Codice Civile art. 969 - Ricognizione.Ricognizione. [I]. Il concedente può richiedere la ricognizione del proprio diritto da chi si trova nel possesso del fondo enfiteutico, un anno prima del compimento del ventennio [2720]. [II]. Per l'atto di ricognizione non è dovuta alcuna prestazione. Le spese dell'atto sono a carico del concedente. InquadramentoAl fine di dirimere ogni incertezza, la norma in commento conferisce al concedente la possibilità di richiedere la ricognizione del proprio diritto da chi si trova nel possesso del fondo enfiteutico, un anno prima del compimento del ventennio, aggiungendo che, per l'atto di ricognizione, non è dovuta alcuna prestazione e che le spese dell'atto sono a carico del concedente. In tal caso, l'atto di ricognizione previsto dall'art. 969, fa piena prova, fra le parti, dell'esistenza del rapporto e del suo contenuto obiettivo, ma la sua efficacia non può estendersi ad escludere l'esistenza di altri partecipi al rapporto, per i quali l'atto ricognitivo rimane res inter alios acta. Ad avviso della dottrina, la ricognizione è un diritto del proprietario, il quale può esigere un atto di riconoscimento del suo diritto, esercitabile un anno prima della scadenza del ventennio (Bianca, Diritto civile, VI, La proprietà, Milano, 1999, 575). Si è evidenziato che la norma è stata posta nell'interesse del proprietario, a cui carico sono state poste le spese, al fine di impedire ogni eventuale usucapione della piena proprietà. Si sostiene anche che l'atto di ricognizione presenti le caratteristiche di una dichiarazione di scienza, con cui il possessore del fondo riconosce il diritto di proprietà del concedente, come c'è chi considera lo stesso come un “negozio di accertamento” con la funzione di dare certezza giuridica ad un rapporto già in corso e consacrato in un precedente negozio (Trifone, 13). Secondo la giurisprudenza, a norma dell'art. 2720, l'efficacia probatoria dell'atto ricognitivo, avente natura confessoria, si esplica (così come appunto quella della confessione) soltanto in ordine ai fatti produttivi di situazioni o rapporti giuridici sfavorevoli al dichiarante, nei casi espressamente previsti dalla legge, conseguendone che, a tale atto, non possa riconoscersi valore di prova circa l'esistenza del diritto di proprietà o (al di fuori dei casi previsti) di altri diritti reali (Cass. III, n. 9687/2003). BibliografiaAlbano - Greco - Pescatore, Della proprietà, in Commentario al codice civile, III, Torino 1968; Alessi, Enfiteusi (diritto civile), in Enc. giur., XII, Roma 1989; Cattedra, L'enfiteusi, manuale teorico-pratico, Firenze, 1983; Marinelli, Sulla prevalenza dell'affrancazione sulla devoluzione del fondo enfiteutico, in Giust. civ. 1985, I, 2766; Musolino, Enfiteusi e affrancazione del bene, in Riv. notar. 2001, 154; Orlando Cascio, Enfiteusi, in Enc. dir., XIV, Milano, 1965; Palermo, Contributo allo studio dell'enfiteusi (dal codice civile alle leggi di riforma), in Riv. notar. 1982, 804; Tomassetti, Enfiteusi, in Enc. giur., VI, Milano, 2007; Vitucci, Enfiteusi, in Dig. civ., VII, Torino, 1991. |