Codice Civile art. 1396 - Modificazione ed estinzione della procura.Modificazione ed estinzione della procura. [I]. Le modificazioni e la revoca della procura devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei [85 c.p.c.]. In mancanza, esse non sono opponibili ai terzi, se non si prova che questi le conoscevano al momento della conclusione del contratto [19, 2207, 2266 3, 2298]. [II]. Le altre cause di estinzione del potere di rappresentanza conferito dall'interessato [1722, 1727 ss.] non sono opponibili ai terzi che le hanno senza colpa ignorate. InquadramentoLa dichiarazione di modificazione o revoca della procura è atto negoziale unilaterale recettizio, destinato al rappresentante (Natoli, 1977, 60; De Nova, in Tr. Res. 1988, 402). In senso contrario altro autore ritiene che i destinatari della modifica o revoca della procura siano i terzi che contrattano con il rappresentante (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 389). Qualora la procura sia collettiva dal lato attivo, ossia sia stata rilasciata da più rappresentati in ordine alla definizione di un affare d'interesse comune, l'efficacia della revoca postula che essa provenga da tutti i rappresentati, salvo che non ricorra una giusta causa, idonea a legittimare l'efficacia della revoca proveniente da uno solo dei rappresentati, in applicazione analogica della previsione dell'art. 1726, dettata in tema di mandato (Santoro Passarelli, 284; Bianca, 107; Carresi, in Tr. C. M. 1987, 273). La revoca della procura può essere espressa o tacita; si registra una revoca tacita quando il rappresentato nomina altro rappresentante esclusivo per il compimento del medesimo affare ovvero compie egli stesso l'affare (Bianca, 103; Santoro Passarelli, 283). Inoltre la revoca può essere totale o parziale, ossia riferita solo al compimento di alcuni degli atti negoziali previsti (Carresi, in Tr. C. M. 1987, 273). In senso contrario si rileva che la modifica della procura, quale negozio unilaterale con cui il rappresentato specifica o amplia i poteri rappresentativi conferiti al rappresentante con la precedente procura, è in sé una revoca parziale del potere di rappresentanza (Bianca, 103). Non sono richiesti particolari vincoli di forma per la modifica o revoca, che dunque è atto a forma libera (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 390). La revoca della procura rilasciate da società deve essere iscritta nel registro delle imprese. Sicché è valida la revoca verbale o tacita di una procura solenne rilasciata a fronte del compimento di un atto che richiedeva forme particolari (Bigliazzi Geri, 998). La norma non trova applicazione, neanche in via analogica, alla rappresentanza legale (Natoli, 1977, 114). Le parti possono anche convenzionalmente stabilire una determina forma per la revoca ai sensi dell'art. 1352 (Cass. n. 1999/1958). In giurisprudenza si ammette la revoca tacita, in applicazione dell'art. 1724, qualora il rappresentato compia egli stesso l'affare per cui aveva conferito la procura ovvero ne dia incarico ad un diverso rappresentante perché compia quell'affare (Cass. n. 403/1970). Per la procura collettiva si applichi il disposto dell'art. 1726 (Cass. n. 702/1963). La norma, sia quanto al comma 1 sia quanto al comma 2, non trova applicazione alla rappresentanza legale, atteso che il legislatore espressamente si riferisce alla rappresentanza volontaria; non si tratta dunque di una lacuna ma di una scelta (Cass. n. 947/1968). La conoscenza con mezzi idoneiSia la modificazione sia la revoca debbono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei, affinché possano spiegare effetti nei loro confronti, salvo che non si provi che i terzi ne erano comunque a conoscenza (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 563). Malgrado il comma 1 si riferisca alla sola conoscenza ai fini dell'opponibilità ai terzi, si ritiene che valga anche per la modifica o revoca la stessa regola sancita dal comma 2, ossia che tali atti sono opponibili qualora siano ignorati con colpa dai terzi, ovvero qualora siano comunque conoscibili (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 389). La legge non prevede un onere di comunicazione ma di pubblicazione, con la conseguenza che l'atto è opponibile ai terzi anche quando, benché non comunicato, sia conoscibile (Bianca, 104). Si rientra in una fattispecie di pubblicità di fatto, richiesta per l'opponibilità ai terzi (Natoli, 1987, 482). Costituiscono mezzi idonei quelli che valgono a diffondere la notizia della modifica o revoca nell'ambiente in cui la rappresentanza era presumibilmente destinata ad essere esercitata (Bianca, 104). L'efficacia della modifica o revoca non è invece subordinata alla comunicazione anche in favore del rappresentante. Tuttavia questi ha diritto ad essere indennizzato dal rappresentato per le spese sostenute e ad essere compensato per l'attività svolta nell'ignoranza della revoca (Bianca, 105). Sia la prova del difetto di diligenza dei destinatari nell'apprendere la dichiarazione di modifica o revoca resa conoscibile, sia la prova della conoscenza effettiva, gravano sul rappresentato (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 390; Carresi, in Tr. C. M. 1987, 273). Sono considerati terzi le parti contraenti con cui il rappresentante costituisce i rapporti contrattuali previsti dalla procura, e non qualunque soggetto (Cass. n. 915/1970). Il rappresentato non può essere considerato terzo rispetto al contratto concluso dal rappresentante, con la conseguenza che non potrà invocare l'art. 2704 al fine di riversare sulle altre parti l'onere di provare che il contratto è stato effettivamente stipulato nella data indicata e prima della revoca della procura o la perdita comunque dei poteri rappresentativi (Cass. n. 15861/2000; Cass. n. 51/1996; Cass. n. 751/1975; Cass. n. 645/1960). L'onere che ricade sul rappresentato non concerne la forma dell'atto di modifica o revoca ma le sue modalità di pubblicizzazione, che deve avvenire con mezzi idonei, sicché quand'anche la modifica o la revoca abbia la forma dell'atto pubblico ugualmente non sarà opponibile ai terzi qualora non sia portata a conoscenza con mezzi adeguati (Cass. n. 3740/1968). In ogni caso le parti possono determinare convenzionalmente lo specifico mezzo che l'una deve adottare per comunicare la revoca e prevedere l'inefficacia nei confronti dell'altra della revoca medesima per il solo fatto dell'inosservanza di tale formalità (Cass. n. 6662/1984). Il difetto di comunicazione rende validi ed efficaci gli eventuali contratti di compravendita successivi alla revoca (Cass. n. 1471/1975). L'inopponibilità delle modifiche o della revoca non portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei riguarda non soltanto l'attività successivamente svolta dal rappresentante (apparente) nei confronti dei terzi (rappresentanza attiva), ma altresì l'attività giuridica dei terzi nei confronti del rappresentante (rappresentanza passiva) nell'ambito del rapporto al quale si riferisce la procura (Cass. n. 55/1979). Grava sul rappresentato l'onere di provare che la modificazione o la revoca erano conosciute o conoscibili dal terzo (Cass. n. 55/1979; Cass. n. 709/1978; Cass. n. 1471/1975). Le altre cause di estinzioneLa revoca è una causa di estinzione della procura, dipendente dalla volontà del rappresentato. Costituiscono cause di estinzione della procura diverse dalla revoca, la morte del rappresentato o del rappresentante, la sopravvenuta incapacità del rappresentato, salvo che il potere di rappresentanza sia stato conferito anche nell'interesse del rappresentante o di terzi ovvero che il rappresentato sia un imprenditore e l'impresa continui ad essere esercitata (Bianca, 109; Carresi, in Tr. C. M. 1987, 274), o anche la sopravvenuta incapacità del rappresentante (Bianca 109; D'Avanzo 830), il fallimento del rappresentato o del rappresentante, l'esaurimento dell'attività prevista, la scadenza del termine (Bigliazzi Geri, 999), l'avveramento dell'evento dedotto in una condizione risolutiva, la rinunzia del rappresentante (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 563; Santoro Passarelli, 285). Anche l'estinzione del rapporto sottostante determina l'estinzione della procura (Bianca, 109). Nell'ipotesi di estinzione per morte del rappresentato non si applicano le norme relative alla continuazione del mandato nonostante la morte del mandante ai sensi dell'art. 1722, n. 4 (De Nova, in Tr. Res. 1988, 402). La rinunzia alla rappresentanza costituisce atto unilaterale del rappresentante, rimesso alla sua esclusiva volontà, avente natura recettizia verso il rappresentato. La rinuncia è ammessa anche quando il rappresentante si sia obbligato al compimento degli atti rappresentativi, benché in questo caso il rappresentante sia tenuto al risarcimento dei danni verso il rappresentato, salvo che la rinuncia abbia giusta causa (Bianca, 109). Per le cause di estinzione diverse dalla revoca non è previsto un onere di renderle note ai terzi (De Nova, in Tr. Res. 1988, 402; contra Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 392). Tuttavia esse non sono opponibili ai terzi che le hanno ignorate senza colpa, salvo che la causa di estinzione della procura sia rappresentata dal fallimento (Natoli, 1977, 114) o dalla sopravvenuta incapacità legale del rappresentato (Bianca, 110), eventi che per definizione devono considerarsi conoscibili in ragione dei mezzi pubblicitari imposti dalla legge. Anche l'onere di provare che i terzi hanno ignorato l'estinzione della rappresentanza per propria colpa grava sul rappresentato (Natoli 1977, 114; De Nova, in Tr. Res. 1988, 402; Mariconda, Delle obbligazioni e dei contratti, Milano, 1984, 387; in senso contrario Martorano, Il difetto successivo del potere di rappresentanza, in Riv. not. 1984, I, 513). In base ad altro orientamento, il rappresentato ha l'onere di portare a conoscenza dei terzi l'estinzione; se lo assolve, è il terzo a dovere dimostrare la propria buona fede; in caso contrario l'onere della prova della conoscenza da parte del terzo grava sul rappresentato (Bianca, 110). Sulla morte del rappresentato quale causa di estinzione della procura si è espressa anche la S.C. (Cass. n. 28141/2005; Cass. n. 305/1974; Cass. n. 415/1972); e così sull'intervenuta scadenza della procura (Cass. n. 14/1976). Ove la procura sia stata conferita per il compimento di un solo atto, il compimento di tale atto determina la cessazione degli effetti della procura anche nei confronti dei terzi (Cass. n. 1668/1980). Secondo la giurisprudenza le cause estintive della procura operano nei confronti dei terzi soltanto quando sia accertato che questi le hanno colposamente ignorate, di guisa che incombe al rappresentato l'onere di provare le circostanze che escludono l'apparenza e quindi l'affidamento dei terzi (Cass. n. 26779/2018; Cass. n. 3974/1993). Gli atti compiuti dal rappresentante nell'esplicazione dell'attività gestoria, anche se posti in essere successivamente alla morte del rappresentato, sono operativi di effetti nei confronti sia del rappresentante sia dei terzi (con i quali il rappresentante costituisce i rapporti contrattuali previsti dalla procura), sempre che al momento del compimento dell'attività gestoria, i terzi abbiano senza colpa ignorato la causa di estinzione della procura (Cass. n. 3959/2008). I limiti alla revoca e l'irrevocabilitàIn analogia con la previsione dell'art. 1723, qualora la procura sia stata conferita anche nell'interesse del rappresentante o di terzi, essa non può essere revocata se non per giusta causa e non si estingue per morte o per sopravvenuta incapacità del rappresentato e neppure per il fallimento del medesimo (Santoro Passarelli, 284; De Nova, in Tr. Res. 1988, 403; Bianca, 106). La procura speciale può essere irrevocabile per espressa volontà del rappresentato (Bianca, 107). Per converso l'irrevocabilità è esclusa per la procura generale, poiché se così fosse il rappresentato sarebbe privato per sempre di qualsiasi possibilità dell'agire negoziale. La stipula di un eventuale patto di rinunzia alla facoltà di revoca, se non è giustificata da un conferimento della procura nell'interesse del rappresentante o del terzo, di per sé non importa l'irrevocabilità della procura, ma semplicemente una responsabilità per danni nel caso in cui non ricorra una giusta causa (Betti, Teoria generale del negozio giuridico, in Tr. Vas., Napoli, rist. 1994, 579). Nel caso di irrevocabilità della procura la revoca eventualmente disposta dal rappresentato è inefficace, quand'anche le cause dell'irrevocabilità non risultino all'esterno (Bianca, 108). Costituisce ipotesi di procura irrevocabile la rappresentanza nell'incasso di un credito, con autorizzazione al rappresentante di trattenere il ricavo in pagamento di un suo credito verso il rappresentato (Betti, cit., 580). Per l'estensione analogica delle ipotesi di estinzione del mandato diverse dalla revoca anche alla procura si esprime anche la S.C. (Cass. n. 2907/1963). Nel caso di mandato conferito nell'interesse del mandatario con attribuzione di procura l'irrevocabilità del mandato è limitata al rapporto interno tra il mandante e il mandatario, sicché la validità del contratto concluso dal mandatario con il terzo resta subordinata alla permanenza del potere di rappresentanza e all'assenza di revoca della procura (Cass. n. 7038/2015; Cass. n. 1388/1998; Cass. n. 10819/1996). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Procura (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1987; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; D'Amico, voce Rappresentanza, in Enc. giur., Roma, 1991; D'Avanzo, voce Rappresentanza, in Nss. D.I., Torino, 1967; Mosco, La rappresentanza volontaria nel diritto privato, Napoli, 1961; Natoli, La rappresentanza, Milano, 1977; Natoli, voce Rappresentanza, in Enc. dir., Milano, 1987; Pugliatti, Studi sulla rappresentanza, Milano, 1965; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Trabucchi, La rappresentanza, in Riv. dir. civ., Padova, 1978. |