Codice Civile art. 892 - Distanze per gli alberi.Distanze per gli alberi. [I]. Chi vuol piantare alberi presso il confine [893] deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, dagli usi locali [8 n. 2 c.p.c.]. Se gli uni e gli altri non dispongono, devono essere osservate le seguenti distanze dal confine: 1) tre metri per gli alberi di alto fusto. Rispetto alle distanze, si considerano alberi di alto fusto quelli il cui fusto, semplice o diviso in rami, sorge ad altezza notevole, come sono i noci, i castagni, le querce, i pini, i cipressi, gli olmi, i pioppi, i platani e simili; 2) un metro e mezzo per gli alberi di non alto fusto. Sono reputati tali quelli il cui fusto, sorto ad altezza non superiore a tre metri, si diffonde in rami; 3) mezzo metro per le viti, gli arbusti, le siepi vive, le piante da frutto di altezza non maggiore di due metri e mezzo. [II]. La distanza deve essere però di un metro, qualora le siepi siano di ontano, di castagno o di altre piante simili che si recidono periodicamente vicino al ceppo, e di due metri per le siepi di robinie. [III]. La distanza si misura dalla linea del confine alla base esterna del tronco dell'albero nel tempo della piantagione, o dalla linea stessa al luogo dove fu fatta la semina. [IV]. Le distanze anzidette non si devono osservare se sul confine esiste un muro divisorio, proprio o comune, purché le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la sommità del muro. InquadramentoLa norma in commento disciplina, in modo minuzioso, le distanze che si devono osservare in materia di piantamento di alberi, prevedendo che, in primis, si devono rispettare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, dagli usi locali e, se gli uni e gli altri non dispongono in tal senso, si devono osservare le distanze dal confine contemplate dalla stessa norma, distinguendo se trattasi di alberi di alto fuso o meno, oppure particolari tipologie di albero. Le regole dettate dall'art. 892 in materia di distanze per gli alberi dai confini, pur essendo sostanzialmente finalizzate ad impedire l'occupazione del fondo altrui da parte delle radici degli alberi posti in prossimità del confine, sono tuttavia implicitamente dirette anche a determinare lo spazio ragionevolmente occorrente a ciascun tipo di albero, in relazione all'altezza del fusto, per espandere liberamente le proprie radici e, quindi, per crescere ed eventualmente fruttificare in condizioni di normale rigoglio. A norma del penultimo comma dell'art. 892, la distanza deve misurarsi dalla linea del confine al tronco dell'albero nel tempo della piantagione, o dalla linea stessa al luogo dove fu fatta la semina, a nulla rilevando, al predetto fine, la successiva inclinazione delle piante rispetto al punto della semina o della piantagione, ancorché tale inclinazione sia opera dell'uomo. Si precisa, infine, che tali distanze non si devono osservare qualora sul confine esista un muro divisorio (proprio o comune), purché le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la sommità del muro. Tutela del vicinoPertanto, scopo della norma è limitare il diritto del proprietario a piantare alberi a meno di una certa distanza dal confine, per evitare al fondo vicino i possibili danni derivanti dal propagarsi delle radici, dalla caduta delle foglie ovvero dall'immissione di ombra e umidità: in base a tale ratio, la norma de qua contempla una ripartizione in cinque categorie di piante, la cui elencazione è meramente esemplificativa e, come tale, suscettibile di applicazione analogica. In argomento, si è ritenuto (Cass. II, n. 15236/2008) che, in base all'interpretazione costituzionalmente orientata degli artt. 892, 893 e 894, il proprietario del fondo può chiedere l'estirpazione degli alberi posti nel fondo del vicino a distanza minore di quella di legge, a prescindere dalla valutazione dell'esistenza di un'effettiva turbativa; la finalità delle citate norme, infatti, è quella di salvaguardare il fondo in sé, indipendentemente dalle sue particolari caratteristiche o esigenze, sicché il compito del giudice di merito è limitato alla verifica del rispetto della distanza prescritta, senza doversi estendere a indagare la concreta esistenza del danno. Chi pianti alberi in violazione delle distanze dal confine previste dall'artt. 892 non può invocare, per impedire la loro estirpazione, le leggi speciali che tutelano, nell'interesse pubblico, il paesaggio e l'ambiente, perché il relativo vincolo è volto a proteggere una determinata zona nel suo complesso, non già un determinato tipo di piante, né tanto meno gli alberi impiantati in un determinato fondo, dovendosi d'altro canto, considerare che, quando pure il vincolo paesaggistico non tollerasse la perdita degli alberi, relativo problema verrebbe in rilievo soltanto in sede di esecuzione della sentenza e si dovrebbe risolvere sulla base del giudizio tecnico riservato alla competente autorità amministrativa preposta all'osservanza del vincolo (Cass. II, n. 15882/2005). Fondi separati da un fossoSi è, però, precisato che, qualora due fondi siano separati da un fosso, non è possibile parlare di fondi tra loro confinanti, dal che deriva l'inapplicabilità dell'art. 892 in riferimento agli alberi che uno dei due proprietari abbia piantato, all'interno del proprio fondo, in relazione al confine con il fosso. Inoltre, poiché il fosso si presume, fino a prova contraria, di proprietà comune (art. 897), il diritto di ciascuno dei comproprietari si estende — sia pure nei limiti della relativa quota — fino all'una ed all'altra riva, con la conseguenza che il rispetto delle distanze legali, in riferimento alle piantagioni esistenti nel fosso, va valutato partendo dall'argine di proprietà del vicino; tale disciplina non consente, comunque, l'impianto indiscriminato di alberi nel fosso, trattandosi di attività sottoposta al regime dell'art. 1102 in materia di uso della cosa comune (Cass. II, n. 19936/2007). Alberi non piantati nel terrenoIl divieto di tenere alberi di alto fusto a meno di tre metri dal confine, stabilito dall'artt. 892, comma 1, n. 1), riguarda anche gli alberi non piantati direttamente nel terreno ma in contenitori infissi al suolo, ancorché attraverso gli stessi le radici non abbiano contatto diretto con il terreno del fondo e quindi non possano invadere il fondo del vicino; infatti la previsione normativa mira ad impedire che la parte fuori terra degli alberi riesca di danno ai vicini, per diminuzione di aria, luce, soleggiamento o panoramicità, tanto che le distanze indicate, come disposto dall'ultimo comma dell'art. 892, non si devono osservare se sul confine esiste un muro divisorio, proprio o comune, purché le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la sommità del muro (Cass. II, n. 6497/1988). Diversi tipi di alberoLa giurisprudenza ha avuto modo di analizzare le diverse tipologie di alberi contemplati dalla norma de qua, traendone le correlate conseguenze ai fini del rispetto delle distanze. La pianta di granturco va qualificata come arbusto, presentando, in virtù della sua stagionalità, differenti momenti di crescita, che rendono la sua altezza un dato indifferente rispetto al confine, sicché, ai sensi dell'art. 892, n. 3), essa va piantata ad una distanza non inferiore a mezzo metro dal confine medesimo (Cass. II, n. 5321/2016). In tema di distanze per gli alberi, il concetto di “fusto” richiamato dal n. 1) dell'art. 892 comprende il tronco vero e proprio (da terra alla prima imbracatura) e le branche principali che se ne diramano, fin dove esse si diffondono in rami, dando chioma alla pianta; viceversa, per fusto che “si diffonde in rami”, ai sensi del n. 2), si intende l'intenso propagarsi degli elementi secondari dell'albero, cioè dei rami in senso stretto, i quali non fanno parte integrante del fusto (Cass. II, n. 26130/2015, in fattispecie relativa a piante di olivo dotate di branche primarie). Sempre in subiecta materia, i canneti vanno assimilati agli arbusti e non alle piante di alto o medio fusto; la loro altezza, pertanto, è del tutto irrilevante, ai sensi dell'art. 892, comma 1 n. 3, rispetto alla distanza da osservare (Cass. II, n. 20155/2006). Gli alberi di alto fusto che, a norma dell'art. 892, comma 1, n. 1), debbono essere piantati a non meno di tre metri dal confine, vanno identificati con riguardo alla specie della pianta, classificata in botanica come “di alto fusto”, ovvero, se trattisi di pianta non classificata come di alto fusto, con riguardo allo sviluppo da essa assunto in concreto, quando il tronco si ramifichi ad un'altezza superiore a tre metri (Cass. II, n. 2865/2003). Il divieto di tenere alberi di alto fusto a meno di tre metri dal confine, stabilito dall'art. 892, comma 1, n. 1), riguarda anche gli alberi che abbiano alcuni tronchi di altezza inferiore ai tre metri, purché gli altri si diramino ad una quota a tale misura superiore; infatti, la previsione normativa, mirante ad impedire che la parte fuori terra degli alberi riesca di danno ai vicini, per diminuzione di aria, luce, soleggiamento o panoramicità, esige una valutazione della pianta nella sua essenza unitaria (Cass. II, n. 2865/2003). In tema di limitazioni legali della proprietà, ove due fondi siano delimitati da un muro comune, la linea di confine non si identifica con la linea mediana del muro medesimo, giacché su di esso, e sull'area di relativa incidenza, i proprietari confinanti esercitano la contitolarità del rispettivo diritto per l'intera estensione ed ampiezza, conseguendone che, ai fini della misurazione della distanza legale di una siepe dal muro comune, si deve avere riguardo alla facciata del muro stesso prospiciente alla siepe, e non calcolarsi detta distanza rispetto alla linea mediana del muro comune (Cass. II, n. 10041/2010). Ai fini della distanza dal confine, l'art. 892, distingue le siepi formate da arbusti, da piante basse, da canneti, con esclusione degli alberi di alto e medio fusto, dalle siepi costituite da alberi di alto e medio fusto — purché oggetto di periodica recisione vicino al ceppo, che impedisce la crescita in altezza e la favorisce in larghezza, rendendo, così possibile l'avvicinamento dei rami e dei vari alberi e la formazione della protezione o barriera contro gli agenti esterni — le quali devono osservare la distanza di un metro dal confine (Cass. II, n. 6765/2018; Cass. II, n. 2830/1999; Cass. II, n. 9368/1994; Cass. II, n. 7896/1990). UsucapioneNon è esclusa la possibilità di usucapione del diritto a tenere alberi a distanza dal confine inferiore a quella di legge, ma si è opportunamente precisato (Cass. II, n. 21855/2007) che il termine decorre dalla data del piantamento, perché è da tale momento che ha inizio la situazione di fatto idonea a determinare, nel concorso delle altre circostanze richieste, l'acquisto del diritto per decorso del tempo. Ad ogni buon conto, il diritto di mantenere una siepe a distanza dal confine inferiore rispetto a quella legale può essere usucapito nel termine previsto per i beni immobili (Cass. II, n. 13640/2017). Muro divisorio sul confineL'ultimo capoverso della norma in commento stabilisce che le prescrizioni relative alle distanze legali degli alberi e delle piante dal confine, stabilite nei primi tre commi dell'art. 892, non devono essere osservate quando sul confine esista un muro divisorio e le piante non lo superino in altezza, in quanto in questo caso il vicino non subisce diminuzione di aria, luce e veduta (Cass. II, n. 21010/2008). Soltanto se il confine tra due fondi è costituito da un muro divisorio, proprio o comune, è consentito di mantenere una siepe di alberi di alto fusto a meno di tre metri da esso, perché in tal caso il vicino non la vede e non subisce la diminuzione di aria, luce, soleggiamento e panoramicità (Cass. II, n. 12956/2000). Si è avuto modo di puntualizzare che la nozione di muro divisorio rilevante, ai sensi dell'art. 892, comma 4, al fine dell'esenzione dalle prescrizioni relative alle distanze legali degli alberi e delle piante dal confine, coincide con quella di cui all'art. 881, costituendo muro, a tali effetti, solo quel manufatto che impedisca al vicino di vedere le piante altrui, sicché, in caso di fondi a dislivello, il muro di contenimento che emerga dal piano di campagna del fondo superiore e nasconda le piante alla vista del vicino può svolgere pure la funzione di muro divisorio ex art. 892, comma 4 (Cass. II, n. 18439/2018). Dunque, esime dall'osservanza delle distanze l'esistenza di un muro divisorio, proprio o comune, purché le piante siano tenute ad un'altezza che non ecceda la sommità del muro, restando intesi che, se il muro è comune, dovrà evitarsi che i rami, battendovi contro, o le radici infiltrandosi, vi rechino danni (Casadei, Alberi, in Dig. civ., I, Torino 1987, 249). BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |