Codice Civile art. 1272 - Espromissione.Espromissione. [I]. Il terzo che, senza delegazione del debitore [1268 1], ne assume verso il creditore il debito, è obbligato in solido [1292 ss.] col debitore originario [1268 2], se il creditore non dichiara espressamente di liberare quest'ultimo. [II]. Se non si è convenuto diversamente, il terzo non può opporre al creditore le eccezioni relative ai suoi rapporti col debitore originario [1413]. [III]. Può opporgli invece le eccezioni che al creditore avrebbe potuto opporre il debitore originario, se non sono personali a quest'ultimo e non derivano da fatti successivi all'espromissione. Non può opporgli la compensazione che avrebbe potuto opporre il debitore originario, quantunque si sia verificata prima dell'espromissione [1248 1]. InquadramentoL'espromissione è il contratto attraverso il quale una parte espromittente, senza fare menzione ai suoi rapporti interni con il debitore originario espromesso, assume il debito di quest'ultimo verso il creditore espromissario (Giacobbe, in Comm. S. B., 1992, 77; Cicala, 1; Rodotà, 781; Mancini, 3). In senso contrario, altra dottrina sostiene che l'espromittente si obbliga verso il creditore mediante un negozio unilaterale che prescinde dall'accettazione di quest'ultimo (Bianca, 665). In ogni caso, al debitore originario non è richiesta alcuna manifestazione di volontà, essendo questi estraneo al negozio (Cicala, 2; Rodotà, 781; Mancini, 2). La causa dell'espromissione, che si perfeziona attraverso un negozio parzialmente astratto, risiede appunto nell'assunzione del debito altrui (Breccia, 827). La giurisprudenza prevalente aderisce alla tesi secondo cui l'espromissione si realizza mediante un contratto tra terzo espromittente e creditore espromissario, che non implica alcun consenso del debitore originario espromesso, ad esso estraneo (Cass. n. 2932/2004; Cass. n. 2997/1988; Cass. n. 3113/1969; Cass. n. 1324/1969). Pertanto, ove tale contratto dovesse assumere la natura di un rapporto ad esecuzione continuata o periodica, il diritto di recesso per tutti i rapporti di durata spetta all'espromittente, e non all'obbligato originario, che non è, appunto, parte del contratto di espromissione (Cass. n. 26863/2008). Tale accordo bilaterale può anche concludersi tacitamente (Cass. n. 5076/2001). Ma nel senso che l'espromissione si perfezioni nei confronti del creditore al momento in cui quest'ultimo viene a conoscenza di tale impegno, senza necessità di un atto di accettazione, si sono espressi alcuni arresti della S.C. (Cass. n. 24891/2009; Cass. n. 8622/2006). Con riferimento alla causa, la volontà del soggetto che assume l'obbligazione deve essere diretta ad assumere un'obbligazione altrui e non ad adempiere, anche se per errore, un'obbligazione propria (Cass. n. 2078/1968). L'espromissione cumulativa o liberatoriaNormalmente l'espromissione è cumulativa, ossia comporta l'acquisto, in favore del creditore, di un nuovo debitore che risponde unitamente al debitore originario (Rescigno, 1989, 124). La responsabilità di quest'ultimo diventa sussidiaria, applicandosi anche all'espromissione il dettato dell'art. 1268, comma 2 (Bianca, 670). La natura solidale dell'obbligazione che in tal modo si realizza non esige un onere di previa escussione del debitore principale espromittente, ma solo una preventiva richiesta; ove essa rimanga infruttuosa, il creditore potrà senz'altro agire contro il debitore originario espromesso (Rescigno, 1962, 948). Affinché il debitore originario possa essere liberato, è necessaria una dichiarazione espressa del creditore, che può essere esternata anche attraverso contegni concludenti, alcuni dei quali sono tipici, purché sia diretta in modo univoco a produrre il risultato; in tal caso ricorre un'espromissione liberatoria. Il mero silenzio del creditore non ha alcun significato (Rescigno, 1962, 974). L'espromissione liberatoria ha natura di contratto a prestazioni corrispettive, poiché l'assunzione del debito a cura dell'espromittente si pone in nesso sinallagmatico con la liberazione dell'espromesso (Rodotà, 787); nondimeno, si ritiene che il rimedio della risoluzione non sia applicabile in ragione dell'efficacia diretta del contratto (Cicala, 4). Altra dottrina reputa che anche l'espromissione cumulativa si attua mediante un contratto bilaterale a prestazioni corrispettive, in cui l'assunzione dell'obbligo da parte del terzo nei confronti del creditore sarebbe il corrispettivo della degradazione della responsabilità del debitore originario, che diviene sussidiaria (Giacobbe, in Comm. S. B., 1992, 82). L'opinione prevalente esclude però che si tratti di contratto a favore di terzo (Rodotà, 787; contra Bianca, 672). È invece dibattuto se l'espromesso possa rifiutare la liberazione disposta dall'espromissario, sul modello del rifiuto della remissione (in senso negativo Giacobbe, in Comm. S. B., 1992, 83; Breccia, 832; Cicala, 4; Rodotà, 785; in senso favorevole Bianca, 672; Rescigno, 1962, 972). Secondo una tesi, qualora il debitore originario esterni al creditore la sua opposizione all'espromissione, il creditore può respingere l'intervento dell'espromittente, ma non vi è alcuna preclusione all'accettazione dell'espromissione, trattandosi di contratto bilaterale tra terzo e creditore; e ciò sul modello dell'art. 1180, comma 2, purché l'opposizione si riferisca all'intervento del terzo, non già al solo effetto liberatorio in favore del debitore originario (Rescigno, 1962, 972; contra Rodotà,785). In giurisprudenza si ammette che la volontà del creditore di liberare il debitore originario possa essere espressa mediante comportamenti concludenti, purché univocamente diretti al perseguimento di tale risultato (Cass. n. 9835/1994; Cass. n. 6935/1983). Si nega, per contro, che il debitore originario possa rifiutare gli effetti della liberazione (Cass. n. 972/1972). Le differenze con altri istitutiNell'espromissione, a differenza che nella delegazione di debito, il terzo non si presenta quale delegato del debitore originario nel momento in cui assume l'obbligo verso il creditore (Cicala, 18; Rodotà, 783). Ne consegue che, prescindendo completamente l'espromissione dalla delega, essa offre maggiore sicurezza per il creditore; diversamente, incentrandosi la delegazione sul rilascio della delega, l'invalidità di quest'ultima è in grado di travolgere l'intera operazione, consentendo al delegato di ripetere il pagamento contro il delegatario (Magazzù, 169). Tuttavia, affinché sia integrata l'espromissione, non ha tanto rilevanza la circostanza che la delega esista o meno, quanto il fatto che essa non sia stata richiamata nel momento in cui il terzo assume l'obbligo verso il creditore (Cicala, 20; Giacobbe, in Comm. S. B., 1992, 74). L'espromissione si distingue anche dalla fideiussione, poiché nella prima il terzo espromittente fa proprio il debito altrui, obbligandosi come debitore principale verso il creditore, mentre nella seconda il fideiussore si obbliga come garante, ossia in posizione paritaria o sussidiaria rispetto al debitore principale garantito (Cicala, 24); sicché anche alcuni aspetti della disciplina della fideiussione non sono applicabili all'ipotesi di assunzione di un debito altrui (Rescigno, 1962, 951). Si ritiene altresì che il riferimento ad un debito futuro escluda l'integrazione dell'espromissione, la quale presuppone l'assunzione di un debito attuale (Rodotà, 788). Qualora nonostante il ricorso a tali criteri permanga il dubbio sulla qualificazione giuridica, si dovrà preferire la soluzione che individua nell'accordo una fideiussione, in applicazione dell'art. 1371, atteso che il regime accordato al fideiussore è più favorevole di quello riconosciuto all'espromittente, sebbene la volontà di prestare fideiussione debba essere espressa (Rescigno, 1962, 951). L'espromissione si differenzia altresì dal contratto autonomo di garanzia, il quale, al pari della fideiussione, non comporta l'assunzione del debito altrui, ma esclusivamente la garanzia dello stesso in via sussidiaria rispetto al debitore principale (Cicala, 22). Nel contratto autonomo di garanzia le eccezioni relative al debito principale sono inopponibili dal garante, comprese quelle che riguardano l'inesistenza o la nullità del titolo costitutivo; invece nell'espromissione che presuppone l'esistenza attuale del debito da assumere, un siffatto patto di inopponibilità non è compatibile con la struttura della fattispecie, sicché, ove esso sia presente, dovrà darsi preferenza alla qualificazione in termini di contratto autonomo (Cicala, 23). Facendo riferimento all'aspetto esteriore del fenomeno, la S.C. evidenzia che l'intervento del terzo nell'espromissione è spontaneo, ossia il terzo assume il debito verso il creditore senza richiamare le precedenti intese con il debitore originario (Cass. n. 1855/1980; Cass. n. 2525/1976). Gli arresti giurisprudenziali rilevano che l'individuazione della natura del contratto, e segnatamente la sua qualificazione come espromissione o come fideiussione, dipende dalla relativa causa: ove il terzo abbia assunto l'obbligo altrui, a fronte di un pregresso rapporto obbligatorio, ricorrerà il primo istituto; ove abbia assunto la mera garanzia del debito altrui, che comporti il sorgere di un nuovo rapporto obbligatorio fra creditore e fideiussore, in posizione accessoria rispetto a quello preesistente, si tratterà del secondo istituto (Cass. n. 32787/2022;Cass. n. 1715/1979; Cass. n. 609/1973); pertanto, se le parti abbiano inteso dare rilevanza ad un motivo di garanzia, prevalgono gli aspetti causali della fideiussione (Cass. n. 1081/1982). Inoltre, si esclude la compatibilità dell'espromissione con l'assunzione di un debito futuro, sicché in tale ipotesi vi sarà una fideiussione (Cass. n. 26863/2008; Cass. n. 2267/1965). Nel caso di impegno ad estinguere un debito altrui, che sia preesistente all'assunzione dell'impegno, si avrà espromissione (Cass. n. 24891/2009). L'espromissione si distingue altresì dalla promessa di pagamento, in quanto mentre quest'ultima si colloca fra i negozi unilaterali, l'altra è considerata un contratto, caratterizzato dall'incontro delle volontà di chi si pone come nuovo debitore, al fianco, e talora al posto, del debitore originario, e chi lo accetta come tale (Cass. n. 609/1973, in Giust. civ. 1973, I, 937). Le eccezioni opponibili dal terzo verso il creditoreL'espromittente può opporre al creditore le eccezioni che avrebbe potuto opporgli il debitore originario, ossia inerenti al rapporto di valuta, purché non siano personali a quest'ultimo e non dipendano da fatti successivi al perfezionamento dell'espromissione; fra le eccezioni opponibili sono comprese quelle di nullità dell'obbligazione originaria, la cui esistenza, validità ed efficacia costituisce il presupposto dell'espromissione (Breccia, 829), e di invalidità del contratto di assunzione del debito altrui (Cicala, 16; Bianca, 667). L'espromittente può comunque sollevare verso l'espromissario le eccezioni di pagamento del debito a cura dell'espromesso e relative ad altre forme di estinzione satisfattiva del debito, benché esse riguardino fatti intervenuti successivamente all'espromissione (Bianca, 669). Per converso, non può essere sollevata l'eccezione di compensazione che avrebbe potuto opporre il debitore originario, benché relativa a fatti maturati prima dell'espromissione, e ciò perché il debitore principale, quale diviene l'espromittente, non può opporre in compensazione al creditore un controcredito del debitore espromesso, ormai trasformatosi in garante sussidiario dell'obbligazione (Cicala, 8). Né possono essere sollevate verso il creditore le eccezioni relative ai rapporti tra espromittente ed espromesso, salvo che sia diversamente convenuto nel contratto di assunzione del debito altrui, ossia concluso tra espromittente e creditore; sul punto, nessun rilievo assume il contenuto dell'eventuale contratto concluso tra espromittente ed espromesso (Bianca, 667). Anche in giurisprudenza si ritiene che il terzo espromittente possa sollevare verso il creditore le eccezioni di nullità del contratto da cui discende l'obbligazione originaria, l'eccezione di prescrizione del credito ovvero di invalidità del contratto di espromissione (Cass. n. 2997/1988; Cass. n. 2267/1965). Infatti, essendo suo necessario presupposto l'esistenza di una precedente obbligazione, ne consegue che, se la precedente obbligazione non esiste o viene estinta, l'espromissione cade per mancanza di causa (Cass. n. 19118/2003). E ciò nonostante la sua disciplina in termini di negozio astratto (Cass. n. 5801/1997). Per converso, non possono essere sollevate le eccezioni relative al rapporto di provvista, benché l'eventuale contratto concluso tra debitore originario e terzo preveda il contrario, atteso che tale contratto è inopponibile al creditore (Cass. n. 4416/1977). Ed infatti, essendo l'espromissione il contratto fra il creditore ed il terzo che assume spontaneamente il debito altrui, non vengono in considerazione i rapporti interni fra obbligato ed espromittente, né sono giuridicamente rilevanti i motivi che hanno determinato l'intervento del terzo, mentre la causa è costituita dall'assunzione del debito altrui tramite un'attività del tutto svincolata dai rapporti eventualmente esistenti fra terzo e obbligato, anche se non si richiede l'assoluta estraneità dell'obbligato rispetto al terzo, essendo necessario, invece, che il terzo, presentandosi al creditore, non giustifichi il proprio intervento con un preesistente accordo con l'obbligato (Cass. n. 21102/2021; Cass. n. 22166/2012; Cass. n. 1572/1974). Il rapporto di provvistaQualora i rapporti tra espromittente e debitore originario siano regolati da un contratto, da tale contratto può dipendere l'esistenza di un diritto dell'espromittente al rimborso verso il debitore (Bianca, 674). Sicché al terzo espromittente può spettare il rimborso di quanto corrisposto al creditore, nei cui confronti è stato assunto l'obbligo altrui, nella qualità di mandatario ovvero tale rimborso deve essere escluso qualora debitore e terzo abbiano stabilito che l'assunzione del debito altrui avvenga a titolo di datio in solutum estintiva di un precedente debito dell'espromittente verso l'espromesso (Cicala, 21). Ove l'assunzione del debito altrui non sia preceduta da alcun contratto tra debitore e terzo, il rimborso a favore dell'espromittente è escluso nell'ipotesi in cui l'espromissione sia sorretta da un intento liberale dell'espromittente (Cicala, 21); ove, per contro, simile intento non ricorra e l'espromissione non sia liberatoria, all'espromittente spetta un diritto di regresso verso il debitore originario in base ai principi sulle obbligazioni solidali (Bianca, 674; Cicala, 21). Ad ogni modo, anche quando l'espromissione sia in ipotesi liberatoria, compete sempre al terzo espromittente la facoltà di agire contro il debitore a titolo di gestione di affari altrui, ove ne siano integrati i presupposti, ovvero a titolo di indebito arricchimento (Bianca, 674; Cicala, 21). Poiché l'accordo contrattuale con cui si realizza un'espromissione intercorre unicamente tra il creditore e l'espromittente (che è terzo rispetto all'originario rapporto di credito — debito), esso non ha di per se stesso una causa necessariamente gratuita o onerosa; nei soli rapporti interni tra debitore originario e terzo, in mancanza di indicazioni in proposito contenute nell'accordo, spetta alla parte che sostenga l'onerosità del negozio dedurre e dimostrare l'esistenza di tali rapporti e l'esatta portata di tali vincoli ed il modo in cui essi si siano eventualmente riflessi sugli interessi dedotti nel negozio di espromissione (Cass. n. 19396/2004; Cass. n. 3053/1973). Anche in giurisprudenza si riconosce un diritto di regresso del terzo espromittente verso il debitore originario, qualora l'espromissione non sia riconducibile ad una liberalità e non sia liberatoria (Cass. n. 1855/1980; Cass. n. 2769/1975). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bottiglieri, Delegazione, Enc. giur., Milano 1988; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Campobasso, Accollo, in Enc. giur., Roma, 1988; Cicala, Espromissione, in Enc. giur., Roma, 1988; Greco, Delegazione, in Nss. D. I., Torino, 1960; Magazzù, Delegazione, in Dig. civ., Torino, 1989; Mancini, Espromissione, in Dig. civ., Torino, 1992; Rescigno, Studi sull'accollo, Milano, 1957; Rescigno, Delegazione, in Enc. dir., Milano, 1962; Rescigno, Debito (successione nel), in Dig. civ., Torino, 1989; Rodotà, L'espromissione, in Enc. dir., Milano, 1966. |