Codice Civile art. 904 - Diritto di chiudere le luci.InquadramentoAd ulteriore precisazione della disciplina contenuta negli articoli precedenti, la norma in commento prevede che l'eventuale presenza di luci in un muro non impedisce al vicino di acquistare la comunione del muro medesimo, né di costruire in aderenza. Inoltre, si prevede che chi acquista la comunione del muro non può chiudere le luci se ad esso non appoggia il suo edificio. In buona sostanza, l'art. 904 prevede due distinte ipotesi diversamente regolate, nelle quali la facoltà del proprietario del muro al mantenimento delle luci aperte su di esso è considerata recessiva rispetto al diritto potestativo del vicino di chiuderle: la prima, che ha come presupposto l'esercizio da parte del vicino del diritto di acquistare la comunione del muro altrui, nella quale la chiusura delle luci su tale muro esistenti è subordinata alla condizione che questi, acquistata la comunione, realizzi in appoggio al muro stesso un'opera qualificabile come “edificio”; la seconda, che attiene alla realizzazione da parte del vicino di un manufatto posto solo in aderenza al muro altrui dotato di luci, senza l'acquisto della comunione di esso, né di appoggio ad esso, nella quale, riconoscendo il diritto potestativo di chiudere dette luci, nessuna specifica caratteristica o modalità di realizzazione del manufatto è prevista, salvo che integri i requisiti di una “costruzione” stabile e permanente tale da recare da sola un'utilità al proprietario o a chi ne usi. Diritto di chiudere le luciLa giurisprudenza ha avuto modo di delineare compiutamente il diritto contemplato dalla norma in commento. Si è, infatti, affermato che, in tema di proprietà e rapporti di vicinato, il sacrificio del diritto del vicino di tenere luci nel muro è subordinato alla effettiva erezione di una costruzione, in appoggio o in aderenza al muro stesso, che apporti una concreta utilità a chi l'ha costruita, e che non si rileva necessariamente collegata al soddisfacimento di esigenze abitative (Cass. II, n. 12016/2004). Inoltre, il proprietario del fondo confinante con il muro in cui il vicino ha aperto luci, regolari o irregolari che siano — salva in quest'ultimo caso la facoltà di chiederne la regolarizzazione, ai sensi dell'art. 902, comma 2, ha diritto di chiuderle soltanto se erige una vera e propria costruzione in appoggio o in aderenza al predetto muro, dopo averlo reso comune, essendo questa la condizione richiesta dall'art. 904, comma 2, c.c., per sacrificare il diritto del vicino di tenere le luci nel muro (Cass. II, n. 15442/2000) L'apertura di finestre lucifere nel proprio muro costituisce l'esercizio di una facoltà del diritto di proprietà fondiaria consentita quale che sia la distanza dal fondo altrui, essendo attribuito al proprietario confinante soltanto il diritto di chiudere tali finestre in caso di costruzione in appoggio o in aderenza al muro nel quale sono aperte e quello di esigere la conformità alle prescrizioni di cui all'art. 901 (Cass. II, n. 868/2000).
Tutela possessoriaIn tema di tutela possessoria, qualora un'apertura lucifera sia stata ostruita dall'accumulo di macerie e dalla presenza di uno scheletro di un fabbricato oggetto di sequestro, il vicino non può invocare il diritto di chiudere le luci spettante, ai sensi dell'art. 904, al proprietario che abbia realizzato una costruzione in aderenza; tale non può essere, infatti, considerata l'accumulo delle macerie, mentre la presenza di uno scheletro di un fabbricato sequestrato non può significare che lo stesso sarà completato e comunque neppure che le dimensioni ed il posizionamento di esso siano definitivi, atteso che la condizione dei luoghi deve essere valutata al momento dello spoglio e non in relazione ad una situazione in divenire (Cass. II, n. 3391/2007). Sul versante dottrinale, si è osservato che rientra nella fattispecie dell'art. 904 qualunque costruzione, anche diversa da un “edificio” in senso stretto, come ad esempio una tettoia o una soletta di copertura di una veranda. Peraltro, risulta inammissibile ogni altra forma di oscuramento delle luci, come la chiusura con tavole o per mezzo di arbusti rampicanti: in ipotesi siffatte, il titolare delle luci potrà ottenere la riduzione in pristino dello stato dei luoghi, tanto in via possessoria, quanto in via petitoria (Figone, 141). Atti di emulazioneResta inteso che, il diritto del proprietario di un fondo di chiudere le luci presenti nel muro del vicino, costruendo in aderenza a questo, ai sensi dell'art. 904, non può esercitarsi, per il principio generale del divieto degli atti emulativi di cui all'art. 833, al solo scopo di arrecare nocumento e molestia al vicino, senza alcun vantaggio proprio (Cass. II, n. 12759/1992). Costruzione in aderenza sopraelevataPoiché ai sensi dell'art. 904 il vicino può costruire in aderenza al muro su cui si trovano le luci altrui, senza dover osservare alcuna modalità o limite a tutela di esse, se sopraeleva la sua costruzione, e in conseguenza di ciò tali luci non rispettano più, nel loro lato inferiore, l'altezza minima prevista dall'art. 901, n. 2) rispetto alla costruzione sopraelevata, il proprietario di questa può pretenderne la chiusura (Cass. II, n. 2127/1997). Acquisto della comunione del muroL'acquisto della comunione del muro nel quale sia stata aperta una luce, non avviene, ai sensi dell'art. 904, per effetto della semplice utilizzazione di fatto del muro stesso da parte del vicino, ma necessità di un'apposita convenzione intercorsa tra le parti o, in mancanza di questa, di una sentenza costitutiva che accerti la ricorrenza delle condizioni di legge (Cass. II, n. 155/1981). Muro perimetrale condominialeAtteso che l'art. 1102 vieta le utilizzazioni della cosa comune che impediscono agli altri condomini di continuare a farne uso in conformità alla sua destinazione, il condomino di un edificio non può, eseguendo una costruzione in appoggio al muro perimetrale comune (nella specie, tettoia), chiudere le aperture del medesimo destinate a dare luce ad un vano di proprietà di altro condomino, sicché tale opera che sia stata eseguita lecitamente al momento della sua realizzazione, non può essere frustrata da una siffatta utilizzazione successiva della cosa comune pretesa dall'altro condomino (Cass. II, n. 1941/1981). ServitùPer completezza, si è osservato (Cass. II, n. 3258/1983) che rientra nel potere dispositivo delle parti costituire delle servitù di contenuto atipico ed è, quindi, consentito convenire a favore di un fondo e a carico di un altro fondo la servitù di aria e luce, giacché il contenuto di una limitazione legale della proprietà immobiliare può essere incluso in una servitù vera e propria di maggiore portata, attraverso la quale il fondo venga agevolato, in misura maggiore di quella che stabilisce la legge, mediante l'onere imposto al vicino. In tal caso l'esercizio della servitù rimarrà disciplinato dal titolo costitutivo di essa ed il vicino, proprietario del fondo servente, perderà le facoltà, attribuitegli dall'art. 904, di chiedere la medianza del muro per costruirvi in appoggio o di chiudere la luce con una costruzione in aderenza, poiché proprio a quel fine tende la costituzione della servitù, creando a carico del proprietario di quel fondo l'obbligo di sopportare la luce e di non operarne mai la soppressione. BibliografiaAlbano, Luci e vedute, in Enc.. giur., XIX, Roma, 1990; Bozza, La distanza delle costruzioni dalle vedute nel condominio, in Giust. civ. 1992, I, 2838; Chinello, Servitù di luci e vedute: limiti all'acquisto per usucapione, in Immob. & proprietà 2006, 78; Colletti, Sulla controversa natura di luci e vedute, in Arch. loc. e cond., 2005, 198; Figone, Luci e vedute, in Dig. civ., XI, Torino, 1994; Fiorani L. - Fiorani G., Il regime delle luci, delle vedute e delle relative servitù nel codice civile, Latina, 1982; Loiacono, Luci e vedute, in Enc. dir., XXV, Milano, 1975; Magnani, Criteri distintivi tra luci e vedute, in Not. 1997, 413; Sestant, Brevi note in tema di distanza delle costruzioni dalle vedute dirette, in Giust. civ. 1994, I, 1091. |