Codice Civile art. 1370 - Interpretazione contro l'autore della clausola.InquadramentoLa norma si riferisce all'interpretazione delle sole clausole inserite nelle condizioni generali di contratto ovvero in moduli o formulari predisposti da uno solo dei contraenti, come tali destinati a valere per una pluralità indeterminata di rapporti (Carresi, in Tr. C.M. 1987, 546; Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 272). Superata è la dottrina che riteneva che la norma avesse portata generale e fosse applicabile ad ogni clausola inserita nell'interesse di una sola delle parti (Betti, Teoria generale del negozio giuridico, Roma, 1950, 355). Secondo l'opinione prevalente invece la norma vale solo per la contrattazione di serie (Oppo, 102; Carresi, in Tr. C.M. 1987, 546; Messineo, 956; Bianca, 412). Delimitata così la sedes materiae, la disposizione sancisce che, ove vi sia dubbio sul significato da attribuire alla clausola, essa deve essere interpretata contra stipulatorem, ossia a favore della parte che non l'ha predisposta. Il principio che stabilisce l'adesione ad un criterio di interpretazione contro l'autore della clausola, benché detti una regola ermeneutica, persegue anche una funzione preventiva, quella di indurre il predisponente ad evitare ambiguità nel testo del contratto; pertanto il predisponente sin dall'origine è gravato da un vero e proprio onere di clare loqui (Carresi, in Tr. C.M. 1987, 545; Bianca, 412; Grassetti, 907); per altro verso la norma ha anche una finalità di protezione del contraente più debole nell'ambito della contrattazione standardizzata (Bianca, 412). A fronte delle previsioni degli artt. 1341-1342, le quali con riferimento allo stesso tipo di contratti sono volte a rendere facilmente conoscibili dette clausole, derivandone altrimenti la loro inefficacia, l'art. 1370 mira ad assicurare l'uso di un linguaggio chiaro, derivandone altrimenti l'interpretazione meno favorevole al predisponente (Bianca, 413). Per la natura oggettiva e sussidiaria della previsione propende una parte della dottrina (Carresi, in Tr. C. M. 1987, 545). Altro filone della dottrina afferma invece che l'interpretazione delle condizioni generali di contratto o dei formulari dovrebbe compiersi esclusivamente facendo riferimento alla norma in questione (Costanza, 23); e ciò perché il rinvio alla presunta volontà delle parti o ad un'interpretazione complessiva dell'accordo può costituire lo schermo dietro al quale viene data preferenza alla sola volontà del predisponente (Costanza, 23). La S.C. qualifica la regola ivi stabilita come criterio ermeneutico di carattere oggettivo e sussidiario e pertanto non è consentito ricorrervi tutte le volte in cui non sorga alcun dubbio o perplessità sul significato della clausola medesima (Cass. n. 5274/1982; Cass. n. 4408/1980; Cass. n. 42/1977; Cass. n. 545/1972; Cass. n. 3625/1969). Si nega che la norma si applichi per le clausole stabilite nell'interesse di uno solo dei contraenti, che non siano inserite in una contrattazione standardizzata (Cass. n. 3392/2001; Cass. n. 4549/1983; Cass. n. 620/1969; Cass. n. 1542/1966). Infatti, ai fini dell'applicazione della norma, occorre non solo che uno dei due contraenti abbia predisposto l'intero testo del contratto al quale l'altra parte abbia prestato adesione, ma anche che lo schema negoziale sia precostituito e le condizioni generali siano predisposte mediante moduli e formulari, al fine di poter essere utilizzate in una serie indefinita di rapporti (Cass. n. 8411/2003). Il campo applicativoLa norma trova applicazione alle condizioni generali e particolari dei contratti di assicurazione, che per il loro numero e per la varietà del relativo contenuto non siano facilmente coordinabili (Carresi, in Tr. C. M. 1987, 546). Non è invece applicabile ai contratti a titolo gratuito (Oppo, 103; Casella, 203). Le clausole di polizza, che delimitino il rischio assicurato, ove inserite in condizioni generali su modulo predisposto dall'assicuratore, sono soggette al criterio ermeneutico posto dall'art. 1370 e pertanto nel dubbio devono essere intese in senso sfavorevole all'assicuratore medesimo (Cass. n. 10825/2020; Cass. n. 668/2016 ; Cass. n. 866/2008; Cass. n. 9786/1998; Cass. n. 5621/1987; Cass. n. 3357/1985; Cass. n. 3510/1982; Cass. n. 6591/1979). La presenza nel modulo dell'approvazione specifica di una clausola vessatoria, regolarmente sottoscritta, e nel contempo di una clausola di richiamo dell'operatività di condizioni particolari, indicate nel libretto accluso alla polizza (contenente sia le condizioni denominate generali che quelle denominate particolari), fra le quali ultime vi sia una clausola derogatoria di esclusione dell'operatività della previsione della clausola vessatoria compresa fra le condizioni generali, determina una situazione di contrasto fra due clausole che dà luogo ad una questione interpretativa che non può essere risolta affermando che la volontà contrattuale effettiva delle parti è stata quella di volere l'operatività della clausola vessatoria e non di quella derogatoria di esclusione della sua operatività per il fatto che la specifica approvazione della prima evidenzia una maggiore attenzione del contraente debole all'atto di prestare il consenso, atteso che siffatto criterio interpretativo non risponde ad alcuno dei principi dettati per l'interpretazione dei contratti; viceversa si deve procedere alla risoluzione della situazione di contrasto in primo luogo con l'applicazione del criterio di cui all'art. 1370, giacché essa dà luogo ad un dubbio interpretativo circa le clausole del contratto concluso mediante modulo o formulario (Cass. n. 19140/2005). La giurisprudenza esclude che la norma valga per i negozi unilaterali (Cass. n. 3755/1983). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Casella, Il contratto e l'interpretazione, Milano, 1961; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Costanza, Profili dell'interpretazione del contratto secondo buona fede, Milano, 1989; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Grassetti, Interpretazione dei negozi giuridici inter vivos e mortis causa, in Nss. D.I. Torino, 1965; Messineo, Contratto, in Enc. dir., Milano, 1961; Mosco, Principi sull'interpretazione dei negozi giuridici, Napoli 1952; Oppo, Profili dell'interpretazione oggettiva del negozio giuridico, Bologna, 1943; Rizzo, Interpretazione del contratto e relatività delle sue regole, Napoli, 1985; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Scognamiglio C., Interpretazione del contratto e interessi dei contraenti, Padova, 1992. |