Codice Civile art. 1018 - Perimento dell'edificio.

Alberto Celeste

Perimento dell'edificio.

[I]. Se l'usufrutto è stabilito sopra un fondo, del quale fa parte un edificio, e questo viene in qualsiasi modo a perire, l'usufruttuario ha diritto di godere dell'area e dei materiali [1016].

[II]. La stessa disposizione si applica se l'usufrutto è stabilito soltanto sopra un edificio. In tal caso, però, il proprietario, se intende costruire un altro edificio, ha il diritto di occupare l'area e di valersi dei materiali, pagando all'usufruttuario, durante l'usufrutto, gli interessi [1284] sulla somma corrispondente al valore dell'area e dei materiali.

Inquadramento

All'interno del perimento della cosa oggetto di usufrutto che comporta l'estinzione (parziale o totale) di quest'ultimo, la norma in commento si occupa segnatamente dell'ipotesi in cui oggetto del medesimo usufrutto sia un edificio. Invero, si prevede che, se l'usufrutto è stabilito sopra un fondo, del quale fa parte un edificio, e questo viene in qualsiasi modo a perire, l'usufruttuario ha diritto di godere dell'area e dei materiali, e tale disposizione va applicata anche se l'usufrutto è stabilito soltanto sopra un edificio. In tal caso, però, il proprietario, se intende costruire un altro edificio, ha il diritto di occupare l'area e di valersi dei materiali, pagando all'usufruttuario, durante l'usufrutto, gli interessi sulla somma corrispondente al valore dell'area e dei materiali. Pertanto, nell'ipotesi di usufrutto stabilito soltanto sopra un edificio, se questo perisce, trova applicazione il comma 2 dell'art. 1018, che sancisce un'eccezione alla regola generale contenuta nell'art. 983, in materia di accessioni, sicché, ove il proprietario costruisca un nuovo edificio, avvalendosi del diritto di occupare l'area e di adoperare i materiali, il nuovo edificio non è soggetto ad usufrutto ed all'usufruttuario rimane soltanto il diritto di credito, avente ad oggetto gli interessi sulla somma corrispondente al valore dell'area e dei materiali. Dunque, l'art. 1018 detta una disciplina specifica per il caso di perimento di edificio, distinguendo il caso in cui l'edificio formi oggetto di usufrutto insieme a un fondo (comma 1) dal caso di usufrutto di edificio (comma 2); tale distinzione è fondata su un criterio economico-funzionale: nel primo caso, l'edificio è preso in considerazione come accessorio del fondo, mentre, nel secondo, è l'edificio ad essere il bene principale (anche se attorno vi sia altra area o giardino in rapporto di accessorietà con esso).

Si sostiene che, a seguito del perimento — per qualsiasi causa — dell'edificio, l'usufruttuario possa ricostruire l'edificio o godere dei beni risultanti dalla trasformazione secondo la nuova destinazione economica; l'area potrà essere goduta in vari modi senza alienarla né trasformarla; ai materiali si applicherà la disciplina dell'usufrutto di beni consumabili. Si è messo dubbio, però, che l'usufruttuario il quale non ricostruisca l'edificio possa godere dell'area senza imprimere ad essa — egli e non il proprietario — una nuova destinazione economica: é da escludere, infatti, che un fatto materiale possa, da solo, mutare la destinazione economica di un bene (Mirabelli, L'atto non negoziale, Milano, 1954, 210), in quanto, a tal fine, occorre un apposito atto (di destinazione), cui è legittimato il solo proprietario e non l'usufruttuario.

Bibliografia

Caterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329.

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