Codice Civile art. 1229 - Clausole di esonero da responsabilità.

Cesare Trapuzzano

Clausole di esonero da responsabilità.

[I]. È nullo qualsiasi patto che esclude o limita preventivamente la responsabilità del debitore [1228, 2049] per dolo o per colpa grave [1490 2, 1579, 1681 2, 1694, 1713 2, 1785-quater, 1838 4; 641 c.p.].

[II]. È nullo altresì qualsiasi patto preventivo di esonero o di limitazione di responsabilità per i casi in cui il fatto del debitore o dei suoi ausiliari costituisca violazione di obblighi derivanti da norme di ordine pubblico [1580, 1681 2, 2087; 31 prel.].

Inquadramento

Creditore e debitore possono previamente concordare l'esclusione o la limitazione di responsabilità del debitore nel caso di inadempimento. Si tratta di clausola vessatoria, che ai sensi dell'art. 1341, comma 2, deve essere specificamente approvata per iscritto dalle parti. Tuttavia il patto è nullo qualora escluda o limiti la responsabilità del debitore per dolo o colpa grave ovvero costituisca violazione di obblighi derivanti da norme di ordine pubblico. In ogni caso la nullità della clausola non comporta la nullità dell'intero contratto ai sensi dell'art. 1419, poiché in tal caso la nullità del rapporto obbligatorio consentirebbe al debitore inadempiente di raggiungere ugualmente il risultato della irresponsabilità posto a fondamento della clausola nulla (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 485). È onere del debitore dimostrare che la clausola è applicabile e quindi che l'inadempimento è imputabile a colpa lieve (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 481). La nullità è stabilita imperativamente dalla norma e sotto tale profilo costituisce un limite all'autonomia negoziale (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 485). L'oggetto del patto nullo nei casi indicati concerne sia l'esclusione o la limitazione del risarcimento del danno, qualora vi sia inadempimento, sia le altre modificazioni convenzionali della responsabilità, come la limitazione della facoltà di recesso o di risoluzione del contratto o delle conseguenze che discendono dall'inadempimento. Qualora attraverso la clausola sia convenuto l'ammontare massimo del risarcimento, se il danno causato sia inferiore al limite stabilito, il debitore sarà tenuto per l'intero pregiudizio arrecato; se sia superiore, il debitore sarà obbligato a corrispondere la somma convenuta (Benatti, 399). Anche quando sia convenuta una clausola penale il debitore è responsabile oltre la penale, qualora l'inadempimento dipenda da dolo o colpa grave (Benatti, 400; Bianca, in Comm. S.B., 1988, 483).

L'operatività in concreto della clausola di esonero o limitazione di responsabilità deve essere provata dal debitore (Cass. n. 13434/2013; Cass. n. 1656/1981). Costituisce clausola valida quella con cui le parti esonerino il notaio che rediga un atto pubblico o una scrittura privata autenticata di compravendita immobiliare dal compimento delle visure catastali e ipotecarie allo scopo di individuare esattamente il bene e verificarne la libertà da pregiudizi (Cass. n. 25270/2009). È altresì valida la clausola di deroga alla decadenza del creditore ex art. 1957, atteso che essa aggrava, anziché limitare, la responsabilità del fideiussore, il quale assume la veste di debitore nel rapporto (unilaterale) di fideiussione (Cass. n. 4444/2002). Ancora, la S.C. ammette la clausola limitativa della responsabilità dell'ente gestore di scommesse o dei ricevitori autorizzati in mancanza della matrice, da qualunque causa dipendente, salvi i casi di dolo o colpa grave, purché non violi obblighi derivanti da norme di ordine pubblico (Cass. n. 9602/1999). Quanto alla clausola penale di consistenza irrisoria, l'intento elusivo dei limiti previsti per la validità della clausola di esonero da responsabilità può essere desunto, non già dal raffronto tra la misura della penale e l'entità del danno poi, in concreto, verificatosi, ma — dovendosi ricostruire, in parte qua, la volontà dei contraenti con riguardo al suo momento genetico — tra la misura della penale e l'entità presumibile dell'eventuale, futuro danno da risarcire, ricostruibile secondo una prognosi ex post (Cass. n. 7061/1997).

Di recente, la S.C. ha affermato che, in tema di responsabilità per i danni subiti da un paziente ricoverato presso una RSA, anche se la struttura ha accettato il ricovero della persona palesando i propri deficit organizzativi, essa è tenuta ad assolvere con diligenza gli obblighi di sorveglianza e protezione nei suoi confronti, salva la prova dell'impossibilità oggettiva non imputabile della prestazione ad essa richiesta in base al contratto di ricovero, essendo nulla una pattuizione che escluda o limiti la responsabilità della struttura per colpa grave (Cass. n. 13037/2023).

La violazione dell'ordine pubblico

La disposizione in commento sancisce altresì la nullità dei patti preventivi di esonero o limitazione di responsabilità qualora essi implichino violazione delle norme di ordine pubblico. Per obblighi derivanti da norme di ordine pubblico si intendono in linea generale gli obblighi diretti a soddisfare interessi la cui garanzia giuridica risponde ad esigenze fondamentali della società civile, tra cui gli obblighi che concernono la salvaguardia del creditore nella sua integrità fisica e morale e nei suoi rapporti familiari, gli obblighi che attengono all'esercizio di uffici pubblici e privati, gli obblighi sanzionati penalmente o derivanti dalla violazione di norme penali. Sicché sono nulle, quand'anche si riscontri la mera colpa lieve, le clausole di esonero da responsabilità per danni alla persona. Pertanto la clausola dell'ordine pubblico costituisce un limite invalicabile del patto privato e ricomprende in sé sia l'istanza di difesa della persona sia l'esigenza di protezione dell'interesse generale. Rappresentano applicazioni specifiche di tale divieto gli artt. 1580,1681,1785-quater, 1838, comma 4, le deroghe alla responsabilità dell'appaltatore exart. 1669 o alla responsabilità del debitore per inadempimento conseguente a reato (Benatti, 401).

Secondo la giurisprudenza la tutela della salute rileva come norma di ordine pubblico, la cui violazione espone l'obbligato (anche ex contractu) al risarcimento, nonostante qualsiasi patto preventivo di esclusione o di limitazione della responsabilità (Cass. n. 19744/2014; Cass. n. 915/1999).

Le figure affini ma distinte

La clausola regolata dalla norma è eterogenea sia rispetto alla clausola volta ad individuare l'oggetto del contratto, salvo che non si tratti di clausola diretta a celare una clausola di esonero (Benatti, 403), sia dal patto di manleva, attraverso il quale si trasferisce l'onere economico del danno su un terzo (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 489). In quest'ultima fattispecie, qualora si tratti di illeciti dolosi resta comunque obbligato anche il danneggiante (Benatti, 403). Viceversa rientra nella clausola di limitazione di responsabilità il patto che fissa un valore massimo delle cose depositate in cassetta di sicurezza o che obbliga il cliente a non depositarle oltre un certo valore, con l'effetto che esso è invalido se non approvato per iscritto e se stabilito oltre il limite della colpa lieve (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 484).

Anche secondo la giurisprudenza le clausole di esonero o limitazione di responsabilità si distinguono dalle clausole che delimitano l'oggetto del contratto (Cass. n. 1129/1976), che non esigono la specifica approvazione per iscritto (Cass. n. 1910/1975). Segnatamente, attengono all'oggetto del contratto le clausole che riguardano il contenuto ed i limiti della garanzia assicurativa come la previsione che la riparazione avvenga in forma specifica (Cass. n. 11757/2018) o la fissazione del termine di durata massima (Cass. n. 27881/2017), e pertanto specificano il rischio garantito (Cass. n. 8235/2010). Ancora la S.C. ha sostenuto che il patto di manleva, con il quale si trasferiscono le conseguenze risarcitorie dell'inadempimento in capo ad un altro soggetto che garantisce il creditore, con obbligo del garante di tenerne indenne il manlevato, è contratto atipico, fonte di un autonomo rapporto giuridico sostanziale, non disciplinato dall'ordinamento (Cass. n. 13613/2013). Sicché non può ritenersi vietata dall'art. 1229, ed è quindi valida, la clausola di manleva con la quale l'appaltante riversi sull'appaltatore gli obblighi derivanti dalla propria responsabilità nei confronti di terzi — e ciò qualunque sia il suo grado di colpa ed anche nell'ipotesi che la stessa si concreti nella violazione di norme di legge — a condizione, però, che l'assuntore di tali obblighi vi abbia un interesse (Cass. n. 15891/2001; Cass. n. 6267/1988). Tuttavia, tale patto di manleva opera esclusivamente nei rapporti fra i contraenti, alla stregua dei principi generali sull'efficacia del contratto fissati dall'art. 1372, con la conseguenza che non può vincolare il terzo a dirigere verso l'una, anziché verso l'altra parte, la pretesa nascente dal fatto illecito occasionato dall'esecuzione del contratto (Cass. n. 20840/2022; Cass. n. 2363/2012). E allo stesso modo non è nullo il patto di manleva, con cui il fornitore assume, a favore e nei confronti del concedente, la responsabilità per danni derivanti da vizi e difetti del bene oggetto di leasing — contratto trilaterale — esonerandolo, anche per colpa grave, dal corrispondente obbligo verso l'utilizzatore, perché il conferimento a questi della conseguente azione nei confronti del mallevatore rientra nell'autonomia contrattuale, e risponde all'interesse del fornitore, normalmente produttore del bene, con il quale solitamente è l'utilizzatore a svolgere le trattative e la fase esecutiva del contratto, mentre il concedente interviene per il pagamento del prezzo corrispettivo (Cass. n. 2265/1998). In tema di contratto bancario per il servizio delle cassette di sicurezza, la clausola negoziale che disponga che l'uso delle cassette è concesso per la custodia di cose di valore complessivo non superiore ad un certo limite e che comporti l'obbligo dell'utente di non conservare nella cassetta medesima cose aventi nell'insieme valore superiore a detto importo, in correlazione con altra che, in caso di risarcimento del danno verso l'utente, imponga di tenere conto della clausola precedentemente indicata, va qualificata come attinente alla limitazione della responsabilità. Ne consegue che, essendo tale clausola valida nei limiti di cui all'art. 1229, comma 1, la banca è tenuta a rispondere soltanto per dolo o per colpa grave, operando l'esonero da responsabilità in caso di colpa lieve anche per l'ipotesi di furto, pur in mancanza di prova del caso fortuito (Cass. n. 28314/2011; Cass. n. 20948/2009; Cass. n. 13051/2008; Cass. n. 14462/2004; Cass. n. 3389/2003).

L'applicabilità all'illecito aquiliano

La previsione non trova diretta applicazione in ambito extracontrattuale sicché la responsabilità aquiliana non può essere esclusa in via convenzionale neanche per colpa lieve e tanto perché le norme che disciplinano l'illecito sono previste a tutela dell'ordine pubblico. Secondo un diverso orientamento la norma troverebbe applicazione anche nella materia extracontrattuale, con l'effetto che la clausola sarebbe comunque nulla qualora escluda o limiti la responsabilità per dolo o colpa grave (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 478). Un'ulteriore impostazione della dottrina ammette il patto di esonero o limitazione di responsabilità aquiliana purché gli interessi perseguiti siano meritevoli di tutela ai sensi dell'art. 1322 (Benatti, 402) e sempre che la clausola non contrasti con norme di ordine pubblico, come accade quando siano sacrificati diritti indisponibili. Sotto questo aspetto un simile patto ben potrebbe sacrificare meri diritti patrimoniali (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 478).

Per l'applicabilità della clausola di esonero o limitazione anche all'ambito extracontrattuale propende la giurisprudenza (implicitamente Cass. n. 16637/2008; Cass. n. 2240/1968).

L'applicabilità per il fatto degli ausiliari

La clausola di esonero o limitazione di responsabilità è nulla anche quando riguardi il fatto doloso o gravemente colposo degli ausiliari (Benatti, 401), salvo che il terzo non si sia obbligato in proprio verso il creditore (Bianca, in Comm. S.B., 1988, 487).

Anche la S.C. prevede espressamente tale estensione al fatto degli ausiliari sicché è nullo il patto di esonero da responsabilità per fatto doloso o gravemente colposo degli ausiliari (Cass. n. 20808/2010; Cass. n. 2938/1975, in Giust. civ. 1975, I, 1854).

Le limitazioni legali

L'art. 1229 non si può applicare alle ipotesi in cui siano particolari disposizioni di legge riferite a specifici rapporti a stabilire limitazioni di responsabilità anche in caso di dolo o colpa grave. Ma in senso contrario si è ritenuto che, ai sensi dell'art. 1229, sarebbe comunque nulla la limitazione di responsabilità prevista da disposizioni speciali nel caso di dolo del debitore, quando tali disposizioni non contengano un'espressa deroga all'applicazione dell'art. 1229 (Benatti, 400).

Secondo la giurisprudenza il divieto sancito dall'art 1229 di preventiva esclusione o limitazione della responsabilità del debitore nei casi di dolo o colpa grave è riferibile, configurandosi come una limitazione dell'autonomia negoziale delle parti, unicamente ai patti da queste liberamente stipulati e, perciò, non trova applicazione allorché analoghe esclusioni o limitazioni siano stabilite da particolari disposizioni legislative (Cass. n. 6197/1979).

Bibliografia

Barassi, Teoria generale delle obbligazioni, III, Milano, 1964; Benatti, La costituzione in mora del debitore, Milano, 1968; Betti, Teoria generale delle obbligazioni, I, Milano, 1953; Cottino, L'impossibilità sopravvenuta della prestazione e la responsabilità del debitore. Problemi generali, Milano, 1955; Franzoni, Colpa presunta e responsabilità del debitore, Padova, 1988; Giorgianni, L'inadempimento, Milano, 1975; Mengoni, voce Responsabilità contrattuale, in Enc. dir., 1988; Natoli-Bigliazzi Geri, Mora accipiendi e mora debendi, Milano, 1975; Osti, voce Impossibilità sopravveniente, in Nss. D. I., 1962; Realmonte, voce Caso fortuito e forza maggiore, in Dig. civ., 1988; Santoro, La responsabilità contrattuale: il dibattito teorico, in Contr. e impr. 1989; Trimarchi, Risarcimento del danno contrattuale ed extracontrattuale, Milano, 1984.

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