Codice Civile art. 1399 - Ratifica.Ratifica. [I]. Nell'ipotesi prevista dall'articolo precedente, il contratto può essere ratificato dall'interessato [1890, 2822 2], con la osservanza delle forme prescritte per la conclusione di esso [1392]. [II]. La ratifica ha effetto retroattivo, ma sono salvi i diritti dei terzi. [III]. Il terzo e colui che ha contrattato come rappresentante possono d'accordo sciogliere il contratto prima della ratifica [1372]. [IV]. Il terzo contraente può invitare l'interessato a pronunziarsi sulla ratifica assegnandogli un termine, scaduto il quale, nel silenzio, la ratifica s'intende negata [1712 2]. [V]. La facoltà di ratifica si trasmette agli eredi. InquadramentoLa ratifica è il negozio attraverso il quale l'interessato fa propri gli effetti dell'atto concluso in suo nome dal falsus procurator (Santoro Passarelli, 292). Sotto il profilo causale la tesi che ritiene che l'atto stipulato dal falsus procurator sia nullo attribuisce alla ratifica la funzione di atto autonomo di appropriazione del contratto compiuto dal rappresentante senza potere (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 395). Secondo la tesi che considera il contratto concluso dal falsus procurator come un atto perfetto ma inefficace, la ratifica esprime il potere di legittimazione dell'interessato attraverso il quale questi recupera l'atto nella propria sfera giuridica (Bianca, 114). Ove il contratto concluso dal falsus procurator sia equiparato ad una fattispecie perfezionabile ad efficacia sospesa, la ratifica costituisce un atto di integrazione della posizione del rappresentante (Santoro Passarelli, 292). In ultimo altra opinione ricostruisce la ratifica come condicio iuris di efficacia del contratto rappresentativo concluso dal rappresentante senza potere (Romano, La ratifica nel diritto privato, Napoli, 1964, 71). La ratifica è un negozio unilaterale e recettizio, che deve essere indirizzato al terzo contraente (Carresi, in Tr. C. M. 1987, 278). Per effetto della ratifica cessa la responsabilità del rappresentante senza potere (De Nova, in Tr. Res. 1988, 405; Natoli, 1977, 124; Furgiuele, voce Ratifica, in Enc. giur., 1991, 2). Dubbia è l'ammissibilità di una ratifica parziale: secondo un autore essa sarebbe possibile qualora il terzo reputi conveniente accettare solo una parte degli effetti del contratto, accordandosi in questi termini con il ratificante (D'Avanzo, 801); in base ad altra opinione la ratifica parziale è intrinsecamente inammissibile poiché essa è un quid e non un quantum graduabile, sicché non vi è alternativa alcuna tra il ratificare il contratto nella sua interezza o non ratificarlo affatto (Furgiuele, cit., 1). La ratifica non ammette l'apposizione di condizioni o termini (D'Avanzo, 801). Il potere di ratifica si trasmette agli eredi dell'interessato, che non possono essere considerati terzi. In base all'analisi giurisprudenziale la ratifica è atto negoziale diretto ad immettere, con effetto retroattivo, nella sfera giuridica dell'interessato il risultato dell'attività compiuta dal rappresentante senza poteri (Cass. n. 14944/2001). Sicché la ratifica dell'attività svolta dal falsus procurator non si realizza con la semplice conoscenza che di essa abbia avuto il dominus, ma esige che tale soggetto ponga in essere una manifestazione di volontà, da portare a conoscenza dell'altro contraente, diretta ad approvare il contratto concluso senza potere rappresentativo ed a farne propri, con efficacia retroattiva, gli effetti (Cass. n. 30938/2017 ; Cass. n. 2153/2014; Cass. n. 10709/1991). Il soggetto che firmi una dichiarazione negoziale con un nominativo altrui, lasciando apparire quest'ultimo come autore della medesima, non assume in proprio la paternità della stessa (sia pure nella veste di falsus procurator di colui al quale la sottoscrizione si riferisce), con la conseguenza che, non ricorrendo i presupposti per la ratifica ex art. 1399, il contratto deve ritenersi nullo per difetto del consenso (Cass. n. 27008/2020). In senso contrario, di recente si è affermato che il contratto a cui sia stata apposta la firma apocrifa del legale rappresentante della società apparentemente firmataria è privo di effetti nei confronti della società stessa, ma può essere recepito nella sua sfera giuridica, in applicazione analogica del disposto dell'art. 1399 c.c.. In particolare, si è osservato che tale ipotesi è assimilabile ad una spendita indebita del nome della società stessa, alla quale è possibile applicare in via analogica la disciplina della rappresentanza diretta (Cass. n. 5479/2023; nello stesso senso v. Cass. n. 22891/2016). In senso contrario, di recente si è affermato che il contratto a cui sia stata apposta la firma apocrifa del legale rappresentante della società apparentemente firmataria è privo di effetti nei confronti della società stessa, ma può essere recepito nella sua sfera giuridica, in applicazione analogica del disposto dell'art. 1399 c.c.. In particolare, si è osservato che tale ipotesi è assimilabile ad una spendita indebita del nome della società stessa, alla quale è possibile applicare in via analogica la disciplina della rappresentanza diretta (Cass. n. 5479/2023; nello stesso senso v. Cass. n. 22891/2016). La disciplina del negozio concluso da un rappresentante senza poteri si applica anche alla rappresentanza organica degli enti pubblici, poiché l'organo competente ad esprimere la volontà dell'ente può procedere alla ratifica del contratto sottoscritto dal falsus procurator (Cass. n. 28753/2018). Alcuni arresti hanno qualificato la ratifica come condicio iuris sospensiva, idonea a rendere operante con il suo avveramento una fattispecie temporaneamente inefficace ma pienamente valida (Cass. n. 688/1980; Cass. n. 2526/1974; Cass. n. 1826/1973). La ratifica è una dichiarazione di volontà unilaterale, che ha carattere recettizio, richiedendo, per produrre effetto, la notifica o la comunicazione all'altro contraente (Cass. n. 27399/2009; Cass. n. 10709/1991; Cass. n. 4237/1987) ovvero al controinteressato ove si tratti di ratifica di un negozio unilaterale (Cass. n. 15699/2006). Essa determina il venir meno della responsabilità del rappresentante senza potere, poiché non sussiste il danno risarcibile (Cass. n. 4581/1976; Cass. n. 2299/1967; Cass. n. 3432/1959). L'adempimento di una parte della prestazione di cui al contratto concluso dal rappresentante senza potere, da parte dell'interessato, implica ratifica dell'intero contratto e non solo della parte eseguita (Cass. n. 992/1967). L'ammissibilità della ratifica dei negozi unilateraliSecondo l'opinione prevalente sono suscettibili di ratifica, oltre che i contratti, anche i negozi unilaterali (Bianca, 117; De Nova, in Tr. Res. 1988, 404). In base ad altro orientamento la ratifica non è possibile per i negozi unilaterali, poiché ciò determinerebbe l'ingiustificato assoggettamento del terzo alla decisione dell'interessato (Carresi, In tema di difetto e di abuso di rappresentanza, in Riv. dir. comm. 1951, I, 211; De Pretis, Sulla ratifica della diffida ad adempiere intimata da falsus procurator, in Foro it. 1981, I, 1988). A ciò si è obiettato che la tutela del terzo controinteressato è comunque assicurata dal potere di rigetto e dalla facoltà di interpello (Scognamiglio, Ratifica del negozio unilaterale e tutela del terzo controinteressato, in Riv. dir. comm. 1986, II, 169). Per converso in ordine ai negozi unilaterali non recettizi è inefficace la ratifica intervenuta dopo la scadenza del termine di prescrizione o di decadenza previsto per lo specifico negozio unilaterale (Scognamiglio, cit., 170). In giurisprudenza è stata ammessa la ratifica con riferimento ai negozi unilaterali e segnatamente per il licenziamento (Cass. n. 28514/2008; Cass. n. 17461/2003; Cass. n. 2912/1987; Cass. n. 1594/1987), per la disdetta o per il recesso (Cass. n. 3616/2014; Cass. n. 5695/2005; Cass. n. 2510/2005; Cass. n. 10760/1998; Cass. n. 355/1975), per il riscatto (Cass. n. 216/1977), per la diffida ad adempiere (Cass. n. 1091/1981), per la nomina di un arbitro (Cass. n. 3389/2001; Cass. n. 2490/2001; Cass. n. 6866/1992, in Giur. it. 1993, 7, 1, I, 1532, con nota di Consolo). Particolare applicazione dell'istituto della ratifica è stata fatta con riguardo alla delega conferita da un condomino per la partecipazione all'assemblea condominiale, fattispecie che è stata ricondotta alla figura del mandato (Cass. n. 2218/2013; Cass. n. 12466/2004; Cass. n. 4531/2003; Cass. n. 8116/1999). Inoltre è ammessa la ratifica avente ad oggetto gli atti processuali, più propriamente riconducibile alla sanatoria dei vizi relativi alla legittimazione processuale di cui all'art. 182 c.p.c. e alla conseguente successiva ed eventuale conferma-ratifica della condotta processuale posta in essere dal soggetto privo di legittimazione (Cass. n. 20913/2005; Cass. n. 23291/2004; Cass. n. 12494/2001). Con riguardo alla procura alle liti, si è evidenziato che essa può essere rilasciata con effetti retroattivi solo nei limiti stabiliti dall'art. 125 c.p.c., che prevede che la procura al difensore può essere rilasciata in data posteriore alla notificazione dell'atto, purché però anteriormente alla costituzione della parte rappresentata, e sempre che per l'atto di cui trattasi non sia richiesta dalla legge la procura speciale, come nel caso del ricorso per cassazione, restando conseguentemente esclusa, in tale ipotesi, la possibilità di sanatoria e ratifica (Cass. n. 33518/2022. Sul coordinamento tra gli artt. 125 e 182 c.p.c., prima dell’entrata in vigore della riforma c.d. Cartabia, v. Cass. S.U. n. 37434/2022). Per converso non può configurarsi la ratifica di un atto unilaterale non negoziale, come la costituzione in mora (Cass. n. 900/2005). Lo scioglimento del contrattoLa norma prevede che il terzo e il falsus procurator possono d'accordo sciogliere il contratto che hanno stipulato prima che la ratifica produca effetti, ossia prima che essa giunga a conoscenza del terzo contraente ai sensi degli artt. 1334 e 1335. Attraverso il riconoscimento di tale facoltà il legislatore non ha inteso porre un ostacolo alla conservazione del contratto mediante ratifica; piuttosto ha inteso escludere che il contratto concluso tra il terzo e il rappresentante senza potere possa essere sciolto per effetto dell'esercizio del recesso unilaterale a cura del terzo. Sicché la validità del contratto concluso, benché inefficace o ad efficacia sospesa, esclude che il terzo possa esercitare la facoltà di recesso unilaterale, esigendo espressamente la norma ai fini dello scioglimento il mutuo consenso (De Nova, in Tr. Res. 1988, 405). L'accordo per lo scioglimento deve perfezionarsi prima che sia comunicata la ratifica, altrimenti non produrrà effetti. Si ritiene che la responsabilità del falsus procurator ai sensi dell'art. 1398 persista anche dopo che questi e il terzo abbiano sciolto il contratto; pertanto, ove il terzo abbia subito un danno da lesione dell'interesse negativo in ragione della condotta posta in essere dal falso rappresentante che abbia agito in mancanza o in eccesso di potere, la lesione della libertà negoziale potrebbe ugualmente essere fatta valere dal terzo contro il falsus procurator anche dopo che essi siano addivenuti d'accordo allo scioglimento, che avviene in via preventiva, quando ancora non è possibile prevedere se lo pseudo rappresentato ratificherà o meno (Carresi, cit., 211). Al che si è replicato che di norma tale aspetto della vicenda è risolto in occasione dell'accordo raggiunto dal terzo e dal rappresentante senza potere per lo scioglimento; ed infatti sul piano eminentemente pratico è improbabile che tali parti raggiungano l'accordo per lo scioglimento, qualora non abbiano definito anche le pendenze sulla responsabilità del falsus procurator per la condotta che ha portato alla conclusione del contratto che si intende sciogliere (Natoli, 1977, 126; De Nova, in Tr. Res. 1988, 408). La S.C. osserva che la prevista necessità del consenso del falsus procurator, ai fini della risoluzione consensuale del negozio, si rende del tutto consequenziale al principio per cui il mutuo dissenso come actus contrarius deve provenire dagli stessi originari contraenti; ma il vincolo che esso scioglie non è un rapporto contrattuale che possa essere sorto fra loro, bensì la situazione di soggezione in cui versa il terzo, a fronte del potere di ratifica che compete all'interessato (Cass. n. 25126/2006; Cass. n. 6488/1997). Al riguardo il terzo contraente non può recedere unilateralmente dal contratto, se ha ignorato di stipulare con un rappresentante senza potere. La legge infatti non lascia alla discrezione di uno dei soggetti il negozio inefficace per difetto di rappresentanza, richiedendo espressamente per lo scioglimento il mutuo consenso (Cass. n. 220/1968). La facoltà di interpelloLa ratifica è ammessa senza limiti di tempo qualora il terzo contraente non si sia avvalso della facoltà di esercitare l'interpello e sempre che nelle more il terzo e il falsus procurator non abbiano sciolto il contratto. L'interpello consiste nel diritto potestativo (diritto interrogatorio) riconosciuto al terzo contraente di invitare l'interessato, ossia lo pseudo rappresentato, a pronunziarsi sulla ratifica, ossia ad esternare la sua volontà di ratificare o meno il contratto concluso dal falsus procurator. All'uopo il terzo che rivolge tale invito all'interessato può assegnargli un termine. Qualora nel termine assegnato lo pseudo rappresentato risponda, sarà soddisfatto l'interesse del terzo che lo ha indotto a proporre l'interpello. Ma ugualmente accadrà qualora l'interessato non risponda entro tale termine, poiché in questa fattispecie la norma attribuisce un preciso significato al silenzio, ossia il valore di silenzio-rifiuto. Pertanto l'interpellato che intenda negare la ratifica del contratto, anziché rispondere espressamente, può anche avvalersi della facoltà di non rispondere, che equivale alla manifestazione di una volontà reiettiva. In senso contrario si osserva che, nonostante la lettera della legge, la quale sembra attribuire al silenzio un significato di negazione della volontà di ratifica, in realtà per effetto del decorso del termine matura una decadenza (Bianca, 117). Ne consegue che, decorso il termine assegnato senza che l'interessato abbia fornito alcuna risposta, si consuma il diritto di ratifica; un'eventuale successiva ratifica sarebbe pertanto senza effetti (Bianca, 117). Secondo un'opinione l'interpello rivolto all'interessato e il successivo rifiuto di ratifica, ovvero la protrazione del silenzio fino alla scadenza del termine assegnato, costituiscono un presupposto per l'esercizio dell'azione di risarcimento dei danni contro il falsus procurator (De Nova, in Tr. Res. 1988, 406; contra Mariconda, Delle obbligazioni e dei contratti, Milano, 1984, 390). Anche la S.C. ritiene che, in difetto dell'esercizio dell'interpello, la ratifica può intervenire senza sbarramenti temporali; infatti l'utile esercizio del potere di ratifica da parte del dominus trova un limite temporale soltanto nell'avvenuto scioglimento del contratto con il consenso del terzo contraente e di colui che abbia negoziato come rappresentante, ovvero nella scadenza del termine fissato nell'invito all'interessato a pronunciarsi sulla ratifica, senza che sotto quest'ultimo aspetto possano ammettersi equipollenti, quale un comportamento del terzo univocamente significativo della mancanza di un suo interesse alla ratifica (Cass. n. 2127/1989; Cass. n. 1341/1981). La giurisprudenza osserva che il ricorso all'interpello a tutela del terzo contraente è subordinato alla circostanza che non si addivenga allo scioglimento, così come è ricavabile anche dall'ordine delle rispettive discipline: ove a questo non si pervenga, al terzo contraente è concessa la facoltà di invitare l'interessato a pronunciarsi sulla ratifica, in modo che possa cessare la situazione di incertezza determinata dall'attività del falsus procurator, o mediante la ratifica dell'interessato ovvero con il rifiuto, reale o presunto, della medesima (Cass. n. 220/1968). Inoltre,gli arresti giurisprudenziali escludono che l'esercizio dell'interpello costituisca condizione affinché il terzo possa far valere l'azione di responsabilità contro il falsus procurator poiché si tratta di una mera facoltà prevista nell'interesse del terzo (Cass. n. 5468/2001; Cass. n. 5170/1986; Cass. n. 4581/1976; contra Cass. n. 220/1968). La forma della ratificaLa ratifica deve rivestire la stessa forma prescritta per il contratto rappresentativo. Sicché ove la forma di quest'ultimo sia richiesta ad substantiam, la ratifica deve rivestire la stessa forma a pena di nullità (Carresi, in Tr. C. M. 1987, 278). Ove la forma scritta del negozio rappresentativo sia richiesta ad probationem, anche la ratifica deve essere provata in via documentale (De Nova, in Tr. Res. 1988, 410). Ove per il contratto rappresentativo sia richiesta una forma convenzionale, la ratifica non soggiace allo stesso vincolo di forma (Bruscuglia-Giusti, voce Ratifica, in Enc. dir., XXXVIII, Milano, 1987, 688). Non è necessario che la ratifica menzioni il contratto cui essa si riferisce e il difetto dei poteri di chi ha agito (De Nova, in Tr. Res. 1988, 400). Fuori dei casi in cui sussiste un vincolo di forma per il negozio rappresentativo la forma della ratifica è libera. Sicché è sufficiente che la volontà del dominus di far proprio il contratto rappresentativo risulti in modo inequivocabile o anche per comportamento concludente. Pertanto è ammessa la ratifica tacita. Vale come ratifica anche l'esecuzione del contratto, sebbene parziale (Natoli, 1977, 129). Anche in giurisprudenza si afferma che la ratifica deve rispettare la forma prescritta per il contratto concluso dal falsus procurator (Cass. n. 27399/2009; Cass. n. 24571/2006; Cass. n. 24371/2006). Tale vincolo di forma opera anche con riferimento alla ratifica dei contratti contenenti le condizioni generali di contratto (Cass. n. 4794/1999; Cass. n. 7925/1987). E ciò non solo quando la forma sia richiesta ad substantiam, ma anche quando sia richiesta ad probationem ai fini della prova della ratifica stessa (Cass. n. 8855/1996; Cass. n. 5246/1986; Cass. n. 4361/1982). Qualora il negozio rappresentativo esiga la forma scritta, il requisito di forma richiesto anche a pena di nullità della ratifica può essere soddisfatto pure da un documento, sebbene redatto ad altri fini ovvero avente formale diverso contenuto, idoneo ad evidenziare direttamente la volontà incompatibile con quella di rifiutare l'atto del rappresentante senza potere (Cass. n. 12308/2011; Cass. n. 17389/2004; Cass. n. 11123/1991; Cass. n. 2406/1989). Si riscontra in tal caso una ratifica implicita (Cass. n. 12647/2008). Il requisito formale si reputa rispettato anche qualora la volontà di ratifica sia contenuta in un atto giudiziario regolarmente sottoscritto, come un atto di citazione con il quale si chieda l'esecuzione o la risoluzione del contratto rappresentativo o come una comparsa di risposta, salvo che non risulti l'esclusivo fine di sciogliersi dagli effetti del contratto (Cass. n. 4938/2022; Cass. n. 11453/2015; Cass. n. 21229/2010; Cass. n. 16221/2002; Cass. n. 14944/2001; Cass. n. 11396/1999; Cass. n. 249/1997; Cass. n. 2127/1989; Cass. n. 3714/1988; Cass. n. 1275/1986), ovvero qualora il dominus produca in giudizio il contratto rappresentativo (Cass. 1454/1974). Si ammette la ratifica tacita o per facta concludentia (Cass. n. 408/2006; Cass. n. 10456/2003; Cass. n. 9037/1994; Cass. n. 10745/1992; Cass. n. 4118/1990; Cass. n. 2406/1989), la quale per produrre effetti non presuppone alcun atto formale di comunicazione alla controparte, essendo sufficiente che quest'ultima sia comunque venuta a conoscenza dei fatti in cui la ratifica medesima si esprime (Cass. n. 2469/2003). Al riguardo la ratifica non richiede l'uso di formule particolari, purché emerga inequivocabilmente una volontà incompatibile con il rifiuto dell'operato del rappresentante senza potere, e purché l'atto provenga dal dominus (Cass. n. 4938/2022; Cass. n. 2617/2021 ; Cass. n. 2572/2011; Cass. n. 21844/2010; Cass. n. 6937/2004; Cass. n. 3071/1998). In proposito non è contegno idoneo a ritenere che vi sia stata una ratifica, perché equivoco, la mera consegna da parte del dominus di un assegno rilasciato alla controparte in esecuzione del negozio inefficace (Cass. n. 9289/2001). Può valere come ratifica tacita del contratto il comportamento processuale dello pseudo rappresentato che, convenuto in giudizio, tenga un comportamento da cui risulti in maniera univoca la volontà di fare proprio il contratto concluso in suo nome e per suo conto dal "falsus procurator" (Cass. n. 26871/2022). Gli effetti della ratificaLa ratifica ha effetto retroattivo, ossia produce effetti sin dalla stipula del contratto ratificato. Tuttavia la retroattività non vale a sanare vizi e ragioni di invalidità esistenti al momento della stipulazione del contratto rappresentativo, così come non influiscono sulla validità ed efficacia della ratifica le situazioni sopravvenute, ostative alla conclusione del contratto. La retroattività non pregiudica i diritti dei terzi acquistati nelle more tra la stipulazione del contratto e la ratifica stessa. Secondo un primo orientamento sono terzi, non già il terzo contraente o i suoi eredi, bensì soltanto gli aventi causa dell'interessato che abbiano acquistato i loro diritti in data anteriore alla ratifica (De Nova, in Tr. Res. 1988, 407; Bianca, 116). In base ad altro indirizzo sono terzi protetti dalla norma anche gli aventi causa del terzo contraente che hanno acquistato diritti in data successiva alla stipulazione del contratto rappresentativo, ma anteriore alla ratifica (Natoli, 1977, 126; Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 402). Secondo la S.C. la ratifica sana con efficacia retroattiva il difetto di potere rappresentativo del falsus procurator (Cass. n. 1708/2000) e tale regime giuridico, in mancanza di clausole o condizioni che ne conformino diversamente l'efficacia, non è modificabile in via interpretativa (Cass. n. 2403/2016). La ratifica dell'operato del rappresentante senza potere si estende all'intero contratto, comprese le clausole vessatorie, non potendosi scindere arbitrariamente il contenuto della ratifica, ipotizzandone l'operatività per certe clausole e non per altre (Cass. n. 5906/2015). L'avvenuta ratifica non preclude l'esercizio delle azioni di nullità o di annullamento verso il contratto rappresentativo (Cass. n. 1494/1965). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Procura (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1987; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; D'Amico, voce Rappresentanza, in Enc. giur., Roma, 1991; D'Avanzo, voce Rappresentanza, in Nss. D.I., Torino, 1967; Mosco, La rappresentanza volontaria nel diritto privato, Napoli, 1961; Natoli, La rappresentanza, Milano, 1977; Natoli, voce Rappresentanza, in Enc. dir., Milano, 1987; Pugliatti, Studi sulla rappresentanza, Milano, 1965; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Trabucchi, La rappresentanza, in Riv. dir. civ., Padova, 1978. |