Codice Civile art. 1334 - Efficacia degli atti unilaterali.

Cesare Trapuzzano

Efficacia degli atti unilaterali.

[I]. Gli atti unilaterali [1324] producono effetto dal momento in cui pervengono a conoscenza della persona alla quale sono destinati [1335].

Inquadramento

La norma regola la ricettizietà degli atti unilaterali. Sebbene la norma sia dettata con riferimento agli atti unilaterali che concorrono alla formazione del contratto, il relativo dettato trascende tale ambito. L'atto è definito recettizio quando, affinché possa produrre effetti, è necessario che sia portato a conoscenza del destinatario (Bianca, 220; Mirabelli, in Comm. Utet.,  1984, 97). La natura recettizia è specificamente stabilita per gli atti unilaterali che abbiano un destinatario determinato (Bianca, 221). Sicché, secondo l'opinione prevalente, l'atto unilaterale produrrà effetti solo qualora sia portata a conoscenza di ben precisi suoi destinatari, che possono essere individuati anche successivamente al momento dell'emissione (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 170). In senso contrario, altra tesi afferma che, affinché si abbia dichiarazione recettizia, non occorre tanto che essa sia indirizzata a taluno, quanto che sia efficace soltanto se conosciuta o conoscibile da taluno, sicché assume rilevanza anche la dichiarazione diretta a soggetti indeterminati, che diventa efficace in quanto resa conoscibile (Giampiccolo, 134). A contrario, gli atti non recettizi diventano efficaci in conseguenza della mera estrinsecazione della volontà, ossia a seguito della loro emissione.

Il requisito della ricettizietà è soddisfatto non già quando la dichiarazione sia percepita da altri soggetti, bensì quando sia portata a conoscenza di soggetti determinati (Cass. S.U. n. 5823/1981, in Giur. it. 1983, 11, 1, I, 1734, con nota di Costanza; Cass. n. 1778/1969). Inoltre, l'efficacia della dichiarazione recettizia postula l'effettiva volontà di produrne gli effetti, sicché la conoscenza avuta aliunde, ad es. tramite un terzo, senza che il fatto della trasmissione sia voluto dal proponente, ma si sia al contrario realizzato a sua insaputa, non costituisce condizione sufficiente per la conclusione del contratto (Cass. n. 15510/2011; Cass. n. 6788/1990).

La natura degli atti recettizi

La natura recettizia dell'atto può dipendere dalla sua funzione partecipativa o può rispondere ad un'esigenza di tutela del destinatario (Bianca, 221). Sicché la natura recettizia degli atti deve essere individuata sulla scorta della funzione pratica che essi perseguono ovvero della qualità degli effetti che sono destinati a produrre. Quanto alla tipologia degli effetti, un primo orientamento reputa che la ricettizietà degli atti unilaterali sia limitata a quei soli atti che siano preordinati a dar luogo ad effetti dannosi nella sfera giuridica altrui (Giampiccolo, 106). Ma in senso contrario si osserva che possono essere considerati recettizi anche gli atti produttivi di soli effetti favorevoli per il destinatario, come la remissione del debito, l'atto unilaterale costitutivo di ipoteca, la rinunzia al credito e più in generale gli atti abdicativi (Donisi, 1972, 360). Altra opinione evidenzia che l'indole sfavorevole dell'atto costituisce un indice meramente indicativo della ricettizietà (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 179). La previsione trova diretta applicazione anche agli atti non negoziali (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 98), ossia alle partecipazioni: notificazioni, offerte, opposizioni, intimazioni, denunzie, avvisi, diffide (Santoro Passarelli, 109). In questi casi altra corrente di pensiero ritiene che l'applicazione agli atti non negoziali della previsione di cui all'art. 1334 si giustifichi in ragione dell'analogia (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 170). L'evento della ricezione dell'atto unilaterale recettizio da parte del destinatario deve considerarsi come requisito di efficacia, atteso che la dichiarazione di volontà si perfeziona con la sola emissione dell'atto (Rubino, 187; Carraro, 598); sicché occorre risalire a tale momento per ogni valutazione circa la capacità e la volontà del dichiarante nonché per la decisione relativa alla validità formale dell'atto (Giampiccolo, 184). In senso contrario altri esponenti della dottrina hanno sostenuto che la ricezione costituisce un vero e proprio requisito di esistenza dell'atto (Cariota Ferrara, Il negozio giuridico nel diritto privato italiano, Napoli 1949, 249) ovvero che contribuisce alla sua perfezione (Ravazzoni, 331). In base ad altro divisamento, la ricezione, in guisa della sua attitudine ad incidere sulla sfera giuridica del destinatario dell'atto, riveste il carattere di elemento costitutivo dell'effetto, non già della dichiarazione: sicché prima della ricezione l'atto esiste per il solo dichiarante mentre assume rilevanza esterna solo dopo la ricezione (Giampiccolo, 150). Le parti, nell'esercizio della loro autonomia privata, possono concordemente attribuire carattere recettizio ad una dichiarazione che di per sé non lo avrebbe e viceversa (Distaso, in Comm. Utet , 1980, 441). La possibilità di disporre della ricettizietà, derivante dalla circostanza che di regola gli interessi coinvolti sono riferibili esclusivamente alle parti, ha tuttavia valore relativo, poiché vi osta talora l'espresso disposto di norme imperative ovvero la funzione pratica stessa della dichiarazione, sicché il patto che sopprimesse la ricettizietà muterebbe addirittura la fisionomia dell'atto (Giampiccolo, 184). 

La natura recettizia o meno di un negozio unilaterale non dipende tanto dalla forma eventualmente prescritta dalla legge perché esso sia portato a conoscenza del destinatario, anche se tale indicazione può essere sintomatica, quanto piuttosto dalla funzione normativamente conferitagli nell'ambito di un determinato istituto, la quale implichi che il negozio unilaterale, per gli effetti giuridici suoi propri e per le conseguenze che esso è rivolto a produrre in un rapporto interpersonale, debba venire a conoscenza del destinatario (Cass. n. 4783/1985). Sono qualificati tra gli altri come atti recettizi: l'atto di costituzione in mora (Cass. n. 27412/2021; Cass. n. 12078/2003; Cass. n. 3261/1989), la quietanza (Cass. n. 1630/1978), l'atto, giudiziale o stragiudiziale, di interruzione della prescrizione (Cass. n. 12658/2018; Cass. n. 2290/1987; Cass. n. 1876/1981), le dimissioni del lavoratore subordinato (Cass. n. 4391/2007; Cass. n. 2913/1987), il licenziamento anche se collettivo (Cass. n. 8136/2017; Cass. n. 1784/1992; Cass. n. 4891/1991), l'impugnazione del licenziamento (Cass. n. 12456/1995; Cass. n. 1028/1983), il recesso contrattuale (Cass. n. 5454/1990; Cass. n. 5059/1986), in specie il recesso esercitato dalla banca nel contratto di apertura di credito (Cass. n. 15066/2000; Cass. n. 9943/1993) o di autorizzazione all'uso del bancomat (Cass. n. 15500/2018), quello del preponente nel contratto di agenzia (Cass. n. 5322/1989), il recesso del socio (Cass. n. 21036/2017; Cass. n. 5548/2004; Cass. n. 12/1998), l'offerta non formale di adempimento della prestazione da parte del debitore (Cass. n. 971/1982; Cass. n. 1770/1981), la disdetta dal contratto di locazione (Cass. n. 24266/2020; Cass. n. 27526/2013; Cass. n. 8006/2009; Cass. n. 12866/1997), la dichiarazione di riscatto dell'assicurato nel contratto di assicurazione sulla vita (Cass. n. 408/1988). È prevalente la valutazione che la ricezione costituisca una condizione di efficacia dell'atto, che può avvenire anche mediante l'opera di un terzo (Cass. n. 6110/2004).

La prevalenza del fine rispetto alle forme

Salvi i casi in cui una forma determinata sia prescritta dalla legge o dalla volontà delle parti, deve ritenersi idoneo, al fine di determinare nel destinatario la conoscenza di un atto unilaterale recettizio, qualsiasi mezzo di comunicazione, purché questo sia congruo in concreto a farne apprendere compiutamente e nel suo giusto significato il contenuto (Bianca, 221).

Anche la S.C. ritiene che le forme di comunicazione siano libere purché sia raggiunto lo scopo, ossia purché il mezzo prescelto sia congruo in concreto a farne apprendere compiutamente e nel suo giusto significato il contenuto, salvi i casi in cui una forma determinata sia espressamente prescritta per legge o per volontà delle parti; l'accertamento del giudice del merito che l'atto sia stato ricevuto dal destinatario può essere condotto anche sulla base di presunzioni e si sottrae al sindacato di legittimità, se correttamente ed adeguatamente motivato (Cass. n. 8328/1997; Cass. n. 2262/1984). La libertà dei modi di conoscenza dell'atto in favore della persona alla quale è destinato esclude che la notificazione dell'atto sia un elemento necessario ai fini dell'efficacia della dichiarazione recettizia (Cass. n. 86/1972). Nondimeno, ove sia provata l'illiceità del modo in cui l'atto è giunto a conoscenza del destinatario, onere probatorio che ricade sul dichiarante, questo non produrrà effetti (Cass. n. 3419/1981). La produzione in giudizio del documento contenente una dichiarazione recettizia non costituisce un modo idoneo a portare la detta dichiarazione a conoscenza della controparte destinataria della stessa dichiarazione, salvo che le parti non stiano in giudizio personalmente (Cass. n. 545/1963).

La revoca della dichiarazione

L'atto unilaterale recettizio non può essere revocato o posto nel nulla dallo stesso soggetto che ha emesso la dichiarazione di volontà dopo che la conoscenza da parte del destinatario lo abbia perfezionato (Cass. n. 2027/1964; Cass. n. 556/1962). Sulla produzione degli effetti dell'atto recettizio per effetto della sua conoscenza non influiscono la morte o la sopravvenuta incapacità del dichiarante.

Bibliografia

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