Codice Civile art. 1214 - Offerta secondo gli usi e deposito.

Cesare Trapuzzano

Offerta secondo gli usi e deposito.

[I]. Se il debitore ha offerto la cosa dovuta nelle forme d'uso anziché in quelle prescritte dagli articoli 1208 e 1209, gli effetti della mora [1210] si verificano dal giorno in cui egli esegue il deposito a norma dell'articolo 1212 [73 1, 77 att.], se questo è accettato dal creditore o è dichiarato valido con sentenza passata in giudicato.

Inquadramento

Mentre l'offerta formale assume autonoma rilevanza in quanto produce effetti propri, l'offerta secondo gli usi è semplice presupposto della liberazione del debitore, potendosi con essa attivarsi la procedura di deposito (Natoli-Bigliazzi Geri, 161). L'indicazione degli effetti della mora è impropria perché gli effetti della liberazione comprendono quelli della mora, che in tal modo risultano superati (Natoli-Bigliazzi Geri, 157; Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 234). A tale offerta dovrà seguire il deposito accettato dal creditore o dichiarato valido con sentenza passata in giudicato. L'offerta secondo le forme d'uso può essere eseguita anche da un terzo e dovrà essere indirizzata al creditore e al terzo legittimato a ricevere per suo conto. Una tesi espressa in dottrina reputa che tale forma di offerta possa riguardare anche le ipotesi in cui oggetto della prestazione sia un bene immobile (Giacobbe, 799).

La giurisprudenza rileva che l'offerta non formale della prestazione, effettuata con la citazione introduttiva del giudizio di primo grado dal contraente che agisca per l'adempimento di un contratto a prestazioni corrispettive, impedisce — se ingiustificatamente respinta — che il convenuto possa fondatamente sollevare la exceptio inadimpleti contractus (Cass. n. 4233/1975, in Giust. civ., 1976, I, 924, con nota di Triola). Nello stesso senso si sono posti altri arresti, secondo cui anche un'offerta non rituale e non seguita dal deposito, purché corrispondente all'effettivo ammontare delle somme dovute dal debitore, può essere pienamente idonea ad evitare le conseguenze dell'inadempimento, quali la risoluzione di un contratto o la decadenza (Cass. n. 1441/1970; Cass. n. 496/1953).

Le forme d'uso

In base ad un primo orientamento, l'offerta nelle forme d'uso si identifica con l'offerta non formale regolata dall'art. 1220, non essendo possibile rinvenire nella pratica alcun uso, normativo o negoziale, che prescriva requisiti diversi da quelli che la giurisprudenza applica all'offerta non formale. Altro divisamento sostiene invece che le due figure sono autonome, atteso che l'offerta non formale ha il solo effetto di evitare la mora debendi (Bianca, 406; Giacobbe, 798). Gli usi in questione fanno riferimento ai dettami della buona fede (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 235). In senso contrario, si argomenta dalla lettera dell'art. 1220, il quale, nel descrivere l'offerta non formale, esclude i requisiti di forma previsti dalla sezione in commento, ivi compresi quelli richiesti per l'offerta secondo gli usi (Natoli-Bigliazzi Geri, 162). Non si rientra negli usi normativi di cui all'art. 8 disp. prel., ma nelle semplici pratiche degli affari costanti e generalizzate in un determinato luogo o settore; devono essere, pertanto, escluse le prassi individuali in precedenza seguite dalle parti ex artt. 1340 e 1374 (Bianca, 407).

Gli arresti di legittimità hanno ritenuto che sia fatta secondo gli usi l'offerta di pagamento mediante assegno circolare (Cass. n. 5143/1986) nonché quella mediante vaglia postale (Cass. n. 3249/1973) o libretto di risparmio. Anche l'offerta nei modi di legge di cui all'art. 2932, comma 2, ai fini dell'esecuzione specifica dell'obbligo di contrarre, può essere effettuata nelle forme d'uso (Cass. n. 1915/1987), in specie attraverso l'invito del promissario, rivolto al promittente, di presentarsi davanti al notaio per la stipulazione del contratto definitivo (Cass. n. 16822/2003; Cass. n. 12516/1995; Cass. n. 641/1980). In definitiva, basta un'offerta costituita da una seria manifestazione della volontà di eseguire la controprestazione, espressa in qualsiasi modo che escluda dubbi sulla concreta intenzione della parte di adempiere; ne consegue che integra il presupposto di legge anche l'offerta della prestazione formulata con l'atto di citazione del promissario acquirente, sottoscritto dal procuratore (Cass. n. 26011/2010; Cass. n. 5151/2003).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Mora del creditore, in Enc. giur., Milano, 1990; Ghera-Liso, voce Mora del creditore (dir. lav.), in Enc. dir., Milano 1979; Giacobbe, voce Mora del creditore (dir. civ.), in Enc. dir., Milano, 1976; Falzea, L'offerta reale e la liberazione coattiva del debitore, Milano, 1947; Natoli-Bigliazzi Geri, Mora accipiendi e mora debendi, Milano, 1975.

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