Codice Civile art. 1071 - Divisione del fondo dominante o del fondo servente.

Alberto Celeste

Divisione del fondo dominante o del fondo servente.

[I]. Se il fondo dominante viene diviso, la servitù è dovuta a ciascuna porzione, senza che però si renda più gravosa la condizione del fondo servente [1067].

[II]. Se il fondo servente viene diviso e la servitù ricade su una parte determinata del fondo stesso, le altre parti sono liberate.

Inquadramento

A chiusura del capo V, volto a disciplinare l'esercizio delle servitù, la norma in commento stabilisce che, qualora il fondo dominante venga successivamente diviso, la servitù è dovuta a ciascuna porzione, alla condizione che, però, non si renda più gravosa la condizione del fondo servente. Se, invece, il fondo servente viene diviso e la servitù ricade su una parte determinata del fondo stesso, le altre parti sono liberate.

In quest'ultima ipotesi, i problemi sorgono nell'individuare cosa intenda il legislatore per “parte su cui la servitù ricade”: dovendo necessariamente distinguere il locus servitus dal “fondo servente” (argomentando ex art. 1068), si è affermato che, in caso in cui l'utilitas sia diffusa su tutto il fondo gravato ed in difetto di accordi tra proprietari, che dovrebbero tenersi presenti i seguenti principi: a) il titolare della servitù ha diritto di avere la pienezza dell'esercizio quale era prima della divisione la quale, nei suoi riguardi, è atto indifferente, se non nei limiti del concentramento e del frazionamento dell'esercizio; b) la somma dei pesi gravanti sulle singole parti giammai può eccedere il peso originario (Biondi, 497).

Comunque, nello specifico, il trasferimento del fondo dominante implica, ex lege, quello della servitù, che inerisce, dal lato attivo e passivo, al fondo dominante e servente, anche quando di essa non sia fatta menzione nell'atto. Nell'ipotesi di alienazione di parte del fondo dominante, la servitù è dovuta a ciascuna porzione del fondo, indipendentemente dal tenore di eventuali pattuizioni al riguardo. Resta inteso che, se la servitù consistente in un non facere, che, salvo diversa espressa previsione del titolo, non ricade su una parte determinata del fondo servente, allora viene a gravare, in ipotesi di frazionamento di tale fondo, sulle singole porzioni nelle quali esso è stato diviso.

Principio dell'indivisibilità

In tema di servitù prediali, il principio della c.d indivisibilità di cui all'art. 1071 comporta, nel caso di frazionamento del fondo dominante, la permanenza del diritto su ogni porzione del medesimo, salve le ipotesi di aggravamento della condizione del fondo servente; poiché tale effetto si determina ex lege al riguardo non occorre alcuna espressa menzione negli atti traslativi attraverso i quali si determina la divisione del fondo dominante, sicché nel silenzio delle parti in mancanza di specifiche clausole dirette ad escludere o limitare il diritto, la servitù continua a gravare sul fondo servente, nella medesima precedente consistenza, a favore di ciascuna di quelle già componenti l'originario unico fondo dominante, ancora considerato alla stregua di un unicum ai fini dell'esercizio della servitù, ancorché le singole parti appartengano a diversi proprietari, a nulla rilevando se alcune di queste, per effetto del frazionamento, vengano a trovarsi in posizione di non immediata contiguità con il fondo servente (Cass. II, n. 17884/2019Cass. II, n. 2168/2006).

Frazionamento del fondo dominante

In tema di servitù prediali, l'art. 1071, comma 1 – a tenore del quale nel caso in cui "il fondo dominante viene diviso", la servitù permane su ogni porzione del medesimo, salvo non si renda più gravosa la condizione del fondo servente - non trova applicazione allorché il fondo dominante non sia stato attribuito a diversi proprietari, ma fatto unicamente oggetto di un frazionamento catastale, di per sé consistente nella mera redazione di un documento tecnico indicante in planimetria le particelle catastali al fine della voltura in catasto (Cass. II, n. 17940/2019).

In argomento, si è puntualizzato (Cass. II, n. 11330/2013; Cass. II, n. 2264/1982) che, quando a seguito di plurime vendite parziali il fondo a cui vantaggio sussiste una servitù di passaggio venga frazionato in porzioni separate in modo che una sola di esse sia contigua al fondo servente, non si costituisce, per effetto di tale frazionamento, un autonomo diritto di servitù a favore della porzione non contigua e a carico di quella contigua al fondo servente, in quanto il principio dell'indivisibilità della servitù sancito dall'art. 1071 riguarda il fondo servente e non quello dominante, conseguendone che il proprietario della porzione non contigua al fondo servente non ha titolo per accedere a questo attraverso la porzione interposta tra quella di sua proprietà e il fondo servente medesimo.

Compatibilità con la destinazione del padre di famiglia

In tema di acquisto della servitù, tra gli istituti della destinazione del padre di famiglia e della divisione del fondo dominante, rispettivamente disciplinati dagli artt. 1062 e 1071, non è configurabile in linea astratta alcuna incompatibilità (Cass. II, n. 26973/2005).

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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