Codice Civile art. 1361 - Atti di amministrazione.Atti di amministrazione. [I]. L'avveramento della condizione [1359] non pregiudica la validità degli atti di amministrazione compiuti dalla parte a cui, in pendenza della condizione stessa, spettava l'esercizio del diritto. [II]. Salvo diverse disposizioni di legge o diversa pattuizione, i frutti percepiti sono dovuti dal giorno in cui la condizione si è avverata [646]. InquadramentoLa norma detta ulteriori limiti, oltre a quelli già fissati dall'art. 1360, alla retroattività della condizione (Maiorca, 323; Rescigno, 799). Secondo altra ricostruzione suffragherebbe la relatività del principio di retroattività degli effetti dell'avveramento della condizione (Pelosi, 23). Segnatamente la disposizione regolamenta ulteriori conseguenze che discendono dalla fase di pendenza della condizione, prevedendo che sono fatti salvi gli atti di amministrazione e la percezione dei frutti a cura dell'esercente, almeno provvisorio, del diritto, sicché, per effetto dell'avveramento, i primi non sono inficiati e i secondi non devono essere restituiti; solo dal momento in cui si avvera la condizione gli atti di amministrazione dovranno essere compiuti dal nuovo titolare del diritto e così i frutti spettano a quest'ultimo (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 255). Si tratta di disposizione inderogabile nella parte in cui è stabilito che la retroattività della condizione avverata non pregiudica gli atti di amministrazione compiuti dalla parte cui spettava l'esercizio del diritto, salvo che non sia stata integrata una situazione di arricchimento senza causa (Maiorca, 323; Barbero, 1107). È consentita una diversa pattuizione con riferimento ai frutti percepiti che, in mancanza di deroghe pattizie, sono dovuti dal giorno dell'avveramento della condizione (Barbero, 1107). Sebbene la disposizione faccia riferimento alla validità degli atti di amministrazione, è stata considerata più appropriata la categoria dell'efficacia, poiché tali atti sono opponibili al nuovo titolare del diritto ovvero i relativi effetti sono trasferibili (Maiorca, 323). La norma trova applicazione con riguardo ai frutti percepiti anche in tema di retratto agrario (Cass. n. 26079/2005; Cass. n. 7030/2001). Gli atti di amministrazioneL'espressione adoperata ingloba qualsiasi atto di amministrazione, purché non leda l'interesse della controparte (Maiorca, 323; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 256), comprendendo così sia gli atti di ordinaria amministrazione sia quelli che eccedono l'ordinaria amministrazione. In base ad altro orientamento gli atti di straordinaria amministrazione compiuti dall'esercente del diritto nella fase di pendenza rimangono fermi solo in quanto necessari o utili per la conservazione dei beni, con diritto al rimborso delle spese sopportate, mentre ove tali atti siano abusivi dovrebbero essere applicate le regole stabilite dall'art. 936 con riferimento alle opere eseguite dal non proprietario (Bianca, 531). Sono invece certamente esclusi dalla previsione gli atti di disposizione. In particolare ricadono tra gli atti di amministrazione gli atti diretti a conservare i beni, a migliorarli e a renderli produttivi (Maiorca, 323; Pelosi, 44). Si è ritenuto che la norma possa trovare applicazione anche al fine di giustificare l'estensione al titolare definitivo del diritto degli effetti del giudicato relativo ad un giudizio iniziato come attore o convenuto dal titolare provvisorio (Pelosi, 44). La percezione dei fruttiI frutti percepiti dall'esercente del diritto nella fase di pendenza della condizione rimangono fermi, salvo patto contrario; in mancanza di tale deroga solo dall'avveramento della condizione essi spettano al nuovo titolare. Si intende fare riferimento sia ai frutti naturali sia ai frutti civili. L'obbligo di restituzione dei frutti percepiti, nel caso di patto contrario ovvero all'esito dell'avveramento della condizione, grava sul titolare del diritto risolubile, come si può ricavare dall'espressa previsione di cui all'art. 646 in materia testamentaria (Maiorca, 323). L'esclusivo riferimento ai frutti percepiti esclude la responsabilità del titolare del diritto risolubile per i frutti percipiendi, diversamente dal disposto dell'art. 1148 con riferimento al possessore in buona fede (Maiorca, 323). La norma fa salve le diverse disposizioni di legge e ogni diversa pattuizione, quale potrebbe essere quella che stabilisca un obbligo ulteriore di amministrazione che riguardi la fruttificazione della cosa, così da estendere l'obbligo di restituzione anche ai frutti percipiendi (Maiorca, 324). BibliografiaBarbero, Condizione, in Nss. D.I., Torino, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Falzea, voce Condizione (diritto civile), in Enc. giur., Roma, 1988; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Maiorca, voce Condizione, in Dig. civ., 1988; Messineo, Il contratto in genere, Milano, 1968; Osti, voce Contratto, in Nss. D.I., Torino, 1959; Pelosi, La proprietà risolubile nella teoria del negozio condizionato, Milano, 1975; Rescigno, voce Condizione, in Enc. dir., Milano, 1961; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Tatarano, «Incertezza», autonomia privata e modello condizionale, Napoli, 1976. |