Codice Civile art. 921 - Consorzi coattivi.Consorzi coattivi. [I]. Nel caso indicato dall'articolo 918, il consorzio può anche essere costituito d'ufficio dall'autorità amministrativa, allo scopo di provvedere a una migliore utilizzazione delle acque. [II]. Per le forme di costituzione e il funzionamento si osservano le norme stabilite per i consorzi di miglioramento fondiario [863]. [III]. Il consorzio può anche procedere all'espropriazione dei singoli diritti, mediante il pagamento delle dovute indennità [865]. InquadramentoIn chiusura della sezione IX dedicata alle acque, la norma in commento prevede che, nel caso contemplato dal precedente art. 918, ossia nella possibilità della costituzione di un consorzio “volontario” tra i proprietari di fondi vicini, che vogliano riunire e usare in comune le acque defluenti dal medesimo bacino di alimentazione o da bacini contigui, tale consorzio può anche essere costituito d'ufficio dall'autorità amministrativa, allo scopo di provvedere ad una migliore utilizzazione delle acque. I consorzi coattivi di utilizzazione di acque sono assimilabili ai consorzi obbligatori per regolare il deflusso delle acque, disciplinati dall'art. 914, poiché anche in questo caso non è richiesta una domanda della maggioranza per la loro costituzione. La costituzione d'ufficio rappresenta un provvedimento eccezionale, che deve enunciare al suo interno la necessità di formare il consorzio al di fuori dell'iniziativa privata, in relazione alla migliore utilizzazione delle acque. In tal caso, per le forme di costituzione e il funzionamento di questo consorzio “coattivo”, si osservano le norme stabilite per i consorzi di miglioramento fondiario, con l'unica peculiarità che tale consorzio possa anche procedere all'espropriazione dei singoli diritti, mediante il pagamento delle dovute indennità. Il comma 2, quindi, rinvia per le forme di costituzione ed il funzionamento dei consorzi coattivi alle norme stabilite per i consorzi di miglioramento fondiario di cui agli artt. 863-865 (Petrocchi, Consorzi per l'uso delle acque, in Nuovo D.I., IV, Torino 1959, 293); pertanto, essi acquistano lo status di persone giuridiche e, conseguentemente, agli stessi non si applicano le norme in tema di comunione (Milani, Consorzi reali in agricoltura, Milano 1961, 248). BibliografiaAzzaro, Scoli e avanzi d'acqua (servitù di), in Dig. civ., XVIII, Torino, 1998; Calabrese, Diritto sulle acque private e limiti nel loro uso, in Giur. agr. it. 1982, 39; Costantino, Acque private, in Dig. civ., I, Torino, 1987; Gaggero, Presa o derivazione d'acqua (servitù di), in Dig. civ., XIV, Torino, 1996; La Rocca, Problemi pratici derivanti dalla normativa in materia di deflusso delle acque per la pendenza del terreno, in Giur. agr. it. 1983, 474; Lipari, Alterazione del deflusso naturale di acque e risarcimento del danno, in Giur. agr. it. 1987, 486; Pescatore - Albano - Greco, Commentario del codice civile, III, Della proprietà, Torino, 1968; Taldone, Lavori nell'alveo di un fiume e necessità di preventiva autorizzazione, in Dir. e giur. agr. e ambiente 2005, 601. |