Codice Civile art. 995 - Cose consumabili.Cose consumabili. [I]. Se l'usufrutto comprende cose consumabili [750 2], l'usufruttuario ha diritto di servirsene e ha l'obbligo di pagarne il valore al termine dell'usufrutto secondo la stima convenuta. [II]. Mancando la stima, è in facoltà dell'usufruttuario di pagare le cose secondo il valore che hanno al tempo in cui finisce l'usufrutto o di restituirne altre in eguale qualità e quantità [1258]. InquadramentoOggetto di usufrutto — come abbiamo rilevato nelle disposizioni precedenti — può essere qualsiasi bene. Se, peraltro, si tratta di beni consumabili, come il denaro, le derrate, ecc., per essere utilizzati essi perdono la loro individualità. Pertanto, quando sia attribuito il godimento di questi beni a persona diversa dal proprietario, il diritto che sorge è diverso dall'usufrutto, atteso che quest'ultimo importerebbe il rispetto della destinazione economica del bene, perché sia restituito nella sua identità ed integrità al proprietario allorché l'usufrutto è cessato. Questo diverso diritto si chiama “quasi usufrutto”, perché si avvicina all'usufrutto ma non si confonde con quest'ultimo. In quest'ordine di principi, la norma in commento prevede che, qualora comprenda cose consumabili, l'usufruttuario ha diritto di servirsene e ha l'obbligo di pagarne il valore al termine dell'usufrutto secondo la stima convenuta, e che, mancando la stima, è in facoltà dell'usufruttuario di pagare le cose secondo il valore che hanno al tempo in cui finisce l'usufrutto o di restituirne altre in eguale qualità e quantità. In pratica, la proprietà di tali beni passa all'usufruttuario, salvo l'obbligo di quest'ultimo di restituire — non gli stessi beni, che è impossibile, bensì — il tantundem eiusdem generis. Il c.d. quasi usufrutto costituisce un diritto che, pur essendo analogo all'usufrutto con riferimento alle finalità economiche, se ne discosta notevolmente in considerazione della particolare natura dell'oggetto, che osta ad ogni sorta di comune inquadramento dogmatico dell'istituto. La peculiarità della figura in esame ha indotto parte della dottrina (Bigliazzi Geri, in Tr. C. M. 1979, 191) ad operare un'assimilazione tra il quasi usufrutto costituito per contratto ed il mutuo, con conseguente applicabilità al primo della disciplina dettata per il secondo. BibliografiaCaterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329. |