Codice Civile art. 1199 - Diritto del debitore alla quietanza.Diritto del debitore alla quietanza. [I]. Il creditore che riceve il pagamento deve, a richiesta e a spese del debitore, rilasciare quietanza e farne annotazione sul titolo, se questo non è restituito al debitore [2213 2, 2124, 2704 3, 2708] (1). [II]. Il rilascio di una quietanza per il capitale fa presumere il pagamento degli interessi [1194 2]. InquadramentoLa quietanza è la dichiarazione scritta attraverso la quale il creditore attesta di avere ricevuto il pagamento in essa indicato (Bianca, 320). Non si tratta di atto negoziale ma di mero atto giuridico unilaterale recettizio. Non può essere sottoposta a condizione o termine (Bianca, 320). Essa ha natura di confessione stragiudiziale, secondo una parte della dottrina (Cannata, in Tr. Res., 1999, 115; Breccia, in Tr. I.Z., 1991, 575), mentre altra parte nega tale natura poiché non costituisce occasionale e spontanea ammissione di un fatto favorevole all'altra parte (Bianca, 322; Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 369). È altresì dibattuto in dottrina se la quietanza richieda la capacità di agire del dichiarante (Bianca 323; Breccia, in Tr. I.Z., 1991, 575) ovvero se basti la capacità naturale o se possano applicarsi gli artt. 1190 e 1191 in ordine alla capacità di effettuare e ricevere il pagamento (Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 370). Il rilascio può essere preteso dal debitore, che dovrà sostenerne le eventuali spese, eventualmente anticipandole (Natoli, in Tr. C.M., 1984, 226). Inoltre, il debitore può pretendere che del pagamento sia fatta annotazione sul titolo che incorpora il credito se questo rimane nella disponibilità del creditore; qualora, invece, il titolo sia restituito al debitore in conseguenza del pagamento, l'annotazione non ha senso poiché, perdendo il titolo, il creditore non può agire nuovamente richiedere l'adempimento facendo valere il titolo-documento. In collegamento sistematico con il disposto dell'art. 1194, il rilascio della quietanza per il capitale fa presumere che gli interessi siano stati già saldati. Per la natura di mera dichiarazione di scienza priva di contenuto negoziale propende anche la giurisprudenza (Cass. n. 21400/2023 Cass. n. 23636/2019 ; Cass. n. 1572/2019;Cass. n. 18094/2015; Cass. n. 15245/2002; Cass. n. 5706/1991) mentre è controverso se costituisca o meno confessione stragiudiziale (per la tesi positiva Cass. n. 5945/2023 ; Cass. n. 4196/2014; Cass. n. 26325/2008; Cass. n. 3921/2006; Cass. n. 544/1986; per la negativa Cass. n. 11274/1993; Cass. n. 3798/1977). La giurisprudenza ne discrimina il valore anche in base al fatto che sia indirizzata al debitore ovvero ad un terzo: così la quietanza tipica, essendo indirizzata al solvens, fa piena prova dell'avvenuto pagamento, sicché il quietanzante non è ammesso alla prova contraria per testi, salvo dimostri, in applicazione analogica dell'art. 2732, che il rilascio della quietanza è avvenuto per errore di fatto o per violenza; la quietanza atipica contenuta nella dichiarazione di vendita di autoveicoloex art. 13 del r.d. n. 1814/1927, invece, essendo indirizzata al conservatore del pubblico registro automobilistico affinché non iscriva il privilegio legale per il prezzo, non è prova piena, ma, al pari della confessione stragiudiziale fatta ad un terzo, è liberamente apprezzata dal giudice, senza soggiacere ai limiti di revoca della confessione sanciti dall'art. 2732 (Cass. S.U., n. 19888/2014). Il rilascio della quietanza esige la capacità di agire del dichiarante, sicché non può essere emessa dal minore in ordine alla riscossione della retribuzione, benché lo stesso sia capace di instaurare un rapporto di lavoro (Cass. n. 3795/1977). Il contenutoIl riferimento al pagamento è significativo dell'attinenza della quietanza alle sole obbligazioni pecuniarie che si estinguono fisiologicamente mediante l'adempimento, con l'effetto che la previsione non trova applicazione per le altre obbligazioni e per i modi di estinzione diversi dall'adempimento (Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 366). Il debitore può pretendere che nella quietanza sia indicata la prestazione eseguita e tale indicazione rileva come atto di imputazione del pagamento (Bianca, 323). Nella quietanza possono esservi a volte altre previsioni di natura negoziale, che soggiacciono ad autonoma disciplina (Cannata, in Tr. Res., 1999, 114). Con la quietanza a saldo o liberatoria il creditore dichiara di non avere nulla da pretendere ovvero di essere integralmente soddisfatto di quanto gli spetta; nondimeno, essa non ha valore probatorio assoluto, sicché non impedisce al creditore di ricevere quanto ancora gli è dovuto (Bianca, 326). La giurisprudenza conferma che la previsione si riferisce alle sole obbligazioni pecuniarie che si estinguono mediante l'adempimento (Cass. n. 18529/2023; Cass. n. 7820/2015; Cass. n. 858/1967). Il debitore adempiente ha un vero e proprio diritto all'indicazione nella quietanza del titolo o della causa del pagamento (Cass. n. 1328/1973). Qualora il creditore si rifiuti di rilasciare la quietanza, il debitore può a sua volta negare l'adempimento, salvo che, la pretesa del rilascio sia contraria alla clausola di buona fede, come può accadere quando il debito sia di esigua entità (Cass. n. 4199/1979). Anche il mandatario può essere munito del potere di quietanzare (Cass. n. 10687/2002). Essa può avere contenuto transattivo (Cass. n. 2146/2011; Cass. n. 729/2003; Cass. n. 2767/1974) ovvero di rinunzia abdicativa ad un diritto (Cass. n. 13189/2013; Cass. n. 5706/1991). Inoltre, è escluso che la quietanza liberatoria impedisca al creditore di agire per quanto ancora gli spetta (Cass. n. 9120/2015; Cass. n. 2410/1991). Il debitore può anche non domandare la quietanza ovvero impegnarsi per il futuro a non richiederla (Cass. n. 6991/1987). La quietanza per il capitale e gli interessi non pregiudica, in mancanza di una espressa rinunzia, il diritto al risarcimento del maggior danno (Cass. n. 3101/1991; Cass. n. 5995/1988). La formaLa quietanza deve essere scritta ma non richiede forme particolari; può essere redatta per iscritto mediante atto pubblico o scrittura privata ovvero mediante dichiarazioni siglate, timbrate, anche prive di firma autografa, purché riconducibili al creditore (Bianca, 325). Ne consegue che la quietanza può essere rilasciata mediante telegrammi, telefax, documenti con sottoscrizione meccanizzata (Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 372). Qualora la quietanza non sia sottoscritta, la sua provenienza può essere dimostrata con qualsiasi mezzo ed è valutata in sede giudiziale secondo il principio del libero apprezzamento. La giurisprudenza ammette la forma scritta senza vincoli particolari della quietanza (Cass. n. 2007/1964); può essere contenuta anche nella fattura che il creditore invii al proprio debitore e risultare da qualsiasi non equivoca attestazione dell'adempimento dell'obbligazione, come l'annotazione “pagato”, o altra equivalente, apposta sulla fattura, che riveli sia l'ammontare della somma pagata, sia il titolo per il quale il pagamento è avvenuto (Cass. n. 22655/2011; Cass. n. 2298/1996). L'efficacia probatoriaSecondo la tesi della natura confessoria, la quietanza fa piena prova del fatto in essa rappresentato (Cannata, in Tr. Res., 1999, 115). Nondimeno, la quietanza rilasciata nella convinzione soggettiva, rivelatasi ex post erronea, che quanto dichiarato corrispondesse al vero ovvero estorta con violenza può essere impugnata e, allo scopo, è ammesso qualsiasi mezzo di prova. Al contrario, non può essere impugnata per dolo o simulazione (Breccia, in Tr. I. Z., 1991, 575). Viceversa, la quietanza emessa nella consapevolezza che l'adempimento non si è realizzato non ha efficacia fino a quando non si verificano tutti i presupposti e la prova del mancato pagamento può essere fornita con ogni mezzo; in specie, contro la quietanza emessa scientemente dal creditore che non ha ricevuto il pagamento, in ragione di un accordo con il debitore, è ammissibile la prova testimoniale, qualora essa sia richiesta dal creditore o da terzi ovvero dalle parti che alleghino l'illiceità di tale dichiarazione non veritiera. La presunzione di pagamento degli interessi, quando la quietanza sia rilasciata per il capitale, è stata intesa come presunzione iuris et de iure (Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 372). Secondo la giurisprudenza, la quietanza, come dichiarazione di scienza del creditore assimilabile alla confessione stragiudiziale del ricevuto pagamento, può essere superata dall'opposta confessione giudiziale del debitore, che ammetta, nell'interrogatorio formale, di non aver corrisposto la somma quietanzata; invero, l'art. 2726 limita, quanto al fatto del pagamento, la prova per testimoni e per presunzioni, non anche la prova per confessione (Cass. n. 19283/2022 ; Cass. n. 23971/2013). Il divieto di provare per testi patti aggiunti o contrari al contenuto di un documento, previsto dall'art. 2722, non opera con riguardo ad una quietanza, che è atto contenente una dichiarazione unilaterale e non un documento contrattuale formato con l'intervento di entrambe le parti e racchiudente una convenzione (Cass. n. 5417/2014; contra Cass. S.U., 6877/2002). Il curatore del fallimento che agisca in rappresentanza del fallito, e non della massa dei creditori, non può provare per testimoni la simulazione della quietanza di pagamento rilasciata dal fallito alla controparte contrattuale (Cass. n. 7263/2013; contra Cass. n. 23318/2012). Qualora il creditore deduca in giudizio la falsità materiale di una quietanza, sul presupposto che il debitore, successivamente alla sottoscrizione non disconosciuta del creditore, abbia apposto la dicitura “a saldo di ogni avere”, è onere del sottoscrittore proporre querela di falso per fornire la prova dell'avvenuta contraffazione del documento ed interrompere il collegamento, quanto alla provenienza, tra dichiarazione e sottoscrizione (Cass. n. 6534/2013). L'emissione della quietanza per il capitale integra, secondo alcuni arresti giurisprudenziali, una presunzione iuris tantum di pagamento degli interessi, che pertanto può essere vinta dalla dimostrazione del fatto contrario (Cass. n. 3280/1994; Cass. n. 2245/1978). La contestazione concernente l'opponibilità della quietanza non costituisce un'eccezione in senso stretto (Cass. n. 15591/2018). Se il debitore adempie l'obbligazione nelle mani di un indicatario al pagamento, la quietanza rilasciata dal creditore costituisce prova dell'adempimento e della liberazione del debitore , ma non dimostra da sola che l'accipiens abbia restituito al creditore l'importo ricevuto (Cass. n. 14130/2024). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Buona fede nel diritto civile, in Dig. civ., 1988; Di Majo, Le modalità delle obbligazioni, Bologna-Roma, 1986; Di Majo, L'adempimento dell'obbligazione, Bologna 1993; Giorgianni, voce Obbligazione (diritto privato), in Nss. D.I., Torino, 1965; Nicolò, voce Adempimento (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1958; Rescigno, voce Obbligazioni (nozioni), in Enc. dir., Milano 1979; Rodotà, voce Diligenza (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1964; Romano, voce Buona fede (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1959; Rovelli, voce Correttezza, in Dig. civ., 1989; Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961. |