Codice Civile art. 1413 - Eccezioni opponibili dal promittente al terzo.

Cesare Trapuzzano

Eccezioni opponibili dal promittente al terzo.

[I]. Il promittente può opporre al terzo le eccezioni fondate sul contratto dal quale il terzo deriva il suo diritto, ma non quelle fondate su altri rapporti tra promittente e stipulante [1272, 1273 4].

Inquadramento

Poiché il diritto del terzo nasce esclusivamente dal contratto e trova in esso i suoi limiti, ogni azione o eccezione relativa al contratto può essere fatta valere contro di lui dal promittente. Il promittente, obbligandosi verso lo stipulante ad attribuire un diritto ad un terzo, rinuncia implicitamente alle difese che in base ad altro rapporto avrebbe potuto far valere verso lo stesso stipulante (Messineo, 206; Majello, 242). Sicché il promittente potrà sollevare nei confronti del terzo le eccezioni di inadempimento dello stipulante ovvero le eccezioni relative all'invalidità del contratto. Non potranno invece essere sollevate ragioni od eccezioni nascenti da rapporti diversi esistenti tra il promittente e lo stipulante né eccezioni relative a rapporti tra lo stipulante e il terzo (Messineo, 206). A sua volta il terzo può agire contro il promittente per ottenere l'adempimento o il risarcimento dei danni; non può avvalersi invece dei rimedi contrattuali, come l'azione di risoluzione per inadempimento, non essendo parte del contratto (Bianca, 539). In senso contrario altro autore evidenzia che, all'esito della definitività dell'acquisto del diritto in favore del terzo, questi può agire contro il promittente anche con l'azione di risoluzione per inadempimento, altrimenti la sua tutela non sarebbe piena (Scozzafava, Contratto a favore di terzi, in Enc. giur., 1988, IX, 9).

La S.C. ritiene che il promittente può opporre al terzo l'inesatto adempimento dello stipulante alle obbligazioni eventualmente assunte con il contratto (Cass. n. 9787/1999; Cass. n. 967/1974). Il terzo può agire in giudizio contro il promittente per richiedere l'adempimento, senza dover evocare in giudizio lo stipulante, il quale può comunque intervenire ad adiuvandum (Cass. n. 81/1992). La giurisprudenza inoltre riconosce che il terzo possa agire in giudizio anche per richiedere la risoluzione per inadempimento (Cass. n. 8272/2014) e ciò perché, nel momento in cui dichiara di voler approfittare della stipulazione in suo favore, il terzo subentra nella stessa posizione dello stipulante quanto alla validità ed all'efficacia della prestazione promessa in suo favore, potendogli essere opposte tutte le eccezioni di invalidità del contratto che potrebbero essere opposte allo stipulante e potendo egli paralizzare tali eccezioni sulla base delle medesime circostanze che potrebbe invocare lo stipulante per tener fermi gli effetti del contratto, sicché, negando al terzo la possibilità di invocare il detto principio, si configurerebbe, in suo favore, un diritto claudicante e comunque minore di quello spettante allo stipulante, che eroga la sua prestazione in vista di una contropromessa giuridicamente completa nei suoi effetti, pur se destinata ad altri (Cass. n. 23708/2008).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Girino, Studi in tema di stipulazione a favore di terzi, Milano, 1965; Majello, Contratto a favore di terzo, in Dig. civ., Torino, 1989; Messineo, Contratto nei rapporti col terzo, in Enc. dir., Milano, 1962; Moscarini, I negozi a favore di terzo, Milano, 1970; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli rist. 1985.

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