Codice Civile art. 1078 - Servitù costituite a favore del fondo enfiteutico, [dotale] (1) o in usufrutto.Servitù costituite a favore del fondo enfiteutico, [dotale] (1) o in usufrutto. [I]. Le servitù costituite dall'enfiteuta a favore del fondo enfiteutico non cessano con l'estinguersi dell'enfiteusi. Lo stesso vale per le servitù costituite dall'usufruttuario a favore del fondo di cui ha l'usufrutto [1026] [o dal marito a favore del fondo dotale]. (1) V. art. 166-bis che vieta la costituzione di dote. InquadramentoA chiusura del capo VI, dedicato alle modalità di estinzione delle servitù, la norma in commento precisa che quelle servitù costituite dall'enfiteuta a favore del fondo enfiteutico non cessano con l'estinguersi dell'enfiteusi, e lo stesso vale per le servitù costituite dall'usufruttuario a favore del fondo di cui ha l'usufrutto (in considerazione del disposto dell'art. 1026, è invece discusso se la norma de qua sia applicabile anche in caso di servitù costituita a favore di un fondo gravato dal diritto di uso o di abitazione). La norma originaria prevedeva anche l'ipotesi della servitù costituita dal marito a favore del fondo dotale, ma l'attuale art. 166-bis vieta la costituzione di nuove doti. La disposizione di cui sopra troverebbe fondamento non tanto nel principio di rappresentanza ex lege, secondo quanto affermato dalla stesa Relazione della Commissione reale, quanto piuttosto nei poteri attribuiti all'enfiteuta e all'usufruttuario riguardo ai miglioramenti apportati al bene anche contro la volontà del proprietario. Si è affermato che la servitù costituita attivamente dall'usufruttuario è acquistata automaticamente da lui, tuttavia, se il termine di durata della servitù dovesse eccedere il rapporto di usufrutto, questo determinerebbe che l'usufruttuario ha voluto contemporaneamente esercitare il suo potere di disporre della cosa non soltanto per se stesso (Branca, in Comm. S.B. 1979, 473). Si è precisato, inoltre, che l'usufruttuario sarebbe l'unico titolare nel caso di servitù dallo stesso costituita per il tempo della durata dell'usufrutto, in cui normalmente le utilizzazioni del fondo dominante sono fruibili a vantaggio soltanto di quest'ultimo (Burdese, Servitù prediali, III, Milano, 1960, 25), con la conseguenza che l'usufruttuario potrebbe medio tempore disporre della servitù (ad esempio, rinunciarvi), non essendo la stessa ancora entrata nella sfera giuridica del proprietario, e ciò a differenza delle ipotesi di servitù perpetua, ove si configura una contitolarità della servitù. Peraltro, poiché appare contraddittorio, per un verso, negare all'usufruttuario un potere di rappresentanza ex lege del nudo proprietario ma, per altro verso, dover ritenere che, successivamente all'estinzione dell'usufrutto, titolare delle servitù costituite non può che essere quest'ultimo, senza tuttavia spiegare la dinamica dell'acquisto in forza di un'attività negoziale svolta dal solo usufruttuario, si è osservato che, proprio poiché l'utilità apportata si ricollega al fondo, il proprietario ne diventa titolare, come qualità inerente al fondo medesimo. In conseguenza di tale impostazione, è da escludere un autonomo potere di disposizione spettante sia all'usufruttuario, sia al (nudo) proprietario, giacché lesivo del contenuto del diritto di usufrutto (Biondi, 75). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |