Codice Civile art. 1330 - Morte o incapacità dell'imprenditore.

Cesare Trapuzzano

Morte o incapacità dell'imprenditore.

[I]. La proposta o l'accettazione, quando è fatta dall'imprenditore [2082] nell'esercizio della sua impresa, non perde efficacia se l'imprenditore muore o diviene incapace [1425] prima della conclusione del contratto, salvo che si tratti di piccoli imprenditori [2083] o che diversamente risulti dalla natura dell'affare o da altre circostanze.

Inquadramento

Secondo la regola generale, in conseguenza della morte o dell'incapacità del proponente o dell'accettante intervenute prima della conclusione del contratto, la proposta o l'accettazione perdono efficacia. E ciò perché vi è l'esigenza che la decisione sull'affare ancora non concluso sia rimessa a colui sul quale ormai ne ricadono gli effetti, ossia l'erede, ovvero sia assoggettata alle forme e ai controlli predisposti a tutela dell'incapace (Bianca, 241). In senso diverso, altra opinione ritiene che la ratio di tale regola deriva dalla perdita, da parte del proponente, dell'esercizio del potere di revoca della proposta (Ravazzoni, 152). Più datata è l'impostazione secondo cui tale perdita di efficacia discenderebbe dalla necessità che nella formazione del contratto la produzione del consenso sia il frutto dell'incontro delle volontà reali ed attuali delle parti (Carrara, 140). Ulteriore ricostruzione riconduce la conclusione sulla perdita di efficacia ad un'esigenza di certezza. Ai fini della caducazione della proposta contrattuale assume pregio la sopravvenienza dell'incapacità legale mentre nessun rilievo ha la sopravvenuta incapacità naturale del proponente o dell'accettante (Bianca, 241). La regola generale sulla caducazione della proposta contrattuale in conseguenza della morte o dell'incapacità sopravvenuta del proponente non è tuttavia di ordine pubblico; pertanto la proposta sarà trasmissibile agli eredi ove contenga una clausola diretta in tal senso (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 215). Una deroga a tale regola di caducazione automatica per effetto della maturazione degli eventi indicati ricorre quando il proponente o l'accettante sia un imprenditore e gli atti prenegoziali si riferiscano ad un contratto pertinente all'azienda, che costituisce, almeno in via tendenziale, un'organizzazione destinata a durare oltre la vita dell'imprenditore (Bianca, 242; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 138). Ragioni di certezza e stabilità delle contrattazioni relative ai traffici commerciali giustificano tale deroga; e ciò anche in considerazione della natura dell'impresa, in quanto attività economica organizzata che, quando non presenta i caratteri della piccola impresa, tende ad oggettivarsi e quindi a staccarsi dalla persona dell'imprenditore, diventando insensibile alle vicende (come appunto la morte o l'incapacità) che lo colpiscono personalmente (Bianca, 242).

Anche secondo la S.C. il decesso o la sopravvenuta incapacità determina l'inefficacia della proposta, salvo che si tratti di proposta irrevocabile ovvero formulata dall'imprenditore nell'esercizio della sua impresa (Cass. n. 8423/2003).

Il campo di applicazione

La norma non è suscettibile di applicazione analogica, in quanto fa eccezione al principio generale di intrasferibilità nel patrimonio ereditario della proposta o dell'accettazione contrattuale (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 79). Affinché la norma possa trovare applicazione devono concorrere l'elemento soggettivo della qualità di imprenditore del proponente o dell'accettante e l'elemento oggettivo del riferimento della proposta o dell'accettazione ad un affare che riguardi l'attività dell'impresa (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 79; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 139). Per converso, la norma non trova applicazione ai rapporti di carattere personale dell'imprenditore. L'incapacità a cui la previsione allude è quella prevista dall'art. 1425 e non l'incapacità naturale di cui all'art. 428 (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 216; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 79), né l'incapacità del fallito regolata dalla l. fall. (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 138). E tanto perché l'incapacità naturale non sancisce una qualità giuridica oggettivamente rilevabile e destinata a durare, ma uno stato soggettivo concreto che connota il momento in cui il contratto è stato concluso (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 216). In senso diverso altro autore afferma che la sopravvenuta incapacità di intendere e di volere assume rilevanza ai fini dell'applicabilità della norma, quando questa abbia carattere duraturo e, in base alle circostanze, debba ritenersi che il destinatario ne abbia avuto conoscenza (Osti, 518). È ammissibile la successione, oltreché della proposta perfetta, anche della dichiarazione di proposta emessa dall'imprenditore ma non ancora notificata alla controparte al momento della morte o della sopravvenienza dell'incapacità del proponente (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 140). È ancora ammissibile la successione nella situazione di destinatarietà della proposta, ossia nella titolarità del diritto di porre in essere la dichiarazione di accettazione, posto che non vi è ragione per inibire all'erede che continua l'impresa di accettare la proposta, mentre l'originario proponente, ove non abbia più interesse a concludere il contratto proposto all'imprenditore deceduto o divenuto incapace, potrebbe sempre revocare tale proposta (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 140; Ravazzoni, 180). La successione nella proposta o nell'accettazione contrattuale può altresì verificarsi in caso di successione nell'impresa per atto tra vivi, a seguito di alienazione o di costituzione di usufrutto, come si può evincere dall'art. 2558 (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 139; contra Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 79). Anche al successore compete l'ordinario potere di revoca sino a che non pervenga l'accettazione. La persistenza di efficacia della proposta o dell'accettazione, nonostante la sopravvenienza della morte o dell'incapacità, non opera quando si tratti di piccolo imprenditore o quando la natura dell'affare o altre circostanze escludano tale persistenza. La definizione di piccolo imprenditore è quella che può trarsi dall'art. 2083 e non dall'art. 1 l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza),  (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 79). La norma si applica invece nel caso di impresa agricola. In base alla natura dell'affare deve ritenersi che la proposta o l'accettazione siano caducate, in conseguenza degli eventi indicati, quando la persona del proponente assuma un peso decisivo nell'attuazione del contratto. Nella valutazione in ordine alle altre circostanze rientra, nella maggioranza dei casi, il contenuto stesso della proposta (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 80), ma rilevano anche le dimensioni ed il tipo di impresa esercitata (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 139).

Anche la giurisprudenza esclude che la norma possa essere applicata in via analogica (Cass. n. 1118/1954).

Bibliografia

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