Codice Civile art. 1031 - Costituzione delle servitù.

Alberto Celeste

Costituzione delle servitù.

[I]. Le servitù prediali possono essere costituite coattivamente [1032 ss.] o volontariamente [1058 ss.]. Possono anche essere costituite per usucapione o per destinazione del padre di famiglia [1061-1062].

Inquadramento

La costituzione delle servitù può avvenire essenzialmente in due modi, o coattivamente, per imposizione della legge (servitù coattive), oppure per volontà dell'uomo (servitù volontarie), ma non si esclude la stessa servitù possa aver luogo anche per effetto dell'usucapione e della destinazione del padre di famiglia. Si ritiene comunemente che le seconde, a differenza delle prime, non costituiscano un numerus clausus, potendo avere ad oggetto qualsiasi utilità, purché volta a vantaggio del fondo dominante, appartenente a proprietario diverso da quello del fondo servente (si parla anche di servitù atipiche). Dunque, le servitù volontarie e le servitù coattive non si distinguono per il modo in cui sorgono, ma con riferimento al fatto se la loro costituzione sia volontaria o meno. Se, per le servitù coattive, il contratto si presenta come adempimento di un obbligo legale, la servitù sorge con la fisionomia delle coattive, giacché la preesistenza di quell'obbligo si ripercuote sul contenuto e sulla durata del diritto così costituito.

Natura volontaria della servitù

Ad avviso della dottrina, in generale, le servitù volontarie sono atipiche, salvo le servitù di presa d'acqua e servitù degli scoli il cui contenuto è determinato da norme positive, pur se meramente dispositive. Le servitù coattive sono, invece, tipiche e nominate. A tale distinzione si collega quella concernente la natura delle norme che disciplinano le due specie di servitù. Le norme che disciplinano le servitù coattive sarebbero eccezionali e, quindi, non suscettibili di applicazione analogica (Branca, in Comm. S.B. 1979, 37).

La giurisprudenza ha riscontrato il carattere di servitù volontaria in alcune fattispecie sottoposte al suo esame.

La servitù di passaggio costituita in sede di formazione dei lotti e di conseguente vendita all'asta per parti divise dell'immobile unitariamente acquisito all'attivo fallimentare è di natura volontaria e non già coattiva, sicché la cessazione dell'interclusione del fondo non comporta la soppressione della servitù (Cass. II, n. 10371/2005).

La servitù di passaggio costituita per usucapione ha natura di servitù volontaria, ed è perciò irrilevante lo stato di interclusione del fondo, dovendosi prescindere dai requisiti per la costituzione ed il mantenimento della servitù di passaggio coattivo, desumibili dagli artt. 1051,1052,1055, che regolano detto istituto (Cass. II, n. 13323/2019; Cass. II, n. 18859/2013;Cass. II, n. 10470/2001; Cass. II, n. 10317/1996).

Elementi essenziali della costituzione convenzionale

Si rivela importante delineare gli elementi essenziali della costituzione “convenzionale” della servitù, in ordine ai quali la giurisprudenza ha enunciato interessanti principi.

In tema di servitù, l'esigenza che nell'atto costitutivo siano specificatamente indicati tutti gli elementi non implica la necessità dell'espressa descrizione del fondo servente e di quello dominante; é sufficiente che gli elementi costitutivi siano ricavabili dal contenuto del contratto e quindi determinabili attraverso i consueti strumenti ermeneutici; tale attività interpretativa, che si realizza attraverso un'indagine sull'effettiva volontà dei contraenti in ordine all'eventuale costituzione di una servitù prediale, costituisce accertamento di fatto sindacabile in sede di legittimità solo per motivazione incongrua o affetta da errori logici o per inosservanza delle regole dell'ermeneutica (Cass. II, n. 5886/2009).

Non è configurabile la costituzione convenzionale di una servitù se, oltre l'osservanza della forma scritta per l'estrinsecazione della precisa volontà del proprietario del fondo servente di costituire la servitù,

Negli stessi termini, si è ribadito (Cass. II, n. 9475/2011) che, ai fini della costituzione convenzionale di una servitù prediale non si richiede l'uso di formule sacramentali, di espressioni formali particolari, ma basta che dall'atto scritto si desuma la volontà delle parti di costituire un vantaggio a favore di un fondo mediante l'imposizione di un peso o di una limitazione su un altro fondo appartenente a diverso proprietario, sempre che l'atto abbia natura contrattuale, che rivesta la forma stabilita dalla legge ad substantiam e che da esso la volontà delle parti di costituire la servitù risulti in modo inequivoco, anche se il contratto sia diretto ad altro fine (cui adde, di recente, Cass. II, n. 10169/2018 la quale, sulla base del suddetto principio, ha confermato la sentenza di merito che aveva ritenuto insufficiente, ai fini della costituzione di una servitù di veduta, la sottoscrizione congiunta, da parte dei proprietari confinanti, di una denuncia di inizio di attività finalizzata alla ricostruzione del muro di confine).

Riconoscimento unilaterale di servitù

In argomento, si è puntualizzato (Cass. II, n. 8660/1990) che l'atto ricognitivo unilaterale di servitù previsto con efficacia costitutiva dall'art. 634 abrogato non è contemplato dal codice vigente, né vale a determinare quella presunzione di esistenza del diritto ricollegata alla ricognizione di debito dall'art. 1988, essendo questa norma inapplicabile ai diritti reali; né lo stesso può configurare, infine, un atto di ricognizione con gli effetti di cui all'art. 2720 in ipotesi di preteso acquisto della servitù per usucapione o in alternativa per destinazione del padre di famiglia, giacché in tali casi fa difetto il titolo costituito dal documento precedente di cui si prova l'esistenza ed il contenuto mediante il riconoscimento.

Opponibilità ai terzi delle servitù di fonte negoziale

Le servitù costituite negozialmente sono opponibili ai terzi acquirenti del fondo servente, non soltanto nell'ipotesi in cui il titolo della servitù sia stato trascritto, ma anche quando, mancando tale trascrizione, si faccia espressa menzione della servitù nell'atto di trasferimento al terzo del fondo servente (Cass. II, n. 1329/1996).

Non estensibilità della servitù ad altri fondi

Per completezza, è stato sottolineato che il proprietario di un fondo a cui favore sia costituita una servitù di passaggio, non può usare del medesimo vantaggio per altri fondi, pure di sua proprietà, ma diversi da quello cui la servitù si riferisce; la diversione del vantaggio conseguibile va accertata con riguardo alla natura dell'opera obbiettivamente considerata, in quanto nel suo uso normale determini l'assoggettamento del fondo vicino all'onere della servitù (Cass. II, n. 860/1972; Cass. II, n. 446/1960).

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario