Codice Civile art. 1231 - Modalità che non importano novazione.

Cesare Trapuzzano
aggiornato da Rossella Pezzella

Modalità che non importano novazione.

[I]. Il rilascio di un documento o la sua rinnovazione, l'apposizione o l'eliminazione di un termine [1183] e ogni altra modificazione accessoria dell'obbligazione non producono novazione [1823 2].

Inquadramento

Il mero rilascio di un documento relativo al rapporto obbligatorio ovvero la rinnovazione di un documento pregresso o ancora l'apposizione di un termine del rapporto o la sua eliminazione e in generale ogni modificazione accessoria dell'obbligazione che non implichi mutamento del titolo o dell'oggetto non determinano l'estinzione per novazione. In ragione del rinvio ad ogni altra modifica accessoria, si evince che l'elenco di cui alla disposizione non è tassativo ma ha valore esemplificativo (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 104; Rescigno, 436). In specie il rilascio o la rinnovazione di un documento sono in sé espressione di un intento confermativo e non novativo del rapporto originario. Non importa novazione la fissazione o, in generale, la modificazione delle mere modalità esecutive del rapporto (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 105; Magazzù, 812), fra cui la variazione del canone di locazione, la modificazione del prezzo di vendita, l'emissione o la trasmissione o la rinnovazione di assegni e cambiali, salvo che non si verifichi la ricorrenza dell'animus novandi, il rafforzamento dell'obbligazione mediante la costituzione di una garanzia reale o personale, la sostituzione della res fungibile oggetto della prestazione con altra appartenente allo stesso genere, la precisazione del corrispettivo, l'apposizione o la modificazione di clausole relative al tasso degli interessi o alle garanzie prestate, la modifica della fonte dell'obbligazione (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 350; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 105).

La giurisprudenza ha qualificato come modificazioni accessorie del rapporto obbligatorio, come tali inidonee a determinare una novazione, quelle che incidono in via esclusiva sulle modalità esecutive (Cass. n. 2396/1976; Cass. n. 999/1971; Cass. n. 2133/1970). Tra esse si annovera il mero trasferimento del conto corrente bancario da un'agenzia ad un'altra dello stesso istituto (Cass. n. 4730/2001).

La valutazione della natura accessoria delle modifiche

La natura accessoria delle modifiche del rapporto obbligatorio deve essere valutata in concreto, a fronte della specifica obbligazione a cui esse attengono. A contrario sono accessorie le modifiche non essenziali, ossia che ai sensi dell'art. 1230 non comportano mutamento dell'oggetto o del titolo. Ne consegue che devono considerarsi accessorie quelle modifiche che non incidono sull'identità strutturale e funzionale dell'obbligazione. Siffatto criterio di valutazione in concreto è valevole anche quando la modifica consista nell'apposizione di una condizione (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 106). Secondo altra opinione, la condizione incide sul negozio, e non soltanto sulle obbligazioni che ne derivano, sicché la previsione successiva di una condizione si traduce in una rinnovazione del negozio (Rescigno, 437). L'introduzione di un modus o onere deve ritenersi una modificazione accessoria, la cui postuma apposizione o soppressione non può mai determinare novazione (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 106). Diversamente, con riguardo all'obbligazione in cui il modus consiste, il mutamento del relativo oggetto può integrare una novazione (Perlingieri, in Comm. S. ., 1988, 106). Il termine è espressamente contemplato dalla disposizione come modificazione accessoria, la cui apposizione o eliminazione, ma anche la proroga (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 104; Di Prisco, 350), non determina novazione. Si intende fare riferimento al termine di adempimento e non a quello di efficacia del negozio (Rescigno, 436; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 109). Un autore osserva che anche la modifica del termine (apposizione, eliminazione, differimento, anticipazione), in relazione all'oggetto della prestazione o al titolo dell'obbligazione specifica, potrebbe fondare una novazione, appunto quando detto termine sia intimamente legato alla prestazione o alla causa dell'obbligazione tanto da implicare anche il mutamento di queste ultime (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 110).

In senso contrario la giurisprudenza rileva che il termine a cui la disposizione si riferisce è anche il termine di efficacia del negozio giuridico (Cass. n. 5651/1984), che in ogni caso non può determinare novazione, come accade quando sia prorogato il termine di scadenza della locazione (Cass. n. 6680/1998) o il termine di restituzione della somma data a mutuo (Cass. n. 20906/2004).

La novazione voluta per modifiche accessorie

Secondo una parte della dottrina, le parti possono dar vita ad una novazione, nel rispetto del principio di autonomia contrattuale, all'esito di un'espressa manifestazione di volontà rivolta a tale fine, anche qualora apportino una mera modificazione accessoria al rapporto ovvero possono escludere la novazione, sempre nel rispetto di tale principio, qualora apportino una modificazione essenziale, operando le disposizioni di cui agli artt. 1230 e 1231 solo in via interpretativa residuale quando difetti un'esplicita volontà sul punto (Buccisano, 31). Ma secondo l'indirizzo prevalente, in presenza di una mera modificazione accessoria è escluso che la volontà delle parti possa dar luogo ad una novazione per carenza di un presupposto oggettivo (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 104; Rescigno, 436). Controverso è invece in dottrina se l'accordo delle parti possa escludere la novazione pur quando ricorra una modifica essenziale del titolo o dell'oggetto (in senso contrario Perlingieri, 104; in senso favorevole Rescigno, 436).

Anche la giurisprudenza esclude categoricamente che in mancanza di un mutamento del titolo o dell'oggetto la mera volontà delle parti possa surrogare tale carenza e dare luogo comunque ad una novazione (Cass. n. 3240/1990). Per converso la successiva modificazione di un elemento essenziale costituisce ex se novazione del contratto originario, restando in tal caso inapplicabile (per il carattere non accessorio ma essenziale degli stessi elementi) la disposizione dell'art. 1231, indipendentemente dalla conforme volontà delle parti (Cass. n. 3266/1989). 

Di recente, la S.C. ha affermato che il mutamento del termine di scadenza o dell'ammontare del canone, pur non essendo di per sé sufficiente ad integrare la novazione del rapporto, trattandosi di modificazione accessoria, non esclude che, ove il nuovo contratto si caratterizzi per tali modifiche, l'animus e la causa novandi possano essere desunti aliunde, mediante la valorizzazione di significativi elementi idonei a rappresentare la comune intenzione delle parti a dare al rapporto un assetto totalmente nuovo, al contempo estinguendo quello precedente, in funzione di significativi e specifici interessi di entrambe che altrimenti non avrebbero potuto trovare uguale soddisfazione nel preesistente rapporto (Cass. n. 34071/2023).

Bibliografia

Barassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Buccisano, La novazione oggettiva e i contratti estintivi onerosi, Milano 1968; De Lorenzi, voce Compensazione, in Dig. civ. 1988; Favero, voce Confusione, in Enc. dir., Milano 1961; Giacobbe-Guida, Remissione del debito (diritto vigente), in Enc. dir., Milano 1988; Magazzù, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1978; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Rescigno, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1965; Schlesinger, voce Compensazione, in Nss. D. I., Torino, 1959; Tilocca, voce Remissione del debito, in Nss. D.I., Torino 1968.

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