Codice Civile art. 1152 - Ritenzione a favore del possessore di buona fede.

Alberto Celeste

Ritenzione a favore del possessore di buona fede.

[I]. Il possessore di buona fede può ritenere la cosa finché non gli siano corrisposte le indennità dovute, purché queste siano state domandate nel corso del giudizio di rivendicazione [948] e sia stata fornita una prova generica della sussistenza delle riparazioni e dei miglioramenti [2756].

[II]. Egli ha lo stesso diritto finché non siano prestate le garanzie ordinate dall'autorità giudiziaria nel caso previsto dall'articolo precedente.

Inquadramento

La norma in commento contempla una particolare (ed eccezionale) tutela in favore del possessore in buona fede in ordine al pagamento delle indennità previste nel precedente art. 1150. Invero, come per l'enfiteuta con riferimento ai miglioramenti (art. 975), il possessore di buona fede può ritenere la cosa finché non gli siano corrisposte le indennità dovute, purché queste siano state domandate nel corso del giudizio di rivendicazione e sia stata fornita una prova generica della sussistenza delle riparazioni e dei miglioramenti. Si prevede, altresì, che lo stesso possessore abbia lo stesso diritto finché non siano prestate le garanzie ordinate dall'autorità giudiziaria nel caso previsto dall'articolo precedente, ossia l'art. 1151 che prevede la possibilità di un pagamento rateale. Il “rifiuto” consiste in realtà nel differimento della traditio, ed è finalizzato ad indurre il rivendicante ad assolvere ai propri obblighi, sicché va riconosciuta alla presente disposizione una funzione strumentale alla tutela del diritto di credito nascente dagli interventi sulla cosa effettuati dal possessore.

Funzione del diritto di ritenzione

I giudici di legittimità hanno avuto modo di specificare il contenuto e la ratio del diritto contemplato nella norma de qua. Il diritto di ritenzione, che è riconosciuto nell'art. 1152 e si configura come situazione giuridica non autonoma ma strumentale all'autotutela di altra situazione attiva generalmente costituita da un diritto di credito, è contemplato in favore dell'affittuario nell'art. 20 l. n. 203/1982, così come nell'art. 15 della precedente l. n. 11/1971, in stretta correlazione al diritto di credito per le indennità spettanti al coltivatore diretto per i miglioramenti, le addizioni e le trasformazioni da lui apportati al fondo condotto, sicché, presupponendo l'esistenza di un credito derivante dalle opere indicate e realizzate dal coltivatore diretto, non è scindibile dall'esistenza di detto credito o dall'accertamento di questo; pertanto, eccepito dall'affittuario che si opponga all'esecuzione del rilascio di un fondo rustico, il diritto di ritenzione a garanzia del proprio credito per i miglioramenti apportati al fondo, il giudice non può limitarsi ad accertare l'esistenza delle opere realizzate dall'affittuario ma, deve verificarne anche l'indennizzabilità rigettando l'eccezione ove tale verifica dia esito negativo (Cass. III, n. 9267/2010; Cass. III, n. 5519/2008; Cass. III, n. 8741/2001).

In ordine all'oggetto della ritenzione, secondo alcuni, possono essere ritenuti esclusivamente i beni per cui siano state effettivamente erogate delle spese, restando estranei ulteriori beni altrui eventualmente posseduti, ancorché facenti parte di un complesso ereditario, ed i frutti; inoltre, l'esercizio del diritto non implica il potere di utilizzare la cosa (De Martino, in Comm. S.B. 1984, 51). Tuttavia, un diverso orientamento sottolinea che, perdurando la situazione di ritenzione, si potrebbero lecitamente trattenere frutti ed accessori della cosa, per evitare di indebolire l'efficacia coattiva della ritenzione (Masi, in Tr. Res. 2002, 613).

Insuscettibilità di applicazione analogica

Il diritto di ritenzione previsto dall'art. 1152 attuando una forma di autotutela in deroga alla regola per cui nessuno può farsi giustizia da sé, costituisce istituto di carattere eccezionale, insuscettibile di applicazione analogica, che non può, quindi, essere invocato dal detentore nomine alieno del bene nei confronti del proprietario rivendicante (Cass. II, n. 12232/2002).

La ritenzione ex art. 1152 è prevista a favore del possessore di buona fede convenuto nel giudizio di rivendicazione e non del detentore, convenuto in un'azione personale restitutoria (Cass. III, n. 2867/1983).

Il diritto di ritenzione sancito dall'art. 1152, essendo un mezzo di autotutela di natura eccezionale, non è applicabile in via di analogia, e non può, quindi, essere esercitato dall'appaltatore rispetto alle opere da lui costruite su suolo del committente (Cass. II, n. 5828/1984).

Bibliografia

Bigliazzi Geri, Addizioni e miglioramenti, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Corsale, Note in tema di possesso di buona fede e obbligo di restituzione dei frutti, in Giur. it. 1994, I, 1, 797; Dimundo, Frutti civili, in Dig. civ., VIII, Torino, 1992; Gaggero, Miglioramenti e addizioni, in Dig. civ., XI, Torino, 1994; Gardani, Ritenzione (diritto di), in Dig. civ., XVIII, Torino, 1998; Gentile, Effetti del possesso e azioni possessorie, Napoli, 1958; Inzitari, Miglioramenti (diritto privato), in Enc. dir., XXVI, Milano, 1976; Natoli, Il possesso, in Il diritto privato oggi, diretto da Cendon, Milano 1992.

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