Codice Civile art. 895 - Divieto di ripiantare alberi a distanza non legale.Divieto di ripiantare alberi a distanza non legale. [I]. Se si è acquistato il diritto di tenere alberi a distanza minore di quelle sopra indicate, e l'albero muore o viene reciso o abbattuto, il vicino non può sostituirlo, se non osservando la distanza legale [892]. [II]. La disposizione non si applica quando gli alberi fanno parte di un filare situato lungo il confine. InquadramentoLa norma in commento prevede che, qualora venga acquistato il diritto di tenere alberi a distanza minore di quelle indicate negli articoli precedenti, e l'albero muore o viene reciso o abbattuto, il vicino non può sostituirlo, se non osservando la distanza legale, ma la disposizione non si applica quando gli alberi fanno parte di un filare situato lungo il confine. Ai sensi dell'art. 895, comma 1, nell'ipotesi in cui, per morte, recisione o abbattimento, un albero non facente parte di un filare sia stato eliminato, si estingue, in deroga ai principi in tema di estinzione delle servitù, anche la servitù che consentiva il mantenimento dell'albero a distanza inferiore a quella legale, non avendo il titolare del fondo dominante alcun diritto di sostituire l'albero eliminato se non osservando le distanze legali. La disposizione de qua costituisce una deroga al principio tradizionale in tema di servitù, secondo il quale i mutamenti dello stato dei luoghi, che determinino l'impossibilità di usare la servitù, producono l'estinzione di questa, solo dopo il decorso del termine di prescrizione per non uso. Ne consegue che la norma, avendo natura eccezionale, va interpretata restrittivamente, sicché la morte dell'albero deve accadere per cause naturali inerenti ad esso, e non per evento fortuito, quale un fulmine o un'inondazione, potendosi in tal caso procedere alla sostituzione. A sua volta, la recisione o abbattimento dell'albero è rilevante solo se compiuta dal titolare della servitù, e non quando sia opera di un terzo, oltreché, ovviamente, del titolare del fondo servente che, ai sensi dell'art. 1067, non può impedire l'esercizio della servitù (Casadei, Alberi, in Dig. civ., I, Torino 1987, 249). Filari di alberiDunque, il divieto di ripiantare a distanza inferiore a quella legale non opera, se gli alberi fanno parte di un filare situato lungo il confine; invero, oggetto della servitù è, in tale ipotesi caso, il diritto di tenere l'intero filare e non le singole piante, il perimento di taluna di esse, pertanto, non ne provoca l'estinzione, mentre dovrà applicarsi il comma 1 quando l'intero filare muoia o sia abbattuto dal titolare della servitù. Non può comunque aggravarsi la servitù rendendo più folto e fitto il filare, aumentando cioè il numero degli alberi che lo compongono (Piazza, Alberi, in Nuovo D.I., Torino 1967, 452). Si è premesso, in giurisprudenza, che per “filare” va intesa una serie unitaria di alberi, piantati dall'uomo o germinati spontaneamente, incorporati al suolo in allineamento, secondo una linea ideale, retta od anche non rigorosamente tale (Cass. II, 1898/1975, aggiungendo che costituisce un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito e, in quanto tale, incensurabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato, il valutare in concreto se gli alberi, in base alla loro disposizione nel suolo, diano o meno vita a un filare. In argomento, si è puntualizzato (Cass. II, n. 151/2008) che il diritto di tenere a distanza minore di quella legale un filare di alberi situato lungo il confine ha per oggetto non le piante singolarmente, bensì l'intero filare inteso come universitas rerum, per cui, finché questo conserva unitariamente la sua vitalità, esso può essere integrato mediante la sostituzione di piante nuove a quelle che via via muoiono o vengono abbattute, mentre, quando, invece, il filare venga distrutto nella sua interezza, per opera dell'uomo o per evento naturale, la sostituzione può avere luogo soltanto nel rispetto della distanza prevista dalla legge. Si è, altresì, precisato (Cass. II, n. 10192/2013) che il diritto di tenere alberi a distanza minore di quella legale si mantiene, ai sensi dell'art. 895, comma 1, anche in base all'esistenza delle ceppaie e dei polloni, atteso che le piante di nuova germogliazione sono la continuazione vegetativa delle precedenti, sia come singoli individui, sia nella universitas rerum in cui si concretizza il filare. BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |