Codice Civile art. 994 - Perimento delle mandre o dei greggi.

Alberto Celeste

Perimento delle mandre o dei greggi.

[I]. Se l'usufrutto è stabilito sopra una mandra o un gregge [816], l'usufruttuario è tenuto a surrogare gli animali periti, fino alla concorrente quantità dei nati, dopo che la mandra o il gregge ha cominciato ad essere mancante del numero primitivo.

[II]. Se la mandra o il gregge perisce interamente per causa non imputabile all'usufruttuario, questi non è obbligato verso il proprietario che a rendere conto delle pelli o del loro valore.

Inquadramento

La norma in commento stabilisce che, qualora l'usufrutto abbia ad oggetto una mandria o un gregge, l'usufruttuario è tenuto a surrogare gli animali periti, fino alla concorrente quantità dei nati, dopo che la mandria o il gregge ha cominciato ad essere mancante del numero primitivo. Nel caso in cui la mandria o il gregge perisce interamente per causa non imputabile all'usufruttuario, questi non è obbligato verso il proprietario che a rendere conto delle pelli o del loro valore. Pertanto, nell'usufrutto di mandria o gregge, l'usufruttuario al quale sia stata riconosciuta dal nudo proprietario la facoltà di vendere il bestiame, è esonerato dall'obbligo della ricostituzione numerica continua del gregge e della mandria con i nuovi nati; esso, peraltro, nell'impossibilità di restituire i capi (o anche l'intera mandria o gregge) di cui abbia ritenuto opportuno godere attraverso la vendita, deve corrisponderne ai nudi proprietari il valore corrente al termine dell'usufrutto. E ciò anche quando, nel concedere all'usufruttuario la facoltà di vendere i singoli capi o anche tutto il gregge o la mandria, sia stata effettuata la valutazione in denaro dei beni sottoposti all'usufrutto, qualora, secondo l'accertamento dei giudici di merito, tale valutazione sia stata compiuta ai soli fini di evitare future incertezze sul reale valore dei beni all'epoca in cui sia stata accordata detta facoltà e di eliminare per il nudo proprietario il timore che tale valore possa essere in seguito sminuito dall'usufruttuario attraverso l'alienazione cui viene autorizzato.

In dottrina, si è messo in luce che l'imposizione all'usufruttuario dell'obbligo di surrogare gli animali periti, fino alla concorrente quantità dei nati (c.d. submissio capitum), si giustifica in considerazione della qualificazione del gregge in termini di universalità di beni e dell'esigenza di salvaguardare l'originaria consistenza economica dello stesso. Se, infatti, il gregge fosse una somma di singoli animali, l'usufruttuario potrebbe far propri — quali frutti naturali — tutti i nuovi nati, e sarebbe tenuto a restituire, al termine dell'usufrutto, i soli superstiti, nello stato in cui si trovano, secondo la regola dettata dall'art. 996 per l'usufrutto avente ad oggetto cose deteriorabili (Bigliazzi Geri, in Tr. C. M. 1979, 202). Alla luce della disciplina prevista da tale articolo, invece, l'usufruttuario acquista la proprietà dei soli nati eccedenti il numero necessario a conservare l'originaria consistenza del gregge.

Bibliografia

Caterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329.

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