Codice Civile art. 1241 - Estinzione per compensazione.

Cesare Trapuzzano
aggiornato da Rossella Pezzella

Estinzione per compensazione.

[I]. Quando due persone sono obbligate l'una verso l'altra, i due debiti si estinguono per le quantità corrispondenti, secondo le norme degli articoli che seguono (1).

(1) V. art. 56 r.d. 16 marzo 1942, n. 267 e d.lg. 8 luglio 1999, n. 270.

Inquadramento

L'estinzione, parziale o totale, delle obbligazioni per compensazione, allo scopo di evitare due distinti adempimenti (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 268), esige una dichiarazione del debitore che opponga in compensazione il suo credito con effetto retroattivo al momento della coesistenza dei crediti reciproci. Detti crediti devono essere omogenei, liquidi ed esigibili, ossia deve trattarsi di crediti civili non soggetti a termine salvo il termine di grazia condizione sospensiva ed eccezione di inadempimento (Schlesinger, 723; De Lorenzi, 69). È invece passibile di compensazione il credito sottoposto a condizione risolutiva, ma qualora si avveri l'evento dedotto in condizione si determina la caducazione dell'effetto compensativo (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 299). I rispettivi rapporti devono riferirsi a patrimoni distinti ed autonomi; non è invece necessaria la dualità dei soggetti titolari dei patrimoni, ben potendo realizzarsi la compensazione se i due patrimoni distinti ed autonomi facciano capo al medesimo soggetto, come accade nel caso dell'erede che abbia accettato con beneficio d'inventario (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 259). L'efficacia estintiva della compensazione legale è immediata benché non sia rilevabile d'ufficio. Secondo altra impostazione la compensazione deve essere ricostruita come effetto dell'esercizio di un diritto potestativo. La compensazione è un modo di estinzione dell'obbligazione di natura satisfattiva; attraverso il suo esercizio il compensante, per un verso, si libera con effetti solutori del proprio debito e, per altro verso, si cautela contro il rischio dell'insolvibilità del proprio creditore-debitore, cui oppone l'eccezione.

È possibile la compensazione legale di crediti e debiti facenti capo ad un privato, da un lato, e a differenti amministrazioni dello Stato, dall'altro, sul presupposto che l'autonomia amministrativa e contabile dei vari rami dell'amministrazione non elimina il carattere unitario della personalità dello Stato (Cass. n. 4035/1974). Difetta invece il requisito della reciprocità delle obbligazioni tra il debito del soggetto che, a seguito di revocatoria fallimentare, sia tenuto alla restituzione di una somma ricevuta in pagamento dal fallito, il quale sorge nei confronti della massa dei creditori con la sentenza di accoglimento della domanda di revoca, e i crediti vantati verso il fallito, ancorché ammessi al passivo (Cass. n. 17338/2015).

L'eccezione di compensazione

La dichiarazione di volersi valere della compensazione può essere svolta nel processo o fuori del processo (Schlesinger, 724). Qualora si tratti di dichiarazione stragiudiziale di compensazione risultante dagli atti del processo in seguito instaurato, il giudice potrà accertare la compensazione senza formale eccezione sulla base della ricorrenza dei rispettivi presupposti al tempo della dichiarazione stragiudiziale (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 278). Tale dichiarazione stragiudiziale costituisce atto unilaterale recettizio a contenuto patrimoniale. Essa può essere inserita in un testamento, ma non può essere sottoposta a condizione o termine.

Essa presuppone pur sempre che una delle parti dichiari di volersene avvalere, così esercitando un diritto potestativo, il quale postula che valutando liberamente il proprio interesse all'adempimento, la parte predetta decida di determinare l'estinzione dei debiti contrapposti dal giorno della loro coesistenza (Cass. n. 23948/2018). Si tratta di eccezione in senso stretto, purché riferita ad un rapporto obbligatorio diverso da quello che forma oggetto del giudizio. Pertanto, poiché il regime di preclusioni introdotto nel rito civile ordinario deve ritenersi inteso non solo a tutela dell'interesse di parte, ma anche dell'interesse pubblico al corretto e celere andamento del processo e alla sua spedita definizione, l'eccezione di compensazione non può essere proposta, dopo la prima udienza di trattazione, nel termine assegnato dal giudice ai sensi dell'art. 183 c.p.c. (Cass. n. 6532/2006). Per l'effetto è tardiva l'eccezione sollevata per la prima volta in sede di gravame (Cass. n. 9154/2013).  Tuttavia, essa, ove si fondi su un fatto costitutivo verificatosi dopo la scadenza delle preclusioni processuali, è ammissibile e può essere valutata dal giudice, previa applicazione dell'istituto della rimessione in terminiex art. 153 c.p.c. (Cass. n. 19395/2024).La compensazione può essere opposta in sede giudiziale sia in forma di semplice eccezione sia quale domanda riconvenzionale (Cass. n. 538/1997; Cass. n. 9525/1992). Non è richiesto l'uso di formule sacramentali, ma è invece sufficiente che una volontà in tal senso risulti inequivocabilmente dalla condotta difensiva della parte (Cass. n. 10335/2014; Cass. n. 7257/2006; Cass. n. 391/2006). 

La compensazione propria o impropria non può essere eccepita in sede di opposizione all'esecuzione laddove le reciproche pretese delle parti derivano dal medesimo titolo esecutivo giudiziale, che le ha tenute distinte emettendo separate condanne reciproche, perché esse sono state ritenute comunque non suscettibili di reciproca elisione in sede di cognizione; in questo caso è possibile e necessario proporre l'impugnazione della sentenza costituente titolo esecutivo al fine di ottenere il riconoscimento della compensazione (Cass. n. 31130/2023).

L'adempimento dell'obbligazione compensabile

Qualora l'obbligazione in stato di compensabilità sia adempiuta, essa non è ripetibile. Sicché rimane intatto il diritto all'adempimento del controcredito, escludendo che si possa far valere la compensazione quale eccezione necessaria per l'estinzione dell'obbligo (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 291).

La legittimazione

La compensazione può essere opposta dal debitore principale, dal fideiussore e dal garante reale, dal condebitore solidale per la quota del condebitore che vanti un controcredito, con conseguente estinzione parziale del controcredito. In questa evenienza si ha estinzione parziale limitatamente alla quota di debito sicché anche dal lato attivo il creditore solidale può opporre il credito in compensazione di debito verso il condebitore esclusivamente nei limiti della quota (De Lorenzi, 73).

In ordine alla posizione del fideiussore, la S.C. chiarisce che qualora questi sia citato in giudizio dal creditore unitamente al debitore principale per l'adempimento coattivo della medesima prestazione, può opporgli non solo le eccezioni opponibili dal debitore principale ma altresì quelle fondate sui suoi rapporti personali con il creditore. Egli pertanto può far valere in compensazione un proprio credito verso di lui, con la conseguenza che, costituendo la compensazione una causa satisfattiva di estinzione dell'obbligazione, essa giova al debitore principale, dal quale il creditore, correlativamente liberato dalla sua obbligazione verso il fideiussore, non potrà pretendere l'ulteriore adempimento del debito principale (Cass. n. 14861/2001).

I presupposti

La disciplina della compensazione può trovare applicazione solo quando i crediti siano autonomi. Ne discende che, nel caso in cui i rispettivi crediti e debiti traggano origine dal medesimo rapporto (come accade quando le obbligazioni siano legate da un rapporto di sinallagma), non ricorre il requisito dell'autonomia dei rapporti cui si riferiscono i contrapposti crediti e dunque non trovano applicazione le norme sulla compensazione (De Lorenzi, 70). In quest'ultima ipotesi, infatti, la valutazione delle reciproche pretese si risolve in un mero accertamento contabile (altrimenti indicato anche come compensazione impropria) che può essere operato dal giudice anche in assenza della proposizione della relativa eccezione o della formulazione di apposita domanda riconvenzionale. Difettano dei requisiti della reciprocità e della personalità i crediti o debiti del rappresentante per conto proprio nei confronti del terzo e viceversa i crediti o debiti del terzo nei confronti di una società di persone e i debiti o crediti di un socio nei confronti del terzo (De Lorenzi, 71) e i debiti di una società con i crediti di altra società controllata o collegata (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 261). La compensazione, dovendo operare per le quantità corrispondenti, non può trovare applicazione nelle obbligazioni indivisibili, salvo che ricorra un'indivisibilità di carattere soggettivo e la compensazione sia volontaria (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 263).

Anche secondo la S.C. la compensazione presuppone due crediti autonomi (Cass. n. 28469/2020; Cass. n. 23539/2011; Cass. n. 6055/2008; Cass. n. 17390/2007). Non è invece necessaria l'esigibilità dei crediti sicché la compensazione può essere effettuata sulla base del riscontro della mera liquidità degli stessi (Cass. n. 1145/1983). Benché le contrapposte ragioni di credito delle parti non derivino da autonomi rapporti giuridici, ma da un'unica, ancorché complessa, relazione negoziale, comprendente anche gli aspetti accessori, non è escluso che il giudice debba procedere ad una valutazione delle reciproche ragioni di credito ed al consequenziale accertamento contabile del saldo finale delle contrapposte partite di dare-avere derivanti dal rapporto (Cass. n. 16994/2015; Cass. n. 11729/2014). In tal caso gli arresti giurisprudenziali discorrono in termini di compensazione atecnica o impropria (Cass. n. 16800/2015; Cass. n. 14688/2012; Cass. n. 23539/2011), che si realizza anche quando le contrapposte pretese nascano dal medesimo fatto illecito (Cass. n. 18498/2006) ovvero da titoli aventi diversa natura, l'una contrattuale e l'altra extracontrattuale (Cass. n. 10750/2016), il cui accertamento può essere compiuto anche d'ufficio (Cass. n. 12302/2016) senza che operino le preclusioni o decadenze alla proponibilità delle relative eccezioni (Cass. n. 10798/2018).

Bibliografia

Barassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Buccisano, La novazione oggettiva e i contratti estintivi onerosi, Milano 1968; De Lorenzi, voce Compensazione, in Dig. civ., 1988; Favero, voce Confusione, in Enc. dir., Milano 1961; Giacobbe-Guida, Remissione del debito (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Magazzù, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1978; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Rescigno, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1965; Schlesinger, voce Compensazione, in Nss. D. I., Torino, 1959; Tilocca, voce Remissione del debito, in Nss. D. I., Torino, 1968.

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