parti danno volutamente vita ad un negozio caratterizzato dalla sproporzione tra le prestazioni corrispettive, al fine di beneficare una di esse: in tal caso, infatti, la causa del contratto ha natura onerosa ma il negozio commutativo stipulato dai contraenti ha la finalità di raggiungere, per via indiretta, una finalità diversa e ulteriore rispetto a quella dello scambio, consistente nell'arricchimento, per puro spirito di liberalità, di quello dei contraenti che riceve la prestazione di maggior valore (Cass. n. 1955/2007). Si è chiarito, tuttavia, che la vendita ad un prezzo inferiore a quello effettivo non realizza, di per se stessa, un negotium mixtum cum donatione, essendo all'uopo necessario non solo che sussista una sproporzione tra le prestazioni ma anche che questa sia d'entità significativa, ed, inoltre, che la parte alienante sia stata consapevole dell'insufficienza del corrispettivo percepito rispetto al valore del bene ceduto, abbia ciononostante voluto il trasferimento della proprietà e l'abbia voluto allo specifico fine d'arricchire la controparte acquirente della differenza tra il detto valore e la minore entità del corrispettivo (Cass. n. 14799/2014; Cass. n. 10614/2016). Altra figura di donazione indiretta delineata in ambito giurisprudenziale riguarda l'intestazione ad un terzo di un bene acquistato con denaro proprio del disponente: in tal caso, infatti, si configura la donazione indiretta dell'immobile e non una donazione diretta del denaro impiegato per l'acquisto, per cui, ad esempio, in caso di collazione, secondo le previsioni dell'art. 737, il conferimento deve avere ad oggetto l'immobile e non il denaro (Cass. n. 17604/2015 ; Cass. n. 9379/2020). In caso, invece, di dazione di una somma di denaro ai fini dell'acquisto di un immobile da parte del beneficiario, ricorre una donazione indiretta d'immobile solo ove la dazione sia effettuata quale mezzo per l'unico e specifico fine dell'acquisto del bene, dovendosi altrimenti ravvisare soltanto una donazione diretta del denaro elargito, per quanto poi successivamente utilizzato in un acquisto immobiliare (Cass. n. 18541/2014). Controverso è se possa configurarsi la donazione indiretta dell'immobile quando il donante paghi soltanto una parte del prezzo del bene. A fronte, infatti, di un orientamento favorevole alla stesi negativa, sul presupposto che la corresponsione del denaro costituisce una diversa modalità per attuare l'identico risultato giuridico-economico dell'attribuzione liberale dell'immobile esclusivamente nell'ipotesi in cui ne sostenga l'intero costo (Cass. n. 2149/2014), si è di recente affermata la tesi contrapposta, secondo cui, quindi, anche il pagamento parziale può configurare donazione indiretta laddove sia dimostrato lo specifico collegamento tra dazione e successivo impiego delle somme, dovendo, in tal caso, individuarsi l'oggetto della liberalità, analogamente a quanto affermato in tema di vendita mista a donazione, nella percentuale di proprietà del bene acquistato pari alla quota di prezzo corrisposta con la provvista fornita dal donante (Cass. n. 10759/2019). La S.C. ha nuovamente rilevato che il versamento da parte del donante di una parte del prezzo per l'acquisto di un bene immobile non costituisce donazione indiretta del bene medesimo (Cass. n. 16329/2024). Costituiscono, altresì, donazione indiretta, sempre secondo la giurisprudenza di legittimità: la rinunzia alla quota di comproprietà di un bene, fatta in modo da avvantaggiare in via riflessa tutti gli altri comproprietà (Cass. n. 3819/2015); la cessione gratuita di quote di una cooperativa edilizia finalizzata all'assegnazione dell'alloggio in favore del cessionario (fattispecie che integra una donazione indiretta dell'alloggio stesso, soggetta alla morte del donante a collazione ereditaria ai sensi dell'art. 746: Cass. n., 56/2014); la cointestazione di buoni postali fruttiferi operata da un genitore per ripartire fra i figli anticipatamente le proprie sostanze, ove sia accertata l'esistenza dell'«animus donandi» (Cass. n. 10991/2013). Non costituiscono, invece, donazioni indirette, per espressa previsione, le liberalità di uso di cui all'art. 770, comma 2, e quelle non soggette a collazione ai sensi dell'art. 742 (le spese di mantenimento e di educazione e quelle sostenute per malattia, nonché le spese ordinarie fatte per abbigliamento e per nozze e quelle per corredo nuziale e per istruzione artistica o professionale che non eccedano notevolmente la misura ordinaria). Come chiarito, poi, dalle Sezioni Unite, il trasferimento per spirito di liberalità di strumenti finanziari dal conto di deposito titoli del beneficiante a quello del beneficiario realizzato a mezzo banca, attraverso l'esecuzione di un ordine di bancogiro impartito dal disponente, non rientra tra le donazioni indirette, ma configura una donazione tipica ad esecuzione indiretta; ne deriva che la stabilità dell'attribuzione patrimoniale presuppone la stipulazione dell'atto pubblico di donazione tra beneficiante e beneficiario, salvo che ricorra l'ipotesi della donazione di modico valore (Cass. n. 18725/2017). Ancor più di recente si è chiarito che anche la rinuncia a un diritto, se fatta allo scopo di avvantaggiare un terzo, può importare donazione indiretta, purché fra donazione e arricchimento sussista un nesso di causalità diretta (Cass. n. 15666/2019). Su questa linea, si è affermato che l a rinuncia del coniuge all'azione di riduzione delle disposizioni testamentarie lesive della quota di legittima può comportare un arricchimento nel patrimonio della figlia beneficiata, nominata erede universale, tale da integrare gli estremi di una donazione indiretta, se corra un nesso di causalità diretta tra donazione e arricchimento (Cass. n. 23036/2023). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss. |