Codice Civile art. 1015 - Abusi dell'usufruttuario.

Alberto Celeste

Abusi dell'usufruttuario.

[I]. L'usufrutto può anche cessare per l'abuso che faccia l'usufruttuario del suo diritto alienando i beni o deteriorandoli o lasciandoli andare in perimento per mancanza di ordinarie riparazioni [1004].

[II]. L'autorità giudiziaria può, secondo le circostanze, ordinare che l'usufruttuario dia garanzia, qualora ne sia esente [1002], o che i beni siano locati o posti sotto amministrazione a spese di lui, o anche dati in possesso al proprietario con l'obbligo di pagare annualmente all'usufruttuario, durante l'usufrutto, una somma determinata.

[III]. I creditori dell'usufruttuario possono intervenire nel giudizio per conservare le loro ragioni, offrire il risarcimento dei danni e dare garanzia per l'avvenire [2900].

Inquadramento

Una particolare ipotesi di estinzione dell'usufrutto è contemplata nella norma in commento, che si occupa degli abusi eventualmente compiuti dall'usufruttuario. Nello specifico, si prevede che il suddetto usufrutto possa anche cessare per l'abuso che faccia l'usufruttuario del suo diritto alienando i beni o deteriorandoli oppure lasciandoli andare in perimento per mancanza di ordinarie riparazioni. L'elencazione dell'art. 1015, comma 1, deve ritenersi che abbia carattere meramente esemplificativo o, quantomeno, le specifiche ipotesi menzionate possono interpretarsi estensivamente; in questa prospettiva, può integrare la fattispecie di abuso l'esercizio, da parte dell'usufruttuario, di facoltà che non gli spettano o la violazione di obblighi di custodia, gestione (per l'azienda, art. 2561) e manutenzione imposti dalla legge all'usufruttuario nell'interesse del nudo proprietario. Comunque, la violazione non deve avere il carattere dell'episodicità o della lieve entità: la norma, infatti, intende colpire l'usufruttuario che, comportandosi da proprietario, modifica l'organizzazione produttiva del bene. Il principio sancito nell'art. 1015 — valevole, oltreché per l'usufrutto, anche per gli altri due diritti reali parziari di godimento (uso e abitazione) per espresso richiamo dell'art. 1026 — secondo il quale l'usufruttuario non può pregiudicare, con l'esercizio del suo diritto, quello del proprietario, comporta l'intangibilità, nella sua destinazione originaria, della cosa oggetto del godimento ad iniziativa del titolare del diritto di usufrutto (o di uso, o di abitazione), sicché, in detta ipotesi, se ne deriva un pregiudizio grave al proprietario, ben può essere comminata la decadenza dal diritto di godimento. In tal caso, l'autorità giudiziaria può, secondo le circostanze, ordinare che l'usufruttuario dia garanzia, qualora ne sia esente, o che i beni siano locati o posti sotto amministrazione a spese di lui, o anche dati in possesso al proprietario con l'obbligo di pagare annualmente all'usufruttuario, durante l'usufrutto, una somma determinata. Si stabilisce, infine, che i creditori dell'usufruttuario possano intervenire nel giudizio per conservare le loro ragioni, offrire il risarcimento dei danni e dare garanzia per l'avvenire.

Gravità degli abusi dell'usufruttuario

La dottrina ha evidenziato che il deterioramento dei beni o la mancanza di ordinarie riparazioni — espressamente menzionati dalla norma — sono entrambi chiaramente lesivi della destinazione economica; quanto all'alienazione dell'intero bene oggetto dell'usufrutto, essa mette a rischio la stessa titolarità del diritto in capo al proprietario. L'alienazione di parte del bene oggetto dell'usufrutto suppone, peraltro, un atto di destinazione economica (Carnacini, Sull'abuso dell'usufruttuario, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1978, 474).

Di recente, si è chiarito (Cass. II, n. 7031/2022) che l'art 1015, conformemente all'art. 516 del codice civile del 1865, prevede tre distinte ipotesi in presenza delle quali l'usufruttuario può essere dichiarato decaduto dall'usufrutto, che ricorrono quando l'usufruttuario alieni i beni o li deteriori o li lasci andare in perimento per mancanza di ordinarie riparazioni; la decadenza, peraltro, non può che riguardare i casi più gravi, in quanto, per gli abusi di minore gravità, la stessa legge prevede, nel comma 2 dell'art. 1015, rimedi meno rigorosi di carattere non repressivo e sanzionatorio, ma semplicemente cautelari, a tutela preventiva del diritto del nudo proprietario.

Nell'ipotesi particolare in cui l'usufrutto abbia per oggetto un fondo rustico e, quindi, un complesso bene produttivo normalmente destinato allo esercizio di una tipica attività agricola, si è statuito (Cass. II, n. 1878/1971) che l'usufruttuario debba adempiere, direttamente o indirettamente, a tutti quegli atti di gestione che sono necessari per conservare immutata la naturale destinazione del fondo, la normale efficienza dell'organizzazione e degli impianti e le normali dotazioni di scorte; perché possa farsi luogo all'applicazione della sanzione della decadenza dell'usufruttuario dall'usufrutto, l'abuso deve essere di gravità rilevante, dovendo consistere in fatti realmente e gravemente lesivi del diritto del nudo proprietario. In particolare, quando l'abuso abbia dato luogo ad un deterioramento, quest'ultimo deve consistere in un deterioramento grave, di carattere permanente e tale da incidere sul valore dei beni, menomandolo in modo sensibile, come può essere, nel caso di terreni arborati e di piante fruttifere, l'inaridimento di una parte rilevante di esse, dovuto a mancanza di cure idonee ad evitarle e rientranti nelle possibilità dell'usufruttuario; l'accertamento della gravità dell'abuso dell'usufruttuario, ai fini della scelta della sanzione applicabile, è compito del giudice del merito, il quale deve tener conto dei diversi elementi che concorrono al comportamento dell'usufruttuario ed aver riguardo, in particolare, allo stato del fondo all'inizio dell'usufrutto e durante il suo successivo svolgimento, all'incidenza dell'evento dannoso accertato in relazione alla capacità produttiva del bene, alla possibilità di sostituzione degli alberi fruttiferi periti, divelti o spezzati per accidente (riguardo ai quali sussiste l'obbligo dell'usufruttuario di sostituirli) ed a tutti quegli elementi che, perdurando lo stato di abuso, non altrimenti eliminabile per l'incuria o l'incapacità dell'usufruttuario, potrebbero condurre verosimilmente alla distruzione totale o quasi totale della capacità produttiva del fondo.

Colpa imputabile all'usufruttuario

I giudici di legittimità hanno, altresì, opportunamente sottolineato che l'estinzione dell'usufrutto per l'abuso che l'usufruttuario faccia del proprio diritto, avendo carattere di pena per il comportamento dell'usufruttuario lesivo del diritto del nudo proprietario, presuppone un comportamento responsabile dell'usufruttuario inteso a ledere il diritto di quest'ultimo e, quindi, una condotta antigiuridica personalmente a lui imputabile per colpa, conseguendone che la responsabilità dell'usufruttuario deve, pertanto, essere esclusa solo quando il fatto sia stato determinato dall'impossibilità di adempiere gli obblighi connessi all'esercizio del diritto (Cass. II, n. 1878/1971).

Prova a carico del nudo proprietario

Sul versante dell'onere probatorio, si è precisato che il nudo proprietario il quale chieda la decadenza dell'usufruttuario dal suo diritto, adducendo che si sia verificata una delle ipotesi previste dall'art. 1015 — abuso del diritto consistente nell'alienazione o nel deterioramento dei beni che ne formano oggetto, ovvero nella mancanza di ordinarie riparazioni che li lasci andare in perimento — deve limitarsi a dimostrare la sussistenza di tali condizioni al momento della proposizione della domanda, esaurendosi con questa prova l'onere posto a suo carico; pertanto, l'usufruttuario, il quale affermi che la mancanza di manutenzione preesisteva alla costituzione del suo diritto, propone un'eccezione che, essendo diretta a paralizzare la pretesa fatta valere in giudizio, deve essere da lui provata (Cass. II, n. 7886/1998); negli stessi termini, si è puntualizzato (Cass. II, n. 14083/2017) che il nudo proprietario che chieda la decadenza dell'usufruttuario dal suo diritto in conseguenza dell'abuso fattone, ex art. 1015, consistente nella mancanza di ordinarie riparazioni che lasci andare in perimento i beni che ne formano oggetto, deve limitarsi a dimostrare la sussistenza di tale condizione al momento della proposizione della domanda, mentre grava sull'usufruttuario, che affermi che la mancanza di manutenzione preesisteva alla costituzione del suo diritto, l'onere di provare tale circostanza, trattandosi un'eccezione diretta a paralizzare la pretesa fatta valere in giudizio.

Bibliografia

Caterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329.

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