Codice Civile art. 1237 - Restituzione volontaria del titolo.

Cesare Trapuzzano

Restituzione volontaria del titolo.

[I]. La restituzione volontaria del titolo originale del credito, fatta dal creditore al debitore, costituisce prova della liberazione [2726] anche rispetto ai condebitori in solido [1301].

[II]. Se il titolo del credito è in forma pubblica [2699], la consegna volontaria della copia spedita in forma esecutiva [2714; 475 c.p.c.] fa presumere la liberazione, salva la prova contraria.

Inquadramento

La remissione reale prevista dalla norma, ossia che si realizza mediante la consegna del titolo che attesta o incorpora il credito dal creditore al debitore, rappresenta l'ipotesi più diffusa di remissione tacita. Essa estende i suoi effetti anche ai condebitori solidali (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 306). Quando la restituzione riguardi il titolo originario, il legislatore configura una presunzione assoluta di liberazione; quando avvenga mediante consegna della copia spedita in forma esecutiva di un titolo redatto in forma pubblica, il legislatore sancisce una presunzione relativa di liberazione, che ammette la prova contraria. Ma secondo un orientamento anche nella fattispecie regolata dal comma 1, benché la restituzione del titolo sia stata volontaria, e quindi non appaia inficiata da violenza o dolo, comunque il creditore potrebbe dimostrare che essa è avvenuta in un contesto di univoca esclusione della volontà di rimettere il credito, come può accadere quando la restituzione sia accompagnata dalla dichiarazione dell'affidamento del documento in custodia allo stesso debitore (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 239). Siffatta prova contraria è per converso espressamente prevista dalla fattispecie delineata dal comma 2, in cui si pone la questione relativa all'ammissibilità della dimostrazione, a cura del creditore, dell'errore circa il significato giuridico attribuito dalla norma alla restituzione della copia (in senso favorevole Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 241). Tale possibilità è invece pacificamente preclusa per l'ipotesi del comma 1. La disposizione in esame si riferisce ad una presunzione di remissione, non già di pagamento.

Comunque il creditore può dedurre e dimostrare la diversa causale del possesso del titolo in favore del debitore (Cass. S.U., n. 7503/1986). Il titolo a cui allude la norma deve documentare l'esistenza del diritto in tutti i suoi elementi, non bastando la consegna di un documento contenente la prova di uno degli elementi del credito (Cass. n. 4888/1978). Così la consegna di ricevute bancarie insolute da parte del creditore al debitore non può essere apprezzata come prova della liberazione poiché tali ricevute non costituiscono il titolo originario del credito, ma solo una modalità del rapporto tra la banca e il creditore per la riscossione del credito verso terzi ed assumono la natura di quietanza solo dopo che la banca abbia in esse attestato l'avvenuto pagamento del debito (Cass. n. 4014/1995).

La restituzione volontaria

La fattispecie descritta dalla disposizione inerisce alla consegna volontaria del titolo sicché il semplice possesso del titolo in favore del debitore non costituisce circostanza sufficiente per poter presumere la liberazione (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 241; Giacobbe-Guida, 768). Ma in senso contrario altro autore evidenzia che tale possesso giustifica una presunzione relativa di liberazione (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 308). Il debitore che volontariamente prenda in consegna il titolo, nel contesto di una condotta che esprima l'intenzione di estinguere il vincolo obbligatorio, consuma il diritto di proporre opposizione alla remissione, venendo altrimenti contra factum proprium (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 240). In entrambe le ipotesi enucleate dalla disposizione la volontarietà della restituzione non implica la consapevolezza dell'effetto che ad essa consegue. Deve però ricorrere la volontà di spogliarsi definitivamente del titolo nella consapevolezza dell'esistenza del credito. Secondo altro orientamento nell'ipotesi di cui al comma 2 l'effetto remissorio è subordinato, oltre che alla volontarietà della restituzione della copia esecutiva, anche all'intenzione di rimettere il debito (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 245). In linea generale la prova della remissione tacita è sottoposta alle regole circa le prove dei contratti; con specifico riguardo alla remissione reale grava sul debitore l'onere di provare la volontarietà della restituzione del titolo da parte del creditore (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 307). La remissione mediante restituzione del titolo può essere impugnata per incapacità, violenza o dolo e nel solo caso regolato dal comma 1 anche per qualsiasi errore diverso da quello relativo all'effetto giuridico del proprio agire. Così, qualora sussistano più crediti verso il medesimo debitore, può essere impugnata la consegna di un titolo relativo ad un'obbligazione di consistente valore avvenuta per errore, a fronte di altra obbligazione di valore irrisorio di cui si intendeva restituire il titolo.

In senso contrario la giurisprudenza osserva che il possesso del titolo da parte del debitore fonderebbe in ogni caso una presunzione, sebbene iuris tantum, addirittura di pagamento (Cass. n. 3130/2018; Cass. n. 13462/2010; Cass. n. 4729/1997; Cass. n. 5397/1991; Cass. n. 6543/1982). Si rileva altresì che la restituzione volontaria dal creditore al debitore del titolo originale del credito vale come liberazione dall'obbligazione in conformità alla valutazione legale tipica del suddetto comportamento prevista dalla norma, a condizione che il debitore provi la volontarietà della restituzione effettuata dal creditore o da persona ad esso riferibile (Cass. n. 1455/2015). La mera assunzione dell'obbligo di restituzione del titolo, non accompagnata dall'effettiva restituzione, non importa la remissione (Cass. n. 7717/2000; Cass. n. 5646/1994).

In tema di cambiale garantita da ipoteca, fra i soggetti che cumulano la veste di parti del rapporto cartolare e di parti del rapporto sottostante, in particolare tra emittente e primo prenditore del titolo cambiario, la restituzione quietanzata delle cambiali comporta l'estinzione dell'obbligazione causale e quindi della garanzia ipotecaria che a quest'ultima è collegata per accessorietà ( Cass. n. 15240/2022 ).

In tema di cambiale garantita da ipoteca, fra i soggetti che cumulano la veste di parti del rapporto cartolare e di parti del rapporto sottostante, in particolare tra emittente e primo prenditore del titolo cambiario, la restituzione quietanzata delle cambiali comporta l'estinzione dell'obbligazione causale e quindi della garanzia ipotecaria che a quest'ultima è collegata per accessorietà ( Cass. n. 15240/2022 ).

Bibliografia

Barassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Buccisano, La novazione oggettiva e i contratti estintivi onerosi, Milano 1968; De Lorenzi, voce Compensazione, in Dig. civ., 1988; Favero, voce Confusione, in Enc. dir., Milano 1961; Giacobbe-Guida, Remissione del debito (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Magazzù, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1978; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Rescigno, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1965; Schlesinger, voce Compensazione, in Nss. D. I., Torino, 1959; Tilocca, voce Remissione del debito, in Nss. D. I., Torino, 1968.

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