Codice Civile art. 1180 - Adempimento del terzo.Adempimento del terzo. [I]. L'obbligazione può essere adempiuta da un terzo, anche contro la volontà del creditore, se questi non ha interesse a che il debitore esegua personalmente la prestazione [1674, 1717, 2232]. [II]. Tuttavia il creditore può rifiutare l'adempimento offertogli dal terzo, se il debitore gli ha manifestato la sua opposizione [1236]. InquadramentoLa prestazione può essere eseguita, oltre che dal debitore, anche da un terzo, perfino inscio vel invito debitore, con effetto liberatorio in favore dell'accipiens. Tuttavia occorre che il solvens esplichi la sua attività in modo autonomo, sicché non si ricadrà nell'istituto ogni qualvolta la prestazione sia riconducibile, direttamente o indirettamente, alla persona del debitore (Giorgianni, 330). Attraverso tale previsione il legislatore ha inteso accordare una posizione preferenziale al creditore, poiché nel conflitto tra l'interesse di quest'ultimo a conseguire comunque la realizzazione del proprio diritto e l'interesse del debitore ad eseguire personalmente la prestazione è considerata prevalentemente meritevole di tutela la prima posizione. Il solvens deve realizzare l'interesse del creditore nella consapevolezza di essere estraneo al rapporto obbligatorio. Qualora invece il terzo effettui il pagamento nell'erronea convinzione di esservi tenuto, non vi sarà alcun adempimento dell'obbligo altrui in senso tecnico. Sicché per un verso il solvens avrà diritto alla ripetizione della prestazione (indebito soggettivo ex latere solventis) e per altro verso rimarrà impregiudicato il diritto del creditore nei confronti dell'originario debitore. L'intervento del terzo può essere spontaneo o anche dovuto in base ad un obbligo assunto verso il debitore, purché, in questa seconda ipotesi, tale obbligo non abbia rilevanza esterna e non abbia diretta efficacia per il creditore (Nicolò, 565). Sotto questo profilo l'adempimento del terzo si distingue dalla delegazione di pagamento, in cui il delegato deve rendere edotto il delegatario di agire per ordine del delegante. L'adempimento del terzo per propri interessi ovvero per mandato del debitore non pregiudica l'inquadramento della fattispecie nell'ambito dell'art. 1180 (Cannata, in Tr. Res., 1999, 82). Secondo la giurisprudenza, l'adempimento del terzo si realizza allorquando un soggetto diverso dal debitore effettua concretamente, in modo libero, spontaneo ed unilateralmente, il pagamento di quanto dovuto al creditore ovvero quella diversa prestazione dedotta in obbligazione. Ne consegue che l'adempimento del terzo deve avere carattere specifico e conforme all'obbligazione del debitore e non può, dunque, consistere in una generica disponibilità ad adempiere, tanto più se riguardi una non meglio specificata prestazione (Cass. n. 35786/2021; Cass. n. 23354/2011). Ai fini revocatori, nell'ipotesi di estinzione da parte del terzo, poi fallito, di un'obbligazione preesistente cui egli sia estraneo, l'atto solutorio può dirsi gratuito solo quando dall'operazione — sia essa a struttura semplice perché esaurita in un unico atto, sia a struttura complessa, in quanto si componga di un collegamento di atti e di negozi — il terzo non tragga nessun concreto vantaggio patrimoniale, avendo egli inteso così recare un vantaggio al debitore; mentre la causa concreta deve considerarsi onerosa tutte le volte che il terzo riceva un vantaggio per questa sua prestazione dal debitore, dal creditore o anche da altri, così da recuperare anche indirettamente la prestazione adempiuta ed elidere quel pregiudizio, cui l'ordinamento pone rimedio con l'inefficacia ex lege (Cass. S.U., n. 6538/2010, in Giur. it. 2010, 10, 2081, con nota di Spiotta). Sempre la giurisprudenza ha rilevato, in tema d'interposizione nel rapporto di lavoro, che il pagamento dei contributi da parte dell'intermediario (datore di lavoro apparente) ha effetto estintivo rispetto al debito contributivo cui è tenuto il datore di lavoro effettivo (Cass. n. 18278/2019;Cass. n. 3707/2009; contra Cass. n. 20143/2010). L'adempimento diretto del terzoSi ha adempimento diretto del terzo, quando vi sia perfetta coincidenza economica tra il risultato dell'attività del terzo e il comportamento originariamente dovuto dal debitore, mentre si realizza l'ipotesi dell'adempimento indiretto quando il terzo svolga un'attività che conduca ad un risultato economicamente diverso, sia pure satisfattorio dell'interesse del creditore. In quest'ultima ipotesi è necessario il consenso del creditore (Nicolò, 565). L'accettazione del creditore è richiesta anche quando l'adempimento sia parziale; in questo caso il debito non si estinguerà, ma si ridurrà, non impedendo al creditore di agire per il residuo contro il debitore. L'adempimento del terzo è applicabile anche alle obbligazioni naturali. La giurisprudenza osserva che, in tema di assicurazione per la responsabilità civile, il danneggiato, che è soggetto estraneo al rapporto assicurativo ed è parte di un ben diverso rapporto con il danneggiante, è obbligato ad accettare il pagamento diretto dall'assicuratore (art. 1917), invece che dal danneggiante (Cass. n. 26019/2011, in Dir. e fisc. ass. 2013, I, 421, con nota di Gagliardi). Con il consenso del creditore il terzo può anche adempiere l'obbligo mediante una prestazione in luogo dell'adempimento (Cass. n. 811/1973). Per converso, il mandatario che esegua un pagamento ad un terzo per conto del mandante, non osservando le condizioni stabilite, non è assimilabile al terzo che adempie per il debitore ai sensi dell'art. 1180, poiché, vigendo tra le parti del rapporto di mandato la regola secondo cui il mandatario non può, nell'esecuzione dell'incarico, discostarsi dalle istruzioni ricevute dal mandante, l'atto giuridico compiuto dal mandatario medesimo oltre i limiti del mandato resta a carico dello stesso a norma dell'art. 1711, comma 1 (Cass. n. 9472/2004). Ove l'adempimento del debito altrui avvenga non già direttamente ma per il tramite d'un mandatario, la sussistenza dei requisiti richiesti dall'art. 1180 (esistenza del debito altrui, volontà di estinguerlo, spontaneità del pagamento) va accertata con riferimento alla persona del mandante, non a quella del mandatario (Cass. n. 8101/2020). L'adempimento del terzo è integrato anche dalla consegna, da parte del debitore, di un assegno bancario emesso da un terzo in favore del creditore, quando il titolo sia accettato in pagamento dal creditore e da questi incassato (Cass. n. 15111/2019; Cass. n. 8922/1998). L'adempimento del terzo in tanto può avere effetto liberatorio per il debitore in quanto la prestazione sia regolarmente effettuata in modo conforme alla obbligazione del debitore, sicché, quando l'adempimento sia parziale, l'accettazione da parte del creditore non estingue il debito, ma semplicemente lo riduce, non precludendo conseguentemente al creditore di agire contro il debitore per il pagamento della parte residua del credito (Cass. n. 6728/1988). La naturaSecondo una prima impostazione, nessuna differenza esiste fra l'adempimento del terzo e la prestazione del debitore, con la conseguenza che in entrambi i casi l'adempimento dell'obbligo si perfeziona in modo giuridicamente equivalente (Cannata, 79) ovvero si realizza un surrogato di adempimento (Breccia, in Tr. I.Z., 1991, 437). Un opposto divisamento sostiene invece che, nonostante l'espressione adoperata dalla norma, il concetto di adempimento deve essere inteso in senso restrittivo, essendo esso riservato alla sola condotta tenuta dal debitore nei confronti del destinatario, così da far ricadere nel novero dei modi di estinzione diversi dall'adempimento anche il pagamento a cura del terzo (Rescigno, 183). Si tratta, infatti, di pagamento privo del requisito dell'esattezza, in quanto per definizione imperfetto sotto il profilo soggettivo. Quanto alla natura giuridica dell'adempimento del terzo, si tratta di attività negoziale in quanto sempre libera e orientata dall'animus di realizzare il diritto del creditore. Secondo alcuni, esso integra una fattispecie negoziale bilaterale, ossia un contratto, in quanto la dichiarazione di accettazione da parte del creditore si porrebbe sullo stesso piano della dichiarazione di volontà del terzo (Nicolò, 566). Ad opposta conclusione perviene altra tesi, che valorizza la produzione dell'effetto estintivo dell'adempimento del terzo indipendentemente dalla volontà del creditore ed anche contro tale volontà. Sicché si tratterebbe di un negozio unilaterale di cui è autore il terzo e destinatario il creditore (Rescigno, 183). Secondo la giurisprudenza, l'adempimento del terzo è atto negoziale con riguardo al comportamento del solvens, nei cui confronti è richiesto l'animus solvendi debiti alieni (Cass. n. 2146/1949). Si presume che l'atto sia stato compiuto gratuitamente (Cass. n. 26856/2019; Cass. n. 4454/2016). Sotto il profilo probatorio il divieto di provare per testi patti aggiunti o contrari al contenuto di un documento contrattuale attestante il pagamento, previsto dall'art. 2726, riguarda i fatti volti a negare, in tutto o in parte, l'estinzione del debito, ma non si estende alle circostanze tese a dimostrare che il pagamento è stato compiuto da un terzo, anziché dal debitore indicato nel documento, trattandosi di circostanza esterna al rapporto contrattuale (Cass. n. 20257/2014). Gli effettiL'adempimento del terzo soggiace alla disciplina dell'adempimento in quanto tale, fatta eccezione per le regole dedicate al pagamento al creditore apparente e al pagamento eseguito da un incapace. Al solvens il creditore dovrà rilasciare la quietanza che riporti l'espressa imputazione al debito cui l'adempimento del terzo si riferisce (Cannata, in Tr. Res., 1999, 83). Per effetto dell'adempimento, il terzo si potrà surrogare nei diritti del creditore verso il debitore, qualora sussistano i presupposti della surrogazione convenzionale o legale. Per converso, il terzo adempiente non potrà pretendere alcunché verso il debitore quando il pagamento rappresenti l'adempimento di proprie obbligazioni derivanti da rapporti contrattuali con il debitore ovvero una donazione indiretta in favore del debitore (Cannata, in Tr. Res., 1999, 84). Ove non sussistano i presupposti per la surrogazione, e non vi siano altre specifiche ragioni ostative, il terzo potrà ricorrere all'azione di ingiustificato arricchimento ovvero alla figura della gestione di affari altrui (Giorgianni, 331). L'analisi della S.C. ha soffermato l'attenzione sul fatto che l'adempimento spontaneo di un'obbligazione da parte del terzo determina l'estinzione dell'obbligazione, anche contro la volontà del creditore, ma non attribuisce automaticamente al terzo un titolo per agire direttamente nei confronti del debitore, non essendo in tal caso configurabili né la surrogazione per volontà del creditore, prevista dall'art. 1201, né quella per volontà del debitore, prevista dall'art. 1202, né quella legale di cui all'art. 1203, n. 3, la quale presuppone che il terzo che adempie sia tenuto con altri o per altri al pagamento del debito; la consapevolezza da parte del terzo di adempiere un debito altrui esclude inoltre la surrogazione legale di cui agli artt. 1203, n. 5, e 2036, comma 3, la quale, postulando che il pagamento sia riconducibile all'indebito soggettivo ex latere solventis, ma non sussistano le condizioni per la ripetizione, presuppone nel terzo la coscienza e la volontà di adempiere un debito proprio; pertanto il terzo che abbia pagato sapendo di non essere debitore può agire unicamente per ottenere l'indennizzo per l'ingiustificato arricchimento, stante l'indubbio vantaggio economico ricevuto dal debitore (Cass. S.U., n. 9946/2009, in Riv. dir. proc. 2010, 4, 958, con nota di Gradi). Il concetto è confermato da altra pronunzia, secondo cui il terzo che abbia parzialmente adempiuto, senza essere surrogato dal creditore nei propri diritti, l'obbligazione di pagamento del prezzo di un contratto di compravendita poi risolto per inadempimento dell'acquirente, non avendo azione nei confronti del venditore in virtù della disposizione dell'art. 1458, né potendo agire in surrogazione nei confronti dell'acquirente, ha a propria disposizione solo la generale azione di indebito arricchimento ex art. 2041 per evitare che il venditore, nei cui confronti è venuta meno la causa del credito, si arricchisca in suo danno di quanto corrisposto in adempimento della obbligazione altrui (Cass. n. 11417/2002, in Giur. it. 2003, 10, 1805, con nota di Sorrentino). Il rifiuto del creditoreIl creditore può rifiutare l'adempimento offertogli dal terzo, qualora abbia un interesse di carattere oggettivo, concreto ed attuale a riceverlo direttamente dal debitore (Cannata, in Tr. Res., 1999, 80). Non necessariamente deve ricadersi nell'ambito delle prestazioni di natura personale. Siffatto interesse assume normalmente rilievo nelle prestazioni aventi ad oggetto un fare. In ogni caso il creditore potrà legittimamente rifiutare la prestazione del terzo qualora questa avvenga a condizioni economiche più onerose (Giorgianni, 331). Il creditore può ugualmente rifiutare l'adempimento del terzo quando vi sia l'opposizione del debitore. L'opposizione può essere manifestata nel momento in cui l'obbligazione è insorta ovvero durante l'attuazione del rapporto obbligatorio. Nel primo caso il creditore non può accettare l'adempimento del terzo in forza di una specifica clausola contrattuale; nel secondo il creditore ha facoltà di rifiutare l'adempimento del terzo, ma non vi è obbligato (Giorgianni, 331). Pertanto, in quest'ultima evenienza, qualora il creditore non si avvalga di tale facoltà, l'adempimento del terzo avrà comunque efficacia estintiva del rapporto. Quando, per contro, il rifiuto opposto dal creditore al terzo sia illegittimo, questi potrà essere costituito in mora. La S.C. ha individuato specifiche fattispecie in cui il rifiuto del creditore a ricevere la prestazione del terzo è legittimo. Così, poiché la locazione di un immobile ad uso di deposito non è soggetta per ciò solo alla disciplina normativa delle locazioni per uso commerciale, il locatore di un immobile urbano, concesso ad una determinata persona fisica ad uso di deposito, può legittimamente rifiutare il pagamento del canone che detto conduttore intenda eseguire non in nome proprio, bensì quale rappresentante di una società, avendo interesse a che il rapporto di locazione non sia posto in collegamento con l'attività commerciale della società, potendo da tale collegamento derivare un mutamento del regime giuridico del rapporto con la conseguente soggezione del contratto al regime delle locazioni commerciali (Cass. n. 4750/1994, in Giust. civ. 1995, I, 1627, con nota di De Tilla). Allo stesso modo, il pagamento della pigione al locatore da parte del subconduttore, al posto del locatario, pur essendo normalmente valido, in quanto adempimento del terzo, può essere legittimamente rifiutato ove possa ingenerare confusione sulla titolarità del rapporto locatizio (Cass. n. 1498/1966). Con riferimento all'art. 1180, comma 2, si è ritenuto che il rifiuto del creditore all'adempimento da parte del terzo, in presenza di opposizione del debitore (la quale deve essere, a sua volta, dettata da situazioni giuridiche legittimamente tutelabili e deve ispirarsi all'osservanza del principio generale di cui all'art. 1175), non deve essere contrario a buona fede e correttezza; ne deriva che il giudice è abilitato a sindacare detta contrarietà ogni qualvolta il terzo alleghi e deduca in giudizio l'esercizio abusivo del rifiuto da parte del creditore (anche in relazione alla legittimità delle ragioni dedotte dal debitore a fondamento della manifestata opposizione), che abbia così impedito allo stesso terzo — legittimato ed interessato a soddisfare il credito per i rapporti intercorrenti con il debitore, di cui il creditore sia stato reso edotto — di pagare in sostituzione del debitore estinguendo l'obbligazione, in funzione della legittima tutela di propri eventuali diritti (Cass. n. 2207/2013). Il terzo è legittimato ad avvalersi dell'offerta reale e a richiederne la convalida (Cass. n. 3840/1957), a compiere il deposito e a revocarlo ovvero ad effettuare un'offerta secondo gli usi. BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Buona fede nel diritto civile, in Dig. civ., 1988; Di Majo, Le modalità delle obbligazioni, Bologna-Roma, 1986; Di Majo, L'adempimento dell'obbligazione, Bologna 1993; Giorgianni, voce Obbligazione (diritto privato), in Nss. D.I., Torino, 1965; Nicolò, voce Adempimento (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1958; Rescigno, voce Obbligazioni (nozioni), in Enc. dir., Milano 1979; Rodotà, voce Diligenza (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1964; Romano, voce Buona fede (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1959; Rovelli, voce Correttezza, in Dig. civ., 1989; Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961. |