Codice Civile art. 1203 - Surrogazione legale.

Cesare Trapuzzano

Surrogazione legale.

[I]. La surrogazione ha luogo di diritto nei seguenti casi:

1) a vantaggio di chi, essendo creditore, ancorché chirografario, paga un altro creditore che ha diritto di essergli preferito in ragione dei suoi privilegi [2745 ss.], del suo pegno [2784 ss.] o delle sue ipoteche [2808 ss.];

2) a vantaggio dell'acquirente di un immobile che, fino alla concorrenza del prezzo di acquisto, paga uno o più creditori a favore dei quali l'immobile è ipotecato [2866];

3) a vantaggio di colui che, essendo tenuto con altri o per altri al pagamento del debito, aveva interesse di soddisfarlo [1299, 1949] (1);

4) a vantaggio dell'erede con beneficio d'inventario [484 ss.], che paga con danaro proprio i debiti ereditari [490 n. 2];

5) negli altri casi stabiliti dalla legge [756, 1259, 1762, 1776, 1780 2, 1796 2, 1916, 2036 3, 2871] (1).

(1) V. art. 37 3 r.d. 14 dicembre 1933, n. 1669.

Inquadramento

Nei casi espressamente previsti dalla norma opera la surrogazione ex lege, ossia di diritto. Secondo la dottrina prevalente, in presenza di tali fattispecie, la surrogazione legale opera in modo automatico, senza che sia indispensabile né il consenso del creditore né l'espressione della volontà del solvens di avvalersene (Buccisano, 75). Infatti, l'istituto si fonda su un collegamento di rapporti che, da un lato, è indipendente dal consenso del creditore e, dall'altro, implica l'acquisto del credito in favore del surrogante per il semplice fatto che sia eseguito il pagamento (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 69). Accanto ai casi espressamente regolati di surrogazione legale si pone l'ultima previsione che rinvia ai casi specificamente previsti dalla legge. Tale clausola di rinvio esclude l'interpretazione analogica delle altre ipotesi disciplinate e rende inammissibile qualsiasi ricostruzione in termini di surrogazione atipica (Magazzù, 1546). In senso contrario altro autore ha osservato che le ipotesi di surrogazione legale non sono tassative e sono suscettibili di applicazione analogica, poiché l'ampiezza delle prescrizioni stabilite esclude che si tratti di un istituto di natura eccezionale (Bianca, 351).

In senso contrario, secondo la giurisprudenza, affinché operi la surrogazione legale è necessaria una dichiarazione del solvens che esprima la volontà di surrogarsi al creditore. Questi è infatti titolare di un diritto potestativo che deve essere esercitato e portato a conoscenza degli interessati. Sicché la disposizione di cui all'art. 1203, in base alla quale la surrogazione legale ha luogo di diritto, va intesa nel senso che essa opera anche senza il consenso del creditore originario e del debitore, e non invece nel senso che la sua concreta attuazione possa prescindere dalla rituale domanda del terzo che ha pagato di volersi surrogare al creditore soddisfatto (Cass. n. 1997/1995). In senso contrario si è posto altro arresto giurisprudenziale, secondo cui, per effetto del meccanismo legale, non è richiesta la dichiarazione formale ed espressa del solvens di volersi surrogare, né il consenso del creditore soddisfatto alla surrogazione stessa (Cass. n. 6240/1981).

Il pagamento del creditore chirografario o postergato

La surrogazione legale si verifica quando un creditore del medesimo debitore paghi il credito di altro creditore che ha diritto di essergli preferito in ragione delle garanzie reali di cui gode: privilegi, pegno e ipoteca. Può trattarsi di ogni forma di privilegio prevista dalle leggi generali o speciali. Il credito di chi paga può anche essere illiquido. Il pagamento deve avvenire con denaro proprio di chi paga (in senso critico Prosperetti, in Tr. Res., 1999, 129). La norma trova applicazione anche quando si tratti di più creditori che hanno iscritto ipoteca sullo stesso bene a garanzia di crediti spettanti verso debitori diversi, proprietari successivi del medesimo bene ipotecato (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 71). L'interesse del creditore a soddisfare un altro creditore può essere variamente giustificato: acquisire un credito ad alto tasso di interesse, evitare una espropriazione prematura dell'immobile ipotecato, accedere ad un accordo transattivo. In ogni caso, è necessario che il credito soddisfatto goda di un privilegio di grado anteriore rispetto a quello del solvens, altrimenti verrebbe meno la ragione della preferenza accordata (Prosperetti, in Tr. Res., 1999, 128). La fattispecie si distingue dalla surrogazione del creditore perdente regolata dall'art. 2856, poiché in questa ultima ipotesi non vi è un pagamento ed inoltre il subingresso si realizza non nel credito ma nell'ipoteca, la quale garantirà un credito diverso da quello in favore del quale essa è stata all'origine concessa. Ancora, il subingresso nell'ipoteca determina la conferma del grado di cui era titolare il creditore perdente, mentre nel caso regolato dall'art. 1203, n. 1, il terzo subentra nel credito e nelle ipoteche con il grado che queste avevano (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 72).

Secondo la giurisprudenza, la surrogazione legale si verifica in tale fattispecie anche quando il pagamento sia effettuato in favore di soggetto diverso dal titolare del credito, che sia nondimeno abilitato a riscuoterlo (Cass. n. 471/1982).

Il pagamento dell'acquirente

La fattispecie si riferisce all'acquirente di un immobile che sia già proprietario, ma che non abbia ancora corrisposto, in tutto o in parte, il prezzo dell'acquisto. Il pagamento da questi eseguito in favore di uno dei creditori ipotecari, sino alla concorrenza del prezzo ancora dovuto, determina la surrogazione nel credito garantito dall'ipoteca sul proprio bene. E ciò allo scopo di evitare che, in caso di evizione, l'acquirente possa perdere sia il bene che il prezzo pagato. Pertanto, si ricade in un caso anomalo di ipoteca del proprietario ossia su cosa propria, che fa venir meno la funzione di garanzia dell'ipoteca. Nondimeno, a seguito del pagamento, l'ipoteca non si estingue per confusione, ma si crea piuttosto una situazione analoga a quella vantata dal terzo datore di ipoteca (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 74; contra Prosperetti, 129). Una volta che la surrogazione legale si sia realizzata, permangono il diritto dell'alienante a pretendere il corrispettivo e il diritto di credito a garanzia del quale è stata costituita l'ipoteca, che si trasferisce all'acquirente. Nel caso in cui l'alienante richieda il pagamento del prezzo, il solvens può sollevare l'eccezione di compensazione, con la conseguenza di estinguere i due crediti e l'annessa ipoteca. Quest'ultima si conserva solo nell'ipotesi in cui alla richiesta dell'alienante segua il pagamento del prezzo (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 75). Qualora l'acquirente effettui il pagamento sino alla concorrenza del prezzo, senza con ciò soddisfare per intero i creditori ipotecari, il giudizio ipotecario può proseguire sullo stesso bene acquistato. In questa procedura l'acquirente può far valere il credito in surrogazione nei limiti della somma corrisposta; tuttavia, tale credito non è ipotecario, bensì ordinario. Si tratta di un'applicazione particolare dell'ipotesi di surrogazione legale prevista dal n. 3, che può avvenire invece senza limitazioni; di contro, nella surrogazione dell'acquirente opera il limite del prezzo di vendita, il che permette comunque la surrogazione nel caso di pagamento parziale (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 91). La fattispecie si ritiene applicabile anche nel caso di acquisto di mobili registrati e di diritti diversi dalla proprietà, purché ipotecabili, come l'usufrutto o la servitù. Inoltre, la norma trova applicazione anche quando l'acquirente sia egli stesso creditore ipotecario e paghi sé stesso per compensazione. Si è ritenuto, altresì, che la norma possa essere a ragione richiamata nel caso di acquisto a non domino, purché avvenuto in buona fede o addirittura quando l'acquirente sia in mala fede (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 75). La fattispecie in esame si differenzia dal subingresso ipotecario disciplinato dall'art. 2866: nel primo caso, il pagamento dell'acquirente può avvenire sino alla concorrenza del prezzo, nel secondo si ha riguardo al soddisfacimento dell'intera pretesa creditoria; inoltre, nel subingresso ipotecario il terzo non subentra nel credito del creditore insoddisfatto, ma solo nell'azione ipotecaria.

Nella giurisprudenza di merito, si è ritenuto che, non essendo ipotizzabile una garanzia su un bene di proprietà dello stesso soggetto garantito, il subingresso riguarderebbe le ipoteche costituite su beni diversi dal bene alienato (App. Firenze 26 aprile 1966). Il pagamento del credito ipotecario a cura dell'acquirente non costituisce una condizione sospensiva per l'efficacia della surrogazione, ma un elemento costitutivo della stessa (Cass. n. 9051/1987). Pertanto, l'acquirente non può essere ammesso al passivo del fallimento del venditore condizionatamente al pagamento del credito ipotecario, non versandosi nelle ipotesi di credito condizionato previste dagli artt. 55 e 95 l. fall(per la nuova disciplina, v. l’art. 154  e art. 203 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”). Il pagamento effettuato dal terzo datore di ipoteca, dopo il fallimento del debitore, comporta la surrogazione ex lege del solvens nel diritto di credito e la trasmissione a suo favore dell'ipoteca spettante all'originario creditore (Cass. n. 8983/1992). Tuttavia, il solvens che abbia pagato i creditori ipotecari, allo scopo di far valere la surrogazione nei confronti del debitore fallito, deve proporre autonoma istanza di insinuazione al passivo (Cass. n. 6469/1998). Il proprietario di una parte del bene sul quale, prima della divisione, è stata iscritta ipoteca per garanzia del debito di un terzo, si surroga, con il pagamento del credito (al quale è tenuto, per il debitore, perché esposto all'azione esecutiva del creditore sul bene ipotecato) nei diritti del creditore verso i proprietari delle altre quote o parti del bene (originariamente unico) assoggettato al vincolo solo nella misura e nei limiti in cui avrebbe avuto diritto di regresso o di surroga nei confronti dei condebitori solidali e, perciò, esclusivamente per la parte di debito eccedente la quota di valore della sua proprietà rispetto all'intero e nei limiti della quota di valore della proprietà altrui; sia il regresso che la surrogazione, nei rapporti tra i condebitori solidali, operano, infatti, solo nei limiti della suddivisione del debito nei rapporti interni tra i condebitori (art. 1299) perché solo entro questi limiti il pagamento è eseguito anche nell'interesse specifico altrui (in quanto riduce o estingue l'obbligazione di altro o di altri condebitori nella misura derivante dalla suddivisione del debito nei rapporti interni ed indipendentemente dalla loro posizione verso il creditore) ed a questo principio non può sottrarsi la surrogazione ex lege di colui che è tenuto per altri al pagamento del debito, nei confronti degli altri responsabili del medesimo debito altrui, dato che anche questa (surrogazione) ha il suo fondamento nel medesimo presupposto (Cass. n. 3937/1995).

Il pagamento di colui che è tenuto con altri o per altri

La surrogazione legale è espressamente contemplata anche quando il pagamento sia eseguito da soggetto giuridico che sia tenuto con altri o per altri al pagamento del debito, purché ricorra l'interesse a soddisfare gli altri creditori. È tenuto con altri il condebitore solidale mentre sono tipiche figure di soggetti tenuti per altri quelle del terzo acquirente del fondo ipotecato (art. 2858), del terzo datore di ipoteca (artt. 2868 e 2871), del mandante di credito (art. 1958) e del fideiussore (artt. 1936 e 1948). L'interesse deve essere attuale al tempo del pagamento e deve rivestire i requisiti dell'individualità e della concretezza. In difetto di tali requisiti, la surrogazione non si perfeziona (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 79). Rientra in tale ipotesi di surrogazione il caso in cui il condebitore solidale paghi l'intero debito. Infatti, il debitore adempie il proprio obbligo estinguendolo e, al contempo, adempie l'obbligo degli altri debitori, subentrando nel relativo credito. Sicché il vincolo solidale cessa e l'obbligazione da solidale si tramuta in parziaria (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 82). Al subingresso nel credito si associa la nascita di un nuovo diritto di regresso che concorre con l'azione di surrogazione (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 83). In proposito, la dottrina ritiene che la surrogazione del coobbligato solidale opera esclusivamente nel caso in cui il solvens abbia adempiuto a titolo di garanzia e ciò perché l'estensione di tale previsione a casi ulteriori contrasterebbe con l'esigenza di parità di trattamento tra consociati (Andreani, 711). La forma di surrogazione in esame riguarda anche coloro che non siano personalmente obbligati con altri e per altri, ma che siano gravati da un vincolo che assoggetta un loro bene ad esecuzione forzata per un debito altrui, in modo che siano sottoposti all'alternativa tra adempiere tale debito e subire l'espropriazione. La fattispecie si realizza, inoltre, quando vi sia necessità di eseguire un'obbligazione altrui, come nel caso del committente che risarcisce il danno provocato dal commesso (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 79). Ancora, la dottrina evidenzia la distinzione tra regresso e surrogazione: solo il regresso può avere ad oggetto prestazioni infungibili; nel regresso sono dovuti gli interessi nella misura legale sin dal pagamento, nella surrogazione essi sono dovuti nella misura pattuita (Andreani, 710; Carpino, in Comm. S.B., 1988, 83); il surrogato subentra non solo nel diritto del precedente creditore ma anche nelle garanzie che lo assistevano, il che non accade nel regresso; il termine di prescrizione decorre dal momento in cui il diritto poteva essere fatto valere nella surrogazione, dal giorno del pagamento nel regresso (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 34). Il rapporto tra le due azioni è descritto talvolta in termini di complementarietà (Bianca, 364), talaltra in termini di sussidiarietà (Prosperetti, in Tr. Res., 1999, 129). Minoritario è invece l'orientamento secondo cui surrogazione e regresso sarebbero due aspetti del medesimo diritto, l'una rilevante in fase genetica e l'altro afferente alla fase attuativa (Ravazzoni, 359). Pertanto, il pagamento del fideiussore di cui all'art. 1949 e del terzo datore di ipoteca di cui all'art. 2869 ricadono in tale fattispecie di surrogazione legale (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 85). Nel senso che il regresso di cui agli artt. 1950 e 2871 non avrebbe autonomia e si identificherebbe in una applicazione specifica della surrogazione si è espresso un autore in dottrina (Andreani, 716). Si surrogano nel credito dell'amministrazione finanziaria quei soggetti che, nella veste di responsabili di imposta, abbiano pagato l'imposta stessa (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 108).

La surrogazione legale non si configura per il solo fatto di aver pagato il debito altrui, ma esclusivamente nel caso in cui colui che paga sia tenuto, con altri o per altri, al pagamento del debito, o sia comunque legato al debitore da un rapporto preesistente al pagamento, idoneo a giustificare l'esercizio dell'azione di regresso nei confronti del debitore (Cass. n. 2060/2010). Pertanto, la surrogazione legale, nell'ipotesi prevista dall'art. 1203, n. 3, opera anche a favore del coobbligato solidale e non è esclusa dal diritto di regresso verso gli altri condebitori, che è concesso in via alternativa (Cass. n. 12957/2021; Cass. n. 1744/1972). Il fatto che il solvens debba essere tenuto con altri o per altri al pagamento esclude che nella fattispecie rientri il caso del pagamento spontaneo del debito altrui (Cass. n. 2872/1976). Ai fini dell'operatività della surrogazione legale di cui all'art. 1203, n. 3, non è necessario, né che il surrogante sia tenuto al pagamento del debito in base allo stesso titolo del debitore surrogato, né che egli sia direttamente obbligato nei confronti dell'accipiens, richiedendo la norma soltanto che il surrogante abbia un interesse giuridicamente qualificato alla estinzione dell'obbligazione (Cass. n. 28061/2013). La valutazione circa l'esistenza dell'interesse concerne il merito ed è insindacabile in sede di legittimità (Cass. n. 1336/1967, in Giur. it., 1968, I, 1, 461). In ogni caso, tale forma di surrogazione legale opera solo dopo il pagamento fatto al creditore originario, costituendo l'adempimento dell'obbligazione altrui l'elemento concettualmente pregiudiziale del subingresso del terzo nella posizione del creditore soddisfatto. È pertanto inammissibile l'intervento nella procedura esecutiva prima del pagamento al terzo (Cass. n. 6885/2008, in Giur. it., 2008, 10, 2260, con nota di Ronco). L'esistenza dell'obbligo deve essere ancorata al tempo del pagamento, sicché è irrilevante l'eventuale successiva verifica della sua inesistenza (Cass. n. 3958/1988). L'obbligo può essere personale o propter rem. In tale ultimo caso l'interesse al pagamento discende dal vincolo cui è assoggettato il proprio bene e consiste nell'espropriabilità dello stesso a seguito dell'inadempimento del debito altrui (Cass. n. 3890/1977). Nel caso di pluralità di obbligazioni fideiussorie correlate ad interessi distinti (ipotesi diversa dalla cofideiussione) sussiste il diritto di surrogazione del fideiussore che adempie nei diritti già spettanti al creditore soddisfatto nei confronti degli altri fideiussori. In questo caso, però, a differenza della cofideiussione, il solvens subentra nel rapporto obbligatorio nella stessa posizione del creditore e con le stesse garanzie, con esclusione soltanto della propria quota e non solo nei limiti della quota di ciascun obbligato (Cass. n. 3575/1998). L'art. 1203, n. 3, trova applicazione anche all'istituto dell'avallo che ricade, infatti, nella categoria della fideiussione. Pertanto, l'avallante che ha pagato può subentrare nei diritti del creditore soddisfatto (Cass. n. 6451/2007; Cass. n. 4618/1998). La giurisprudenza più risalente si è espressa per la tesi secondo cui l'azione di regresso del debitore solidale è in sostanza un'azione di surrogazione (Cass. n. 1762/1982). Di seguito l'opinione è mutata: sicché, in tema di obbligazioni solidali, il regresso trova fondamento nella corresponsabilità ed é volto ad evitare l'ingiustificato depauperamento del solvens che ha adempiuto a titolo di garanzia; a quest'ultimo spetta, altresì, la surrogazione nei confronti del debitore garantito, caratterizzata da presupposti e contenuto diversi; ne discende che le relative azioni sono complementari pur se non cumulabili, potendo essere esercitate entrambe nei limiti in cui il regresso sia diretto ad ottenere quanto spettante in eccedenza rispetto al credito oggetto della vicenda successoria della surrogazione (Cass. n. 22860/2007). Fra le eccezioni opponibili al surrogato dai condebitori ricadono non solo quelle relative ai rapporti interni, ma anche quelle opponibili al creditore in relazione all'esistenza o all'entità del debito e che si concretano nella deduzione di fatti estintivi, limitativi o impeditivi (Cass. n. 4507/2001; Cass. n. 1818/1981). In tema di cessione del credito da rimborso Iva, il fideiussore che, ai sensi dell'art. 38-bis d.P.R. n. 633/1972, quale garante del diritto, spettante all'ufficio dell'imposta sul valore aggiunto, di ripetere le somme risultanti a credito del contribuente in sede di dichiarazione annuale, abbia pagato quanto preteso dall'amministrazione finanziaria in via di ripetizione a seguito dell'accertamento operato, è surrogato nei diritti e nelle azioni di cui godeva il creditore garantito anche nei confronti del cessionario dell'originario (ed infondato) credito di rimborso (Cass. n. 14772/2014). In tema di responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli, l'assicuratore, il quale abbia risarcito la vittima di un sinistro stradale causato da un minore privo di patente con il quale sia stato stipulato il contratto di assicurazione, non può esercitare, contro il genitore non stipulante, la rivalsa, ma può surrogarsi a norma dell'art. 1203, n. 3, nei diritti del danneggiato verso il predetto genitore, per far valere la responsabilità di questo, ai sensi dell'art. 2048, per i danni causati dal figlio (Cass. n. 17504/2010). Siffatta surrogazione legale opera anche nel caso in cui il datore di lavoro sia tenuto, in forza di una specifica previsione del contratto collettivo applicabile al rapporto, ad erogare al lavoratore la retribuzione integrale durante i periodi di assenza per infortunio sul lavoro (o — come nella specie — ad anticipare il trattamento per inabilità temporanea), sicché il datore di lavoro ha una ragione di rivalsa nei confronti dell'Inail limitatamente alla parte corrispondente all'indennità giornaliera per inabilità temporanea spettante al dipendente infortunatosi, anche se l'Inail non abbia chiesto al datore di lavoro di anticipare l'indennità suddetta ai sensi dell'art. 70 d.P.R. n. 1124/1965 (Cass. n. 22057/2004). Ed ancora, qualora il conduttore di un immobile, stante l'inerzia del locatore, abbia risarcito il terzo danneggiato dalle strutture murarie e dagli impianti in esse conglobati (nella specie per la caduta di un portone scorrevole), egli può rivalersi sul locatore in virtù del principio sancito dall'art. 1203, n. 3, atteso che la surrogazione legale opera anche nel caso in cui l'adempimento del terzo sia avvenuto in assenza di un obbligo giuridico, purché ricorra: l'interesse del solvens; il diritto al rimborso trovi titolo in un rapporto giuridico tra i due soggetti, preesistente al pagamento; venga esclusa la spontaneità dell'adempimento (Cass. n. 5245/2004). Di contro la S.C. ha puntualizzato che nella società in nome collettivo, così come in quella semplice, la responsabilità solidale e illimitata dei soci per le obbligazioni sociali è posta a tutela dei creditori della società e non di quest'ultima, sicché solo i creditori possono agire nei confronti dei soci per il pagamento dei debiti sociali e non anche la società, la quale a tale scopo non può nemmeno invocare la previsione dell'art. 1203, n. 3, in tema di surrogazione, applicabile solo nell'ipotesi di pagamento di un debito altrui (Cass. n. 6293/2014).

Il pagamento dell'erede beneficiato

La surrogazione legale opera anche quando l'erede che abbia accettato con beneficio d'inventario effettui con denaro proprio il pagamento di debiti ereditari al fine di evitare tempi lunghi ed aggravi di spesa che graverebbero sul compendio ereditario. La previsione ha una palese funzione recuperatoria: infatti, consente la reintegrazione del patrimonio dell'erede che abbia soddisfatto con proprie sostanze i debiti dell'eredità accettata con beneficio d'inventario. E ciò in ragione dell'appartenenza di due masse patrimoniali al medesimo soggetto. L'erede soddisfa un debito dell'eredità amministrata e non un debito proprio (Prosperetti, in Tr. Res., 1999, 130). Nei debiti ereditari deve essere compreso qualsiasi onere della successione. Nel caso in cui il pagamento sia eseguito dall'erede in misura superiore alla sua quota ereditaria, la surroga non opera per l'eccedenza (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 117). Tale surrogazione non spetta all'erede che sia decaduto dal beneficio d'inventario. Qualora l'erede beneficiato abbia corrisposto delle somme di denaro non dovute, l'erede può agire non già mediante la surroga, bensì in ripetizione (Carpino, in Comm. S.B., 1988, 114).

Gli altri casi previsti dalla legge

Si tratta di una norma in bianco, che fa rinvio ad altre norme sparse nell'ordinamento che contemplano specifiche ipotesi di surrogazione. Tra queste si citano: l'art. 756 in ordine al legatario che ha pagato il debito gravante sul fondo; l'art. 971 con riferimento al coenfiteuta affrancante che subentra al concedente, l'art. 1259 in merito alla posizione del creditore di prestazione divenuta impossibile che si surroga nel credito del terzo che ha causato l'impossibilità, norma che trova applicazione anche al deposito ai sensi dell'art. 1780; l'art. 1762 con riguardo al mediatore che subentra nei diritti del contraente allorché abbia taciuto il nome dell'altro contraente e tuttavia abbia dato esecuzione al contratto, l'art. 1796, comma 2, quanto al girante di nota di pegno che ha pagato il possessore; l'art. 1916, comma 1, in ordine al subentro dell'assicuratore che ha pagato l'indennità nei diritti dell'assicurato verso i terzi, l'art. 2036, comma 3, che prevede il subentro del solvens nei diritti del creditore nel caso di indebito soggettivo, quando la ripetizione non è ammessa; l'art. 2038, comma 1, in ordine alla surroga sul corrispettivo ancora non conseguito quando sia stato pagato l'indebito, ossia sia stata consegnata senza titolo una cosa e questa sia stata ricevuta in buona fede. Ulteriori disposizioni che prevedono specifiche ipotesi di surrogazione sono quelle in tema di surrogazione dell'avallante nei confronti dell'avallato e dell'impresa designata nei confronti del responsabile del sinistro (Carpino, 965; Prosperetti, in Tr. Res., 1999, 130).

La giurisprudenza ha evidenziato la distinzione, in tema di assicurazioni, tra il diritto di regresso, previsto dal comma 3 dell'art. 1910, che costituisce un diritto proprio dell'assicuratore, analogo (anche se non del tutto uguale) a quello che compete al condebitore solidale ai sensi dell'art. 1299, e il diritto di surroga di cui all'art. 1916, che costituisce, invece, una particolare applicazione del principio di cui all'art. 1203, n. 3, spetta all'assicuratore che abbia pagato l'indennizzo e comporta la sostituzione dello stesso nei diritti dell'assicurato verso i responsabili del danno. Il diverso fondamento dei due istituti esclude, quindi, che la cessione del diritto di regresso comprenda o possa estendersi ai diritti nascenti dalla surroga o viceversa (Cass. S.U., n. 9554/1997). Alla surrogazione legale per rinvio ai casi specifici stabiliti da puntuali disposizioni normative è altresì riconducibile il regresso a titolo di recupero dell'indennizzo pagato dall'impresa designata che abbia risarcito il danno nei casi di veicolo non identificato o non assicurato nei confronti del responsabile del sinistro, in tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile inerente alla circolazione dei veicoli (Cass. n. 15357/2006). La consapevolezza da parte del terzo di adempiere un debito altrui esclude inoltre la surrogazione legale di cui agli artt. 1203, n. 5, e 2036, comma 3, la quale, postulando che il pagamento sia riconducibile all'indebito soggettivo ex latere solventis, ma non sussistano le condizioni per la ripetizione, presuppone nel terzo la coscienza e la volontà di adempiere un debito proprio; pertanto, il terzo che abbia pagato sapendo di non essere debitore può agire unicamente per ottenere l'indennizzo per l'ingiustificato arricchimento, stante l'indubbio vantaggio economico ricevuto dal debitore (Cass. S.U., n. 9946/2009). Questa conclusione ha delle ripercussioni anche sotto il profilo processuale. Infatti, poiché la surrogazione contemplata dal combinato disposto degli artt. 1203, n. 5, e 2036, comma 3, postula un'indagine sull'elemento soggettivo del pagamento, consistente nella consapevolezza e nella volontà del solvens di pagare un debito altrui, ciò fa emergere un tema di discussione e di decisione nuovo e diverso, rispetto a quello derivante dall'applicazione dell'art. 1203, n. 3, con conseguente inammissibilità dell'introduzione di tale nuovo tema per la prima volta nel giudizio di cassazione, ove in precedenza sia stata invocata soltanto l'applicazione di quest'ultima disposizione (Cass. n. 17497/2008).

Bibliografia

Andreani, voce Regresso, in Enc. dir., Milano 1988; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Buccisano, La surrogazione per pagamento, I, Milano,1958; Carpino, voce Surrogazione (Pagamento con), in Nss. D. I., Torino, 1971; Magazzù, voce Surrogazione per pagamento, in Enc. dir., Milano 1990; Ravazzoni, voce Regresso, in Nss. D. I., Torino, 1968.

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