Codice Civile art. 947 - Mutamenti del letto dei fiumi derivanti da regolamento del loro corso (1).Mutamenti del letto dei fiumi derivanti da regolamento del loro corso (1). [I]. Le disposizioni degli articoli 942, 945 e 946 si applicano ai terreni comunque abbandonati sia a seguito di eventi naturali che per fatti artificiali indotti dall'attività antropica, ivi comprendendo anche i terreni abbandonati per fenomeni di inalveamento. [II]. La disposizione dell'articolo 941 non si applica nel caso in cui le alluvioni derivano da regolamento del corso dei fiumi, da bonifiche o da altri fatti artificiali indotti dall'attività antropica. [III]. In ogni caso è esclusa la sdemanializzazione tacita dei beni del demanio idrico. (1) Articolo così sostituito dall'art. 4 l. 5 gennaio 1994, n. 37. Il testo precedente recitava: «[I]. Le disposizioni degli articoli 941, 942, 945 e 946 non si applicano nel caso in cui le alluvioni e i mutamenti nel letto dei fiumi derivano da regolamento del loro corso, da bonifiche o da altre simili cause». InquadramentoChiude la sezione II dedicata all'accessione, nella specie da immobile a immobile, l'art. 947, anch'esso modificato dall'art. 4, l. n. 37/1994 (recante “Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche”). Il testo attuale prevede che le disposizioni dei precedenti art. 942, 945 e 946 si applicano ai terreni comunque abbandonati sia a seguito di eventi naturali, sia per fatti artificiali indotti dall'attività antropica, ivi comprendendo anche i terreni abbandonati per fenomeni di inalveamento. Inoltre, la disposizione dell'art. 941 non si applica nel caso in cui le alluvioni derivano da regolamento del corso dei fiumi, da bonifiche o da altri fatti artificiali indotti dall'attività antropica. In ogni caso, è esclusa la sdemanializzazione tacita dei beni del demanio idrico. Dunque, la norma de qua chiarisce che l'acquisto della proprietà a favore del demanio, disciplinata negli artt. 942, 945 e 946, così come novellati dalla l. n. 37/1994, avviene indipendentemente dal fatto che l'eziologia dei fenomeni sia riconducibile ad eventi naturali o umani, ed esclude, altresì, che l'assenza di cura e minima gestione dei beni da parte dello Stato possa comportare la sdemanializzazione tacita, con conseguente possibilità, per i privati, di usucapirli. Parimenti, si è precisato che le disposizioni degli artt. 3 e 4 l. n. 37/1994, sostitutive degli artt. 946 e 947 — le quali escludono la sdemanializzazione dei terreni comunque abbandonati per fenomeni di inalveamento, a seguito sia di eventi naturali che di fatti artificiali indotti dall'attività antropica — sono prive di efficacia retroattiva (Cass. S.U., n. 11101/2002). Si è aggiunto, poi, che, nel regime anteriore a quello introdotto all'art. 4 l. n. 37/1994 — che, nel sostituire il testo dell'art. 947, ha espressamente escluso, per il futuro, tale eventualità — la sdemanializzazione tacita dei beni del demanio idrico non può desumersi dalla sola circostanza che un bene non sia più adibito anche da lungo tempo ad uso pubblico, ma è ravvisabile solo in presenza di atti e fatti che evidenzino in maniera inequivocabile la volontà della Pubblica Amministrazione di sottrarre il bene medesimo a detta destinazione e di rinunciare definitivamente al suo ripristino, non potendo desumersi una volontà di rinunzia univoca e concludente da una situazione negativa di mera inerzia o tolleranza. Mancanza di opera dell'uomoAd ogni buon conto, in tema di accessione fluviale, il presupposto perché possa originarsi il diritto di accessione in favore dei proprietari confinanti dell'alveo derelitto di un fiume o torrente, secondo il disposto degli artt. 942-947 — nel testo precedente alla novella introdotta con l. n. 37/1994 e applicabile ratione temporis qualora la situazione ambientale cui si fa riferimento si sia verificata prima dell'entrata in vigore della nuova disciplina — è che il corso d'acqua abbia abbandonato il letto per una forza spontanea, e non per l'opera dell'uomo (Cass. S.U., n. 2314/2008). L'intervento antropico sul corso di un fiume comportava — nel vigore del testo dell'art. 947 precedente alla novella di cui alla l. n. 37/1994 (priva di efficacia retroattiva) — la perdita della demanialità naturale del terreno reliquato ed il suo passaggio al patrimonio disponibile dello Stato, con la conseguenza che, pur rimanendo esclusa l'accessione automatica dello stesso al suolo dei proprietari rivieraschi, il medesimo poteva costituire oggetto di usucapione da parte di coloro che lo avessero posseduto uti domini (Cass. II, n. 2608/2007: nella specie, sulla scorta dell'enunciato principio riferibile al previgente art. 947, si era confermata, correggendone la motivazione, la sentenza impugnata con la quale era stato individuato, nei richiamati termini, il regime giuridico del terreno residuato all'alveo originario del fiume dopo l'opera dell'uomo, riconoscendosene, perciò, la possibilità dell'acquisto per usucapione, di cui erano stati completamente riscontrati i presupposti) Ai sensi dell'art. 947, nel testo anteriore alle modifiche ad esso apportate dalla l. n. 37/1994, le accessioni fluviali comportano l'acquisto della proprietà a titolo originario da parte del proprietario rivierasco solo se si verificano per cause naturali, con la conseguenza che gli appezzamenti di terreno rientranti, in quanto posti al di sotto della quota dell'altezza di piena ordinaria, nel perimetro dell'invaso naturale di un lago, non perdono la loro natura di beni demaniali se, per effetto di successivo innalzamento dipendente da regolamento artificiale ovvero da altre attività antropiche, vengano a trovarsi al di sopra di tale quota, essendo in tal caso rimesso alla scelta del soggetto titolare del demanio il potere di disporre la sdemanializzazione del terreno — che era ma non è più al di sotto della quota limite dell'alveo del lago — per acquisirlo al patrimonio disponibile (Cass. I, n. 4753/2002). BibliografiaAlpa, Accessione, in Dig. civ., I, Torino, 1987; Cimmino, Accessione e costruzione sul suolo comune, in Not. 2011, 634; Dell'Aquila, L'acquisto della proprietà per accessione, unione, commistione e specificazione, Milano, 1979; Dinacci, Accessione, in Enc. dir., I, Milano 2007; Messinetti, I fenomeni acquisitivi da eventi materiali (art. 934-940 c.c.), Padova, 2004; Musolino, L'accessione di opere fatte da un terzo con materiali propri: la nozione di terzo, in Riv. not. 2001, 1426; Paradiso, L'accessione al suolo - art. 934-938, Milano, 1994; Salaris, Accessione, in Enc. giur., I, Roma 1997; Santersiere, Accessione e rimozione di opera illegittima su fondo altrui, in Nuovo dir. 1999, 265; Terzago, La buona fede nell'accessione invertita, in Immob. & diritto 2005, n. 9, 94. |