Codice Civile art. 1134 - Gestione di iniziativa individuale (1).

Antonio Scarpa

Gestione di iniziativa individuale (1).

[I]. Il condomino che ha assunto la gestione delle parti comuni senza autorizzazione dell'amministratore o dell'assemblea non ha diritto al rimborso, salvo che si tratti di spesa urgente.

(1) Articolo modificato dall'art. 13, l. 11 dicembre 2012, n. 220. è entrata in vigore il 18 giugno 2013. Il testo precedente recitava: «Spese fatte dal condomino - [I]. Il condomino che ha fatto spese per le cose comuni senza autorizzazione dell'amministratore o dell'assemblea non ha diritto al rimborso, salvo che si tratti di spesa urgente».

Inquadramento

A norma dell'art. 1134, Il condomino che ha assunto la gestione delle parti comuni senza autorizzazione dell'amministratore o dell'assemblea ha diritto al rimborso delle sole spese urgenti.

Il diritto al rimborso

L'art. 1134, come risultante dalla Riforma del 2012, è ora rubricato “Gestione di iniziativa individuale”. Da alcuni viene rimarcata la sostituzione terminologica adoperata con la l. n. 220/2012, non facendosi più riferimento nel testo novellato alle mere “spese fatte dal condomino”, ma alla più ampia nozione di “gestione assunta”, la quale implicherebbe l'esplicazione non di un atto isolato, quanto di un'attività, ovvero di una serie continuativa e coordinata di atti gestori, che avrebbe dovuto essere esercitata dall'amministratore. Questa lettura lascerebbe però priva di ogni diritto di rimborso la spesa occasionale e sporadica, per quanto urgente, fatta dal singolo condomino nell'interesse comune.

Il diritto al rimborso della spesa affrontata dal singolo per le cose comuni, senza alcuna autorizzazione dell'amministratore o dell'assemblea, è, in ogni caso, sempre subordinato alla dimostrazione dell'urgenza, spiegata dai giudici come la necessità di eseguire quella spesa senza ritardo e, quindi, senza possibilità di avvertire tempestivamente l'amministratore o gli altri condomini (Cass. II. n. 9280/2018; Cass. VI, n. 27235/2017; Cass. VI-2, n. 14326/2017; Cass. II, n. 27519/2011; Cass. n. 9743/ 2010; ad avviso di Cass. II, n. 6400/1984, sarebbero comunque opere urgenti, più latamente, quelle che secondo il criterio del bonus pater familias, appaiano indifferibili allo scopo di evitare un possibile nocumento alla cosa comune).

La ragione sottintesa all'art. 1134 viene ravvisata nell'esigenza di evitare dannose interferenze del singolo condomino nell'amministrazione, dovendosi esprimere il concorso dei distinti proprietari alla gestione delle cose comuni essenzialmente in forma assembleare.

Sono, dunque, evidenti le differenze dei presupposti oggettivi dell'urgenza, ex art. 1134, e della trascuranza, ex art. 1110, giacché la prima nozione sottende la stretta necessità, l'impellenza, laddove la seconda espressione è volta a censurare la negligenza, la trascuratezza, l'inerzia dei comproprietari. Già con riguardo ai poteri dei singoli nell'amministrazione delle parti comuni emerge la duplice sostanza della espressione “condominio”, la quale, da una parte, delinea la mera situazione soggettiva di natura reale, ma evidenzia pure, dall'altra, la consistenza organizzativa del gruppo dei condomini, composta essenzialmente dalle figure dell'assemblea e dell'amministratore, e finalizzata alla gestione delle cose, degli impianti e dei servizi (Cass. II, n. 21015/2011). Nei rapporti tra condomini, il timore di una parcellizzazione dell'amministrazione delle cose comuni aggrava, in sostanza, la posizione di colui che abbia effettuato opere non autorizzate rispetto alla condizione di cui beneficiano addirittura i soggetti che siano del tutto estranei ai beni gestiti, in forza degli artt. 936 e 1150. Né il condomino, che abbia sostenuto spese per le cose comuni, potrà intentare l'azione di arricchimento senza causa, la quale postula la non esperibilità di altra azione per conseguire l'indennizzo del pregiudizio subito, laddove al condomino sono consentite le strade dell'art. 1134 (se la spesa è urgente), o del ricorso all'assemblea o all'autorità giudiziaria ex artt. 1133, 1137 e 1105 (se la spesa non lo è) (cfr. Cass. II, n. 9629/1994; per le conseguenze processuali, Cass. II, n. 11197/1995; in dottrina, G. Branca, in Comm. S. B., 1982, 617). L'azione di arricchimento risulta, al contrario, invocabile per conseguire il rimborso delle spese affrontate — al fine del consolidamento delle strutture di un fabbricato condominiale — da alcuni condomini in appartamenti di proprietà esclusiva di altri condomini, rimasti inerti (Cass. II, n. 3860/1986; Cass. II, n. 5264/1983).

Peraltro, allorché l'esigenza di manutenzione e riparazione delle parti comuni dell'edificio derivi dalla specifica condotta illecita attribuibile a un condomino, tale condotta fa sorgere soltanto a carico di quest'ultimo l'obbligo di risarcire il danno complessivamente prodotto ex art. 2043 e non anche l'obbligo degli altri partecipanti di contribuire alle spese ai sensi degli artt. 1123 e ss. Non spetta, quindi, al condomino alcun diritto al rimborso della spesa affrontata per conservare la cosa comune, ai sensi dell'art. 1134 c.c., ove l'esigenza di manutenzione e riparazione della stessa abbia trovato la sua causa in una specifica condotta illecita a lui attribuibile, e le opere fatte eseguire dal singolo abbiano perciò dato luogo a una forma di risarcimento del danno in forma specifica (Cass. VI, n. 13293/2018).

È stato affermato, inoltre, che il condomino possa ottenere il rimborso della spesa sostenuta per la cosa comune, e cioè in funzione dell'utilità comune, indipendentemente dalla circostanza che l'intervento sia stato fatto su cosa comune o di proprietà esclusiva (Cass. II, n. 3221/2014; una pronuncia risalente aveva, invece, negato l'utilizzabilità dell'art. 1134 per le spese effettuate dal condomino nell'ambito della sua proprietà singola: Cass. II, n. 5264/1983).

Il credito del condomino nei confronti degli altri per il recupero delle spese di riparazione della cosa comune da lui legittimamente anticipate costituisce, infine, un credito di valuta, soggetto all'art. 1224 (Cass. II, n. 7834/1996).

Bibliografia

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