Codice Civile art. 1342 - Contratto concluso mediante moduli o formulari.

Cesare Trapuzzano

Contratto concluso mediante moduli o formulari.

[I]. Nei contratti conclusi mediante la sottoscrizione di moduli o formulari, predisposti per disciplinare in maniera uniforme determinati rapporti contrattuali, le clausole aggiunte al modulo o al formulario prevalgono su quelle del modulo o del formulario qualora siano incompatibili con esse, anche se queste ultime non sono state cancellate [1370].

[II]. Si osserva inoltre la disposizione del secondo comma dell'articolo precedente.

Inquadramento

Il modulo o formulario è lo strumento materiale attraverso cui sono predisposte le future dichiarazioni contrattuali. Sul piano formale i moduli o formulari possono essere non solo stampati ma anche redatti in ogni altro modo che ne consenta la moltiplicazione (che ne costituisce l'aspetto essenziale) e quindi anche dattiloscritti, litografati, impostati su formato informatico o elettronico e perfino predisposti manualmente (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 298). Benché l'art. 1342 individui un'ipotesi tradizionalmente e sistematicamente accostata alla disciplina dei contratti per adesione, la norma non presuppone necessariamente l'iniziativa unilaterale del predisponente (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 296), alludendo ad una predisposizione impersonale, e può anche non essere il risultato di un'attività unilaterale (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 141). Sicché la norma si applica anche quando il modulo formato aliunde sia scelto concordemente dalle parti. L'uso del modulo o del formulario può essere sollecitato sia dal predisponente sia dall'aderente (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 143). L'uniformità della disciplina contrattuale non viene a mancare qualora lo schema predisposto per più contratti sia usato per uno soltanto, mentre non ricorre se lo schema utilizzato per un solo contratto sia poi successivamente adoperato per altri (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 142). La regola posta dalla norma deve essere considerata come una mera regola interpretativa, che va inquadrata nella più vasta regola della totalità dell'interpretazione del contratto di cui all'art. 1363 (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 153). Anche altro autore propende per la sostanza interpretativa della norma (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 517).

Si ha contratto concluso a mezzo di moduli o formulari anche in caso di utilizzo di un documento informatico o  file unilateralmente predisposto e destinato ad essere utilizzato per un numero indeterminato di rapporti, assimilabile al formulario in quanto documento-base destinato a fungere da modello per la riproduzione in un numero indeterminato di esemplari (Cass. n. 6314/2006). Si tratta di modulo o formulario anche quando nello stampato si trovino spazi in bianco, riempiti con indicazioni relative all'oggetto del contratto (App. Palermo 20 luglio 1956). La norma, nella parte in cui stabilisce che nei contratti conclusi mediante moduli o formulari le clausole aggiunte prevalgono su quelle del modulo o del formulario con esse incompatibili, detta sostanzialmente un criterio di interpretazione (Cass. n. 2863/1990; Cass. n. 2756/1975).

La prevalenza delle clausole aggiunte incompatibili

Le clausole aggiunte al modulo o formulario possono integrare, chiarire o modificare il testo a stampa (Bianca, 349). Il testo si intende modificato quando la clausola aggiunta sia incompatibile con la clausola preesistente del modulo; in tal caso la clausola aggiunta mediante modifica prevale sulla clausola incompatibile del modulo a stampa, anche se quest'ultima non sia stata cancellata (Bianca, 349). Quando invece le clausole aggiunte si limitino a precisare il contenuto del testo, non vi è alcuna incompatibilità, ma vi sarà mera coesistenza tra le clausole pregresse e quelle aggiunte (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 299). La clausola aggiunta può essere destinata a valere anche per tutta la clientela (Bianca, 349) o per regolare in modo uniforme una serie di rapporti (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 153).

La clausola speciale prevale su quella a stampa soltanto se sia con questa incompatibile (Cass. n. 4/1994; Cass. n. 3976/1969), sicché nel conflitto tra volontà autonoma (clausole manoscritte) e volontà  per relationem (clausole a stampa), cioè nel caso di incompatibilità, le clausole manoscritte debbono prevalere su quelle a stampa; nondimeno non sussiste incompatibilità tra il generale ed il particolare, ossia quando le clausole manoscritte costituiscano una precisazione di quelle a stampa (Cass. n. 2254/1967; Cass. n. 1539/1962). La norma trova applicazione anche quando la clausola incompatibile con quella a stampa sia dattiloscritta anziché manoscritta (Cass. n. 1646/1962). L'aggiunta di talune clausole non modifica, quanto alle restanti pattuizioni, la disciplina dei contratti medesimi (Cass. n. 2387/1968). Quanto alla ratio della previsione, le clausole manoscritte aggiunte prevalgono su quelle a stampa, qualora siano con esse in contrasto, poiché si presume che mediante le clausole appositamente formulate per quel determinato contratto, piuttosto che mediante quelle predisposte per la clientela in genere, le parti abbiano voluto regolare i loro rapporti; ciò vale anche se le clausole a stampa non siano state cancellate (Cass. n. 1342/1969; Cass. n. 1275/1963). Al fine di stabilire se una clausola aggiunta su moduli o formulari abbia o meno portata derogativa di una delle condizioni generali, resta irrilevante che la stessa debba trovare comunque richiamo in una delle predette condizioni, occorrendo invece accertare l'intento dei contraenti mediante un esame globale della convenzione per riscontrare se il patto aggiunto sia in contrasto con quanto predisposto o adempia ad una funzione integratrice o specificatrice (Cass. n. 24468/2020; Cass. n. 4643/1995; Cass. n. 2372/1993; Cass. n. 961/1969). È invece irrilevante che la clausola originaria non sia stata cancellata (Cass. n. 269/1986). La valutazione in ordine alla compatibilità riguarda la coesistenza logico-giuridica fra le clausole predisposte nel modulo o formulario e quelle successivamente aggiunte e si traduce in un tipico apprezzamento di fatto, non soggetto come tale al sindacato di legittimità (Cass. n. 319/1972). Le parti possono anche fornire la prova contraria, nel senso di dimostrare di non aver voluto regolare i propri rapporti sulla base delle clausole aggiunte (Cass. n. 2996/1958). La correzione dell'intestazione che qualifica il tipo contrattuale comporta l'esclusione dalla convenzione delle clausole che, ancorché non cancellate o sostituite, facciano riferimento al tipo contrattuale originario (Cass. n. 4582/1985). La presenza nel modulo dell'approvazione specifica di una clausola vessatoria, regolarmente sottoscritta, e nel contempo di una clausola di richiamo dell'operatività di condizioni particolari, indicate in un documento accluso al contratto (contenente sia le condizioni denominate generali che quelle denominate particolari), fra le quali ultime vi sia una clausola derogatoria di esclusione dell'operatività della previsione della clausola vessatoria compresa fra le condizioni generali, determina una situazione di contrasto fra due clausole che dà luogo ad una questione interpretativa che non può essere risolta affermando che la volontà contrattuale effettiva delle parti è stata quella di volere l'operatività della clausola vessatoria e non di quella derogatoria di esclusione della sua operatività per il fatto che la specifica approvazione della prima evidenza una maggiore attenzione del contraente debole all'atto di prestare il consenso, atteso che siffatto criterio interpretativo non risponde ad alcuno dei principi dettati per l'interpretazione dei contratti. Viceversa il giudice del merito deve procedere alla risoluzione della situazione di contrasto in primo luogo con l'applicazione del criterio di cui all'art. 1370, giacché essa dà luogo ad un dubbio interpretativo circa le clausole del contratto concluso mediante modulo o formulario (Cass. n. 19140/2005). Qualora con clausola a stampa delle condizioni generali di vendita risulti convenuto che il pagamento venga eseguito al domicilio del creditore, ma con clausola autonoma manoscritta venga pattuito che il pagamento deve avere luogo per mezzo di tratta o comunque al domicilio del debitore, deve ritenersi che la clausola aggiunta sia prevalente e derogativa rispetto alla clausola a stampa contenuta nel modulo, dovendosi presumere che le parti abbiano voluto regolare i loro rapporti in base alle clausole poste in evidenza con apposita scritturazione non compatibile con quella a stampa (Cass. 976/1964; Cass. n. 1631/1961).

La specifica approvazione delle clausole vessatorie aggiunte

Qualora nel modulo o formulario siano aggiunte a penna delle clausole vessatorie, anche queste dovranno essere specificamente approvate per iscritto, secondo il dettato del comma 2. Tale previsione presuppone la predisposizione ex uno latere  del modulo per una contrattazione di serie. Ma in senso contrario un autore sostiene che il comma 2 dovrebbe trovare applicazione anche quando un contratto-tipo sia utilizzato solo occasionalmente dalle parti, ossia manchi un predisponente che lo destini alla disciplina uniforme dei suoi rapporti contrattuali, come accade per i modelli di contratto di locazione (Bianca, 349). L'art. 1342 richiama il solo comma 2 dell'art. precedente in quanto, attraverso l'uso di un modulo o di un formulario, l'ignoranza del contraente che aderisce circa le clausole contrattuali in essi contenute deve ritenersi inescusabile, ossia l'uso di tali moduli rende per definizione conosciute o conoscibili secondo l'ordinaria diligenza le clausole in essi predisposte (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1999, 111; contra Roppo, 1975, 187).

Secondo la S.C. una clausola inserita a penna da una parte in un modello già predisposto a stampa, arricchendo il contratto di un contenuto dallo stesso non previsto, deve intendersi predisposta a norma dell'art. 1342 a danno dell'altra parte, la quale, per renderla efficace, qualora sia di natura vessatoria, deve approvarla specificamente per iscritto a termini dell'art 1341, potendo in difetto farne valere l'inefficacia, a prescindere dalla possibilità di giovarsi altresì della querela di falso ove l'inserimento della clausola integri gli estremi della falsificazione del contratto (Cass. n. 5131/1981; Cass. n. 1067/1963). Evidentemente una clausola aggiunta alle condizioni generali di contratto non ha per ciò solo natura vessatoria e di conseguenza può essere ritenuta nulla per mancanza della doppia sottoscrizione soltanto ove il giudice motivi in modo adeguato circa le ragioni per cui ne ha ritenuto la vessatorietà ai sensi dell'art. 1341, comma 2 (Cass. n. 5346/2009). Qualora la clausola vessatoria specificamente approvata e inserita nei moduli risulti scarsamente o per nulla leggibile, perché il modello è in fotocopia o i caratteri grafici sono eccessivamente piccoli, il contraente debole può esigere dalla controparte che gli venga fornito un modulo contrattuale pienamente leggibile ma, ove ciò non abbia fatto, non può lamentare in sede giudiziale di non avere rettamente compreso la portata di tale clausola (Cass. n. 3307/2018).

Bibliografia

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