Codice Civile art. 981 - Contenuto del diritto di usufrutto.InquadramentoConnotato precipuo del diritto di usufrutto è che il titolare ha diritto di godere della cosa, con il solo limite per l'usufruttuario di rispettarne la destinazione economica. In relazione al concetto di “destinazione economica” della cosa, che l'usufruttuario deve rispettare, quale limite al suo diritto di godimento della cosa stessa, posto dall'art. 981, comma 1, deve aversi riguardo non alla funzione a cui la cosa sarebbe oggettivamente idonea, secondo i criteri della comune vita sociale bensì alla funzione a cui la cosa era adibita in concreto in precedenza dal pieno proprietario. In ogni caso, quello di cui occorre tener conto non è il regime giuridico della cosa, che può essere anche variato — così, ad esempio, l'usufruttuario può dare in locazione l'immobile che l'originario pieno proprietario abitava personalmente — bensì lo sfruttamento utilitario assegnato alla cosa, che non può essere di regola mutato. Ciò posto, salvo il caso di particolari divieti contenuti nell'atto costitutivo dell'usufrutto ed idonei essi stessi a determinare una particolare destinazione economica della cosa e salvo che specifiche limitazioni non siano imposte dalla particolare natura di essa, deve ritenersi che, come non è dato al nudo proprietario di interferire negli accordi tra l'usufruttuario ed il terzo circa l'uso o il godimento della cosa, allo stesso modo non è richiesto il consenso del nudo proprietario per rendere a lui opponibili quegli accordi, a tanto provvedendo direttamente la legge (art. 999). Tutela risarcitoria del diritto dell'usufruttuarioUna pronuncia di legittimità (Cass II, n. 12613/2010) ha confermato, in quanto sorretta da motivazione congrua e corretta, non soltanto per quanto riguarda la scelta del procedimento di liquidazione equitativa, ma anche per quel che concerne la determinazione in concreto del pregiudizio, la sentenza di merito che, nel pronunciare la condanna al risarcimento del danno determinato dal mancato godimento del diritto di usufrutto, ha evidenziato, oltre alla limitata estensione del terreno, la circostanza che lo stesso, dalla data di costituzione dell'usufrutto a quella dello spossessamento, era rimasto incolto per alcuni periodi. L'usufruttuario ha un'autonoma legittimazione ad agire ai sensi dell'art. 2043 per il risarcimento del danno cagionato da un terzo al bene oggetto del suo diritto (Cass. III, n. 10733/2000). Diligenza del buon padre di famigliaL'usufruttuario deve godere il bene impiegando la diligenza del buon padre di famiglia e, pertanto, quando l'usufrutto abbia ad oggetto un fondo rustico la cui gestione sia stata affidata a terzi, è obbligato a controllare che siano compiute tutte le attività necessarie per conservare immutate la naturale destinazione del fondo e la normale efficienza dell'organizzazione, in modo da impedire, nel caso di terreni arborati e con piante fruttifere, che l'inaridimento di queste sia dovuto a mancanza di cure idonee (Cass. II, n. 699/1976). Inadempimento dell'usufruttuarioSecondo la dottrina, il compimento di atti idonei a modificare l'originaria destinazione economica del bene costituisce un abuso da parte dell'usufruttuario, il quale — oltre a soggiacere alle conseguenze previste dall'art. 1015 — potrà essere condannato a risarcire il danno eventualmente sofferto dal nudo proprietario (Bigliazzi Geri, in Tr. C. M. 1979, 112). Nella quantificazione del danno, dovrà tenersi conto del vantaggio patrimoniale conseguito dal nudo proprietario per effetto dell'estinzione dell'usufrutto. L'usufruttuario, che esegue (o che consenta siano eseguite) opere che alterino l'originaria destinazione dell'immobile oggetto del suo diritto, si rende inadempiente all'obbligazione di godere della cosa usando della diligenza del buon padre di famiglia e, essendo tenuto a risarcire il danno che ne derivi al nudo proprietario, può essere condannato al risarcimento del danno in forma specifica e, perciò al ripristino delle precedenti condizioni dell'immobile (Cass. S.U., n. 1571/1995). Capitalizzazione del diritto di usufrutto nel giudizio di divisioneNel giudizio di divisione di una comunione ereditaria, si deve tener conto, al fine della determinazione delle singole quote, anche del diritto di usufrutto attribuito per testamento ad uno degli eredi sulla quota spettante ad altri coeredi, in quanto la mancata capitalizzazione di tale diritto comporterebbe il permanere della comunione sui beni oggetto di usufrutto, in tal modo risultando vanificato l'obiettivo fondamentale del giudizio divisorio, che è quello di sciogliere integralmente la comunione; né tale finalità può essere preclusa dalla volontà del testatore la quale, mentre va rispettata in ordine alla determinazione delle quote, non può comportare anche l'impossibilità di una completa divisione dei beni ereditari (Cass. II, n. 11640/2010). Legittimazione attiva dell'usufruttuarioSul versante processuale, la giurisprudenza ha affermato che l'usufruttuario, quale titolare del diritto di godimento sul bene, è attivamente legittimato in ordine all'azione tendente al rilascio di un immobile, sia se fondata su un rapporto contrattuale, quale quello derivante dalla locazione o dal comodato, sia se basata sulla occupazione senza titolo dell'immobile stesso (Cass. III, n. 4806/1981). L'usufruttuario ha il potere di agire giudizialmente contro coloro che effettuano ingerenze sulla cosa oggetto del suo diritto, e pertanto egli è legittimato alle azioni possessorie ed a quelle petitorie dirette a tutelare l'uso e il godimento della cosa rispetto alle eventuali ingerenze di terzi (Cass. II, n. 2777/1973; cui adde Cass. II, n. 6293/2016, aggiungendo che non sussiste un’ipotesi di litisconsorzio con il nudo proprietario). BibliografiaCaterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329. |