Codice Civile art. 982 - Possesso della cosa.Possesso della cosa. [I]. L'usufruttuario ha il diritto di conseguire il possesso della cosa di cui ha l'usufrutto, salvo quanto è disposto dall'articolo 1002. InquadramentoL'usufruttuario, tra i vari diritti contemplati dal codice civile, ha il possesso della cosa, ai sensi degli artt. 1140 ss., tuttavia non può conseguire il possesso se non ha fatto l'inventario e non ha dato la garanzia di cui all'art. 1102. Al fine di conseguire il possesso, se questo è esercitato da altri, l'usufruttuario può esercitare l'actio confessoria — azione analoga alla rivendicazione, tanto da definirsi anche vindicatio usufructus — che è diretta ad accertare l'esistenza del suo diritto di usufrutto ed ottenere la condanna del terzo al rilascio del possesso. Inoltre, l'usufruttuario ha il diritto di conseguire, nei limiti della propria quota, il possesso della cosa di cui ha l'usufrutto, anche nel caso in cui concorra nell'usufrutto medesimo per una quota minore rispetto a quella di altri usufruttuari, in quanto, ove tale diritto spetta a più soggetti, si stabilisce tra i medesimi una comunione di godimento (cousufrutto) che può essere caratterizzata da partecipazioni disuguali, cui si applicano le norme regolanti la comunione dei diritti reali (art. 1105). Con particolare riferimento alla natura del possesso dell'usufruttuario, in dottrina si è sostenuto che quest'ultimo è possessore rispetto al diritto, ma è detentore rispetto alla cosa, il cui possesso può ritenersi conservato dal nudo proprietario (Pugliese, in Tr. Vas. 1972, 286). Secondo una diversa impostazione, il possesso dell'usufruttuario non si manifesta attraverso un'attività corrispondente all'esercizio della proprietà o di altro diritto reale — secondo quanto stabilisce l'art. 1140 — ma coincide con quell'esercizio, traducendosi nella relazione materiale con la cosa, indispensabile per l'esercizio del diritto (Bigliazzi Geri, in Tr. C. M. 1979, 247). In argomento, ad avviso dei magistrati di Piazza Cavour (Cass. II, n. 355/2011), l'usufruttuario, ancorché possessore rispetto ai terzi, è, nel rapporto con il nudo proprietario, mero detentore del bene, con la conseguenza che egli può usucapirne la proprietà solo ponendo in essere un atto di interversione del possesso, esteriorizzato in maniera inequivocabile e riconoscibile, vale a dire attraverso un'attività durevole, contrastante e incompatibile con il possesso altrui. Al contempo, però, lo stesso usufruttuario ha un'autonoma legittimazione ad agire ex art. 2043 per il risarcimento dei danni occorsi al bene oggetto del suo diritto (Cass. III, n. 15913/2022: nella specie, si era confermata la pronuncia di merito che aveva accolto la domanda dell'usufruttuario di un bosco ceduo, volta al risarcimento dei danni cagionati dall'erronea esecuzione del taglio degli alberi da parte dei terzi titolari del relativo diritto). BibliografiaCaterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329. |