Codice Civile art. 1077 - Servitù costituite sul fondo enfiteutico.

Alberto Celeste

Servitù costituite sul fondo enfiteutico.

[I]. Le servitù costituite dall'enfiteuta sul fondo enfiteutico cessano quando l'enfiteusi si estingue per decorso del termine [958], per prescrizione [970] o per devoluzione [972].

Inquadramento

La norma in commento si occupa della particolare ipotesi in cui la servitù sia costituita su un fondo soggetto ad enfiteusi, stabilendo che tale servitù costituita dall'enfiteuta cessano quando la stessa enfiteusi si estingue per decorso del termine di cui al precedente art. 958 o per la prescrizione indicata nell'art. 970, oppure a seguito di quel particolare modo di estinzione di tale diritto su cosa altri costituito dalla devoluzione delineata nell'art. 972. A norma dell'art. 1077, che ha carattere interpretativo dell'art. 665 del codice civile abrogato, le servitù costituite dall'enfiteuta sul fondo enfiteutico si estinguono con l'estinguersi dell'enfiteusi, mentre l'estinzione non si avvera quando la servitù sia stata costituita non dal solo enfiteuta, ma insieme dal concedente e dall'enfiteuta oppure dal solo concedente; tuttavia, nel caso di estinzione dell'enfiteusi per affranco, le servitù costituite dall'enfiteuta sono a lui opponibili, nonostante sia divenuto pieno proprietario, non potendo egli invocare una tutela predisposta per il domino diretto, al quale soltanto non sono opponibili le servitù costituite dall'enfiteuta durante il tempo in cui è durato il rapporto di enfiteusi.

Dunque, prendendo le mosse dalla configurazione dell'enfiteusi come diritto reale parziario e dal presupposto che soltanto il proprietario può costituire servitù, sorge la questione di giustificare anche per l'enfiteuta la possibilità, evocata dalla norma de qua, di costituire servitù. Il richiamo alla volontà del legislatore, o l'ampiezza del diritto dell'enfiteuta, sono stati considerati alquanto insufficienti, dovendosi piuttosto valorizzare il principio della c.d. successione costitutiva, per il quale è irrilevante il fatto che l'enfiteuta non sia proprietario, giacché quel che conta è che nel suo diritto siano comprese tutte quelle facoltà che rientrano nel diritto di servitù (Grosso-Deiana, 388). In tale prospettiva, la norma in commento si fonda sul rilievo che la servitù, pur gravando sul fondo, incide soltanto sul contenuto del diritto parziario, del quale deve necessariamente seguire le sorti in base al principio resoluto iure dantis, resolvitur et ius accipientis (Branca, in Comm. S.B. 1979, 468). Sicché, la legittimazione a costituire servitù sul fondo in godimento non spetta al proprietario concedente (titolare del c.d. dominium eminens), che non vanta alcuna facoltà di utilizzazione del fondo e che resta estromesso dal rapporto con esso.

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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