Codice Civile art. 973 - Clausola risolutiva espressa (1).Clausola risolutiva espressa (1). [I]. La dichiarazione del concedente di valersi della clausola risolutiva espressa [1456] non impedisce l'esercizio del diritto di affrancazione [971]. (1) Articolo così modificato dall'art. 9 l. 22 luglio 1966, n. 607. InquadramentoLa norma in commento, modificata dall'art. 9 l. n. 607/1966, prevede la possibilità che, nel negozio inter partes, vi sia una clausola risolutiva espressa ai sensi dell'art. 1456, ma stabilisce che la dichiarazione del concedente di avvalersi della medesima clausola risolutiva espressa non impedisca l'esercizio del diritto di affrancazione da parte dell'enfiteuta. La prevalenza del diritto di affrancazione sulla devoluzione del fondo non è limitata ai soli casi di devoluzione ex lege previsti dal precedente art. 972, ma si estende anche alla clausola risolutiva espressa, prevista dall'art. 973, come si evince dalla disciplina contenuta nelle leggi speciali in materia, che dispone la prevalenza del diritto di affrancazione senza alcuna limitazione. In quest'ottica, risulta quindi inoperante, ai fini di escludere tale facoltà dell'enfiteuta, qualsiasi inadempienza alla quale sia ricollegato, nella previsione negoziale, l'effetto sanzionatorio della clausola risolutiva. In dottrina, si è osservato che il legislatore codicistico ha disciplinato una causa di estinzione dell'enfiteusi che opera ipso iure e, pertanto, “in modo diverso da come agiscono generalmente le condizioni risolutive delle obbligazioni” (così Trifone, in Comm. S. B., 139). L'art. 973 subordina la risoluzione del rapporto al mancato esercizio del diritto di affrancazione, e la clausola risolutiva espressa in essa regolamentata ha la funzione di sottrarre all'esame del giudice la valutazione dell'importanza dell'inadempimento dell'obbligazione. Prevalenza del diritto di affrancazioneAd avviso della giurisprudenza, in tema di enfiteusi, gli inderogabili principi fissati dagli artt. 972 e 973, circa la prevalenza del diritto potestativo di affrancazione spettante all'enfiteuta, ed il conseguente condizionamento ad esso del diritto del concedente di ottenere la devoluzione o risoluzione, ancorché in relazione all'operatività di clausola risolutiva espressa, comportano che l'accoglimento della domanda dell'enfiteuta con pronuncia (costitutiva) di affrancazione, se trova ostacolo nel giudicato sulla devoluzione o risoluzione del rapporto, formatosi prima della data della proposizione della domanda stessa, non resta escluso dalla mera pendenza a detta data del procedimento promosso per la devoluzione o risoluzione, né dalla circostanza che tale procedimento, anziché venir sospeso a norma dell'art. 295 c.p.c., prosegua e si concluda con sentenza definitiva di devoluzione o risoluzione, rimanendo questa sentenza subordinata all'esito del giudizio di affrancazione, e quindi travolta e vanificata dalla successiva pronuncia che disponga l'affrancazione (Cass. III, n. 1796/1985). BibliografiaAlbano - Greco - Pescatore, Della proprietà, in Commentario al codice civile, III, Torino 1968; Alessi, Enfiteusi (diritto civile), in Enc. giur., XII, Roma 1989; Cattedra, L'enfiteusi, manuale teorico-pratico, Firenze, 1983; Marinelli, Sulla prevalenza dell'affrancazione sulla devoluzione del fondo enfiteutico, in Giust. civ. 1985, I, 2766; Musolino, Enfiteusi e affrancazione del bene, in Riv. notar. 2001, 154; Orlando Cascio, Enfiteusi, in Enc. dir., XIV, Milano, 1965; Palermo, Contributo allo studio dell'enfiteusi (dal codice civile alle leggi di riforma), in Riv. notar. 1982, 804; Tomassetti, Enfiteusi, in Enc. giur., VI, Milano, 2007; Vitucci, Enfiteusi, in Dig. civ., VII, Torino, 1991. |