Codice Civile art. 1395 - Contratto con se stesso.Contratto con se stesso. [I]. È annullabile [1441 ss.] il contratto che il rappresentante conclude con se stesso, in proprio o come rappresentante di un'altra parte, a meno che il rappresentato lo abbia autorizzato specificatamente ovvero il contenuto del contratto sia determinato in modo da escludere la possibilità di conflitto d'interessi [1735]. [II]. L'impugnazione può essere proposta soltanto dal rappresentato [1471]. InquadramentoLa norma individua un'ipotesi particolare di conflitto di interessi che si realizza quando il rappresentante conclude il contratto in proprio, ossia perfeziona il contratto con se stesso, o come rappresentante anche di altri, ossia perfeziona il contratto con doppia rappresentanza (D'Amico, 12; Donisi, Il contratto con se stesso, Milano, 1982, 2; De Nova, in Tr. Res. 1988, 405). La norma non trova applicazione nella diversa fattispecie di pagamento a se stesso del rappresentante, che sia creditore del rappresentato (Messineo, voce Contratto con se stesso, in Enc. dir., 1961, 210). È controverso se,a fondamento del contratto con se stesso vi sia comunque un accordo. Secondo la soluzione negativa, poiché è unica la parte di tale contratto, sebbene essa operi in duplice veste, è esclusa l'integrazione di un accordo, che postula l'incontro di volontà tra parti diverse, ma ricorre un'ipotesi di formazione unilaterale del contratto, il che ha dei precisi riflessi giuridici, poiché importa la non applicabilità della disciplina in tema di formazione del contratto, di vizi del consenso e di interpretazione del contratto (Donisi, cit., 72; Balbi, La stipulazione del contratto ad opera di una sola persona, Padova, 1936, 144). Secondo la tesi favorevole invece proprio il fatto che il rappresentante partecipi al contratto in vesti diverse giustifica l'integrazione dell'accordo, atteso che l'accordo stesso non si identifica nella fusione delle volontà reali delle parti, ma richiede che alla stregua di una valutazione obiettiva sia riscontrabile la loro adesione al programma contrattuale e a ciascuna parte sia imputabile un atto di consenso negoziale (Bianca, 261; Messineo, 210; Carresi, in Tr. C. M. 1987, 265). La norma trova applicazione anche in tema di rappresentanza organica e di rappresentanza legale, benché in tale ambito operi una tutela specifica, che consente la nomina o l'intervento di un rappresentante speciale (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 572). Si ritiene in giurisprudenza che la norma trovi applicazione anche in caso di rappresentanza organica (Cass. n. 27783/2008; Cass. n. 63/1985; Cass. n. 1852/1970; Cass. n. 1945/1964; Cass. n. 2150/1949), come può accadere quando l'amministratore venda i propri beni alla società di cui è rappresentante (Cass. n. 12081/1992), e di rappresentanza legale. In specie nel caso in cui l'amministratore di una società assuma se stesso come dipendente della società si reputa applicabile la norma (Cass. n. 2043/1977). La fattispecie del contratto con se stesso ricorre anche nel caso di negozi cambiari conclusi con se stesso dal rappresentante (Cass. n. 652/1989). L'esclusione del conflitto di interessiIl contratto con se stesso, sia nell'ipotesi in cui il rappresentante concluda il contratto in proprio sia nell'ipotesi in cui concluda il contratto anche come rappresentante di terzi, lascia intendere che vi sia un conflitto di interessi, salvo che il rappresentato non abbia specificamente autorizzato il rappresentante o non abbia in via alternativa determinato il contenuto del contratto in modo da escludere il conflitto. Di tali circostanze positive deve dare prova il rappresentante, che non può limitarsi ad una generica allegazione o dimostrazione dell'inesistenza di un conflitto (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 571). L'autorizzazione all'uopo rilasciata dal rappresentato ha natura integrativa, poiché non è limitata alla conclusione di uno specifico contratto, ma è specificamente diretta a consentire la stipulazione di tale contratto anche con se stesso, sicché amplia i poteri rappresentativi (Messineo, cit., 210). Alla stregua dell'analisi giurisprudenziale l'esclusione dell'invalidità presuppone che i due requisiti dell'autorizzazione e della predeterminazione del contenuto siano alternativi e non concorrenti. Tuttavia l'autorizzazione idonea ad escludere il conflitto di interessi deve essere specifica, ossia deve essere accompagnata dalla puntuale determinazione degli elementi negoziali sufficienti ad assicurare la tutela del rappresentato, sicché un'autorizzazione generica, come accade nel caso di mancanza di alcuna indicazione sui prezzi, non esclude il conflitto (Cass. n. 29959/2019; Cass. n. 6398/2011; Cass. n. 5906/2004; Cass. n. 5438/1992; Cass. n. 3154/1971; Cass. n. 318/1965). Ricorre l'ipotesi dell'autorizzazione specifica tutte le volte in cui il rappresentato autorizzi il rappresentante alla stipula del negozio determinandone gli elementi necessari e sufficienti ad assicurare la tutela dei suoi interessi; si configura per converso l'ipotesi della predeterminazione del contenuto qualora il rappresentato, per tutelarsi contro eventuali infedeltà del rappresentante, predetermini il contenuto contrattuale nella sua interezza, onde la persona dell'altro contraente venga in definitiva a risultare indifferente, sì da impedire l'insorgere di ogni possibile conflitto di interessi (Cass. n. 14982/2002). È invece irrilevante il profilo della sussistenza di un concreto rapporto di incompatibilità fra le esigenze del rappresentato e quelle del rappresentante (Cass. n. 27783/2008). La presunzione iuris tantum di invalidità del contratto con se stesso può essere superata dalla prova contraria dell'autorizzazione o della predeterminazione, ossia del ruolo attivo assunto dal rappresentato nella fase prodromica del contratto, prova di cui è onerato il rappresentante (Cass. n. 29959/2019; Cass. n. 19229/2013; Cass. n. 1852/1970). Le condizioni che escludono il conflitto sono tassative (Cass. n. 2179/1951). L'azione di annullamentoIl contratto con se stesso è annullabile su istanza del rappresentato, quale unico legittimato all'impugnativa. L'annullamento è riconducibile alla perturbazione del consenso che discende dalla stipulazione del contratto con se stesso (Carresi, In tema di difetto e di abuso di rappresentanza, in Riv. dir. civ. 1951, I, 209) ovvero alla violazione del divieto legale che impone al rappresentante di agire nell'interesse del rappresentato (Bianca, 100). Il contratto con se stesso è annullabile anche quando da esso non sia derivato danno al rappresentato (Cass. n. 4143/2012). Nel caso di doppia rappresentanza nel giudizio di annullamento non è parte necessaria il rappresentante comune bensì i due rappresentati (Cass. n. 832/1961). Il termine di prescrizione quinquennale dell'azione di annullamento riguarda anche l'ipotesi in cui il contratto con se stesso interessi la rappresentanza organica (Cass. n. 3020/2008). La prescrizione quinquennale dell'azione di annullamento non implica la prescrizione dell'azione risarcitoria contrattuale (Cass. n. 8882/1991). La negoziazione in contropartita diretta costituisce uno dei servizi di investimento al cui esercizio l'intermediario è autorizzato, al pari della negoziazione per conto terzi, essendo essa una delle modalità con le quali l'intermediario può dare corso ad un ordine di acquisto o di vendita di strumenti finanziari impartito dal cliente; ne deriva che l'esecuzione dell'ordine in conto proprio non comporta di per sé sola l'annullabilità dell'atto ai sensi degli artt. 1394 o 1395 (Cass. n. 11876/2016; Cass. n. 28432/2011). Nel caso di contratto stipulato con se stesso dal mandatario sfornito dei relativi poteri, il mandante può contestualmente esercitare sia l'azione di responsabilità per infedele esecuzione del mandato a termini dell'art. 1710 sia l'azione di annullamento del contratto ex art. 1395, in quanto ciascuna azione è fondata su un titolo distinto ed autonomo, con conseguente regime differenziato di prescrizione, senza alcuna loro incompatibilità, perseguendo tali azioni le rispettive finalità di ripristino del patrimonio del mandante con riguardo al danno ricevuto dall'attività del mandatario infedele e di annullamento degli effetti giuridici del contratto da questi concluso (Cass. n. 8882/1991). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Procura (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1987; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; D'Amico, voce Rappresentanza, in Enc. giur., Roma, 1991; D'Avanzo, voce Rappresentanza, in Nss. D.I., Torino, 1967; Mosco, La rappresentanza volontaria nel diritto privato, Napoli, 1961; Natoli, La rappresentanza, Milano, 1977; Natoli, voce Rappresentanza, in Enc. dir., Milano, 1987; Pugliatti, Studi sulla rappresentanza, Milano, 1965; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Trabucchi, La rappresentanza, in Riv. dir. civ., Padova, 1978. |