Codice Civile art. 1417 - Prova della simulazione.

Cesare Trapuzzano

Prova della simulazione.

[I]. La prova per testimoni [2721 ss.] della simulazione è ammissibile senza limiti, se la domanda è proposta da creditori o da terzi e, qualora sia diretta a far valere l'illiceità del contratto dissimulato [1343 ss., 1354], anche se è proposta dalle parti.

Inquadramento

In applicazione del principio generale contemplato dall'art. 2697 sulla distribuzione dell'onere probatorio l'onere di dimostrare la simulazione spetta all'attore che deduca che l'atto è simulato ovvero al convenuto che in via di eccezione alleghi tale simulazione (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 472; Distaso, 567; Messineo, 590). Ciò premesso, in base alla norma sulle modalità di assolvimento dell'onere probatorio, ossia sui mezzi istruttori esperibili da chi è onerato (quomodo), assumono un peso rilevante le prescrizioni di forma eventualmente esistenti per il contratto simulato nonché la veste del soggetto che fa valere la simulazione (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 472). Segnatamente, per un verso, rileva l'eventuale vincolo formale che investe l'atto simulato mentre, per altro verso, l'ammissibilità dei mezzi di prova costituendi, ossia la prova per testimoni e per presunzioni, dipende dalla circostanza che l'azione o l'eccezione di simulazione siano rispettivamente proposte dalle parti ovvero dai creditori o dai terzi.

La prova della simulazione tra le parti

La limitazione delle prove di cui possono avvalersi le parti per la simulazione dell'atto da esse concluso concerne la prova testimoniale e, per il disposto di cui all'art. 2729, comma 2, la prova per presunzioni (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 474; Casella, 600), sempre che non si tratti di far valere l'illiceità del contratto dissimulato. Detta limitazione si giustifica anche in relazione al disposto dell'art. 2722. Infatti, quando il contratto simulato è redatto per iscritto, le parti non possono servirsi della prova testimoniale per provare l'accordo simulatorio, poiché tale accordo è per un verso, sul piano temporale, contestuale o anteriore al documento che contiene l'atto simulato e per altro verso, sul piano del contenuto, un patto ad esso contrario (Casella, 600; Bianca, 671; Carresi, in Tr. C. M., 1987, 415; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 472). Valgono peraltro le eccezioni al divieto della prova testimoniale di cui all'art. 2724 (Casella, 600; Bianca, 671). La prova per testi tra le parti della simulazione di un contratto redatto per iscritto soggiace a limitazioni diverse in ragione del fatto che si tratti di simulazione assoluta o relativa. Nel primo caso, formando oggetto di prova l'inesistenza del negozio simulato, le parti sono soggette alle limitazioni della prova per testimoni e per presunzioni, salvo che non ricorrano le eccezioni contemplate dall'art. 2724 (principio di prova per iscritto, impossibilità morale o materiale di procurarsi un documento, perdita senza colpa del documento stesso). Sono inoltre ammessi l'interrogatorio formale volto ad ottenere una confessione giudiziale (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 415) o il giuramento decisorio e suppletorio (Distaso, 589), poiché tali mezzi di prova non rientrano tra quelli preclusi dalla norma, sempre che per l'atto simulato non sia richiesta la forma ad substantiam. Nell'ipotesi di simulazione relativa invece la prova richiesta non è negativa ma è diretta in positivo a dimostrare l'esistenza del negozio dissimulato, del quale quello apparente deve rivestire gli stessi requisiti di sostanza e di forma, sicché la limitazione della prova per testi e per presunzioni può trovare eccezione nel solo caso in cui il contraente dimostri di aver perso senza colpa il documento che gli forniva la prova ai sensi dell'art. 2725. A fronte del quadro così cristallizzato sulle limitazioni della prova ricorrono poi una serie di deroghe contemplate dalla dottrina o dalla giurisprudenza. In talune ipotesi di simulazione assoluta si ammette che il principio di prova per iscritto possa ricavarsi dal contenuto stesso dell'atto impugnato, quando questo presenti i requisiti di forma prescritti ad substantiam (Casella, 601). Ancora si tende ad escludere che nella simulazione relativa del prezzo di una compravendita immobiliare valgano le rigide preclusioni sulla prova costituenda (Casella, 602). E così quando la simulazione riguardi contratti attinenti alla materia lavoristica o previdenziale, il giudice ha la facoltà di ammettere la prova per testimoni chiesta dalle parti (Casella, 601). Tali limitazioni probatorie sono funzionali all'esclusiva tutela di interessi privati, sicché possono formare oggetto di rinuncia. Infine le limitazioni probatorie sulla simulazione si riferiscono solo ai contratti e non ai negozi unilaterali.

Secondo l'analisi della giurisprudenza con riferimento agli atti che richiedono la forma scritta ad substantiam la prova per testi soggiace a limitazioni diverse a seconda che si tratti di simulazione assoluta o relativa. Nel primo caso l'accordo simulatorio, pur essendo riconducibile tra i patti per i quali opera il divieto di cui all'art. 2722, non rientra tra gli atti per i quali è richiesta la forma scritta ad substantiam o ad probationem, menzionati dall'art. 2725, avendo natura ricognitiva dell'inesistenza del contratto apparentemente stipulato, sicché la prova testimoniale è ammissibile in tutte le tre ipotesi contemplate dal precedente art. 2724. Il principio di prova scritta deve consistere in uno scritto, proveniente dalla persona contro la quale la domanda è diretta (Cass. n. 7093/2017),  diverso dalla scrittura le cui risultanze si intendono così sovvertire e contenente un qualche riferimento al patto che si deduce in contrasto con il documento, sicché lo stesso non può desumersi dal medesimo atto impugnato per simulazione (Cass. n. 11467/2016).  Nel secondo caso occorre distinguere in quanto se la domanda è proposta da creditori o da terzi — che, essendo estranei al negozio, non sono in grado di procurarsi le controdichiarazioni scritte — la prova per testi o per presunzioni non può subire alcun limite; qualora invece la domanda venga proposta dalle parti o dagli eredi, la prova per testi, essendo diretta a dimostrare l'esistenza del negozio dissimulato, del quale quello apparente deve rivestire il necessario requisito di forma, è ammessa soltanto nell'ipotesi di cui all'art. 2724, n. 3, cioè quando il contraente ha senza colpa perduto il documento ovvero quando la prova è diretta a far valere l'illiceità del negozio (Cass. n. 13634/2015; Cass. n. 10240/2007; Cass. n. 2906/2001). Ai fini della prova tra le parti della simulazione di un negozio solenne basta una scrittura privata, che soddisfa il requisito della forma scritta ad probationem tantum, benché per la stipulazione del contratto simulato sia prescritta la forma ad substantiam dell'atto pubblico, poiché le controdichiarazioni sono destinate a restare segrete e possiedono un'obiettività giuridica diversa dalla modificazione dei patti (Cass. n. 18204/2017). La pattuizione con cui le parti di una compravendita immobiliare abbiano convenuto un prezzo diverso da quello indicato nell'atto scritto soggiace tra le stesse parti alle limitazioni della prova testimoniale stabilite dall'art. 2722, avendo la prova ad oggetto un elemento essenziale del contratto che deve risultare per iscritto (Cass. n. 3234/2015; Cass. S.U., n. 7246/2007). In tema di prova della simulazione tra le parti la legge, mentre vieta (tranne determinati casi) la prova per testimoni e per presunzioni, non vieta invece, l'interrogatorio formale che abbia per oggetto negozi per i quali non sia richiesto l'atto scritto ad substantiam (Cass. n. 13857/2016; Cass. n. 19435/2008; Cass. n. 3869/2004 ); ove sia richiesto tale vincolo di forma, la prova per interpello è inammissibile nella simulazione relativa e ammissibile nella simulazione assoluta (Cass. n. 18434/2022; Cass. n. 10933/2022Cass. n. 8804/2018; Cass. n. 6262/2017).  Non è ammissibile la prova testimoniale e per presunzioni della simulazione assoluta della quietanza, che dell'avvenuto pagamento costituisce documentazione scritta. Vi osta infatti l'art. 2726, il quale, estendendo al pagamento il divieto sancito dall'art. 2722 di provare con testimoni patti aggiunti o contrari al contenuto del documento contrattuale, esclude che con tale mezzo istruttorio possa dimostrarsi l'esistenza di un accordo simulatorio concluso allo specifico fine di negare l'esistenza giuridica della quietanza, nei confronti della quale esso si configura come uno di quei patti anteriori o contestuali al documento che appunto il combinato disposto dei citati artt. 2722  e 2726vieta di provare con testimoni in contrasto con la documentazione scritta di pagamento (Cass. n. 9297/2012; Cass. n. 15380/2010; Cass. n. 1389/2007; Cass. n. 3921/2006). L'inammissibilità della prova per testimoni della simulazione non può essere rilevata dal giudice in assenza di un'espressa eccezione della parte, che deve essere sollevata entro la prima istanza o difesa successiva all'eventuale assunzione (Cass. n. 14274/2017); quanto alla prova per presunzioni, ove l'eccezione non essere fatta valere con l'atto di impugnazione, poiché i limiti stabiliti dall'art. 1417 sono diretti alla tutela esclusiva degli interessi privati (Cass. n. 16377/2014; Cass. n. 11771/2007).

La prova nel caso di illiceità del contratto dissimulato

Anche le parti, oltre che i creditori e i terzi, hanno un'illimitata libertà probatoria dell'accordo simulatorio quando la prova richiesta sia diretta a dimostrare l'illiceità del contratto dissimulato. Secondo un autore non si tratta di una norma singolare, ma di un precipitato dell'applicazione del principio desumibile dagli artt. 1344 e 1418 in ordine alla nullità del negozio in frode alla legge (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 472). In questa evenienza anche le parti possono fornire la dimostrazione dell'illiceità con la prova per testi, per presunzioni, per riconoscimento, per documenti, per interrogatorio mirato ad ottenere una confessione, per giuramento (Casella, 599). La norma si riferisce espressamente all'illiceità dell'accordo dissimulato, non alla sua illegalità. Si ritiene che analoga conclusione sull'esclusione dei limiti probatori valga qualora la prova sia diretta a dimostrare l'illiceità del negozio assolutamente simulato (Casella, 599). Il concetto di illiceità del contratto può essere desunto facendo riferimento ai parametri dettati dall'art. 1418, commi 1 e 2 (Casella, 600) ed indica una qualificazione giuridica del contenuto del negozio che conduce alla sanzione di nullità (Sacco, in Tr. Vas., 1982, 204). Nel caso di illiceità della causa, dell'oggetto o del motivo determinante comune del contratto, ne seguirà inevitabilmente la nullità del contratto dissimulato tranne improbabili ipotesi di conversione del negozio nullo (Galgano, 321). Ove invece l'illiceità colpisca una o più clausole del contratto dissimulato, ne deriverà la nullità parziale o totale in applicazione degli artt. 1419 e 1420 (Casella 600). Non vi è invece illiceità ma illegalità nel caso di evasione di un obbligo fiscale o di violazione di regole sulla forma degli atti (Sacco, in Tr. Vas., 1982, 204), di interposizione predisposta per ledere la quota di riserva dei legittimari, di contratto di lavoro dissimulato sotto un contratto di appalto. È invece illecito il contratto dissimulato volto ad eludere il divieto di patto commissorio.

La S.C. conferma che l'illiceità del negozio dissimulato è configurabile solamente se il negozio persegua interessi che l'ordinamento reprime e sia pertanto contrario a norme imperative inderogabili, non già quando sia meramente illegale (Cass. n. 16021/2002; Cass. n. 2763/1993). In applicazione di tale principio l'illiceità del negozio dissimulato agli effetti dell'art. 1417 è stata esclusa nel caso di attività negoziale preordinata alla violazione delle norme relative all'intangibilità della legittima (Cass. n. 8942/1994), nel caso di donazione priva dei requisiti di forma (Cass. n. 1535/2000; Cass. n. 1361/1969), nel caso di donazione tra coniugi (Cass. n. 661/1977). Il negozio dissimulato persegue invece interessi che l'ordinamento reprime quando sia diretto ad eludere il divieto di patto commissorio (Cass. n. 5555/1988; Cass. n. 3061/1985) o quando sia volto a fissare un termine ad un contratto di lavoro subordinato (Cass. n. 3867/1979). o quando sia diretto a fissare la durata dell'anticresi per un periodo superiore a dieci anni (Cass. n. 1574/1968).

La prova della simulazione ad opera dei terzi

Le limitazioni probatorie stabilite per le parti in ordine all'ammissibilità della prova testimoniale e per presunzioni non valgono per i creditori e i terzi, i quali potranno avvalersi di tali mezzi istruttori per provare la simulazione, quand'anche non si tratti di simulazione relativa volta a dissimulare un contratto illecito (Casella, 600). Il terzo che può valersi di tali mezzi si identifica con il soggetto estraneo al procedimento simulatorio (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 416). Tra essi sono annoverati, oltre agli aventi causa e ai creditori del simulato alienante ed acquirente, anche il mandante nel caso di contratto stipulato a suo danno dal mandatario con potere di rappresentanza, il mediatore, il curatore del fallimento rispetto ai contratti stipulati dal fallito, il garante del concordato fallimentare, il legatario, il legittimario pretermesso.

La S.C. qualifica come terzi che possono richiedere la prova costituenda per dimostrare la simulazione gli eredi legittimari che propongano congiuntamente alla domanda di simulazione la domanda di riduzione (Cass. n. 8215/2013; Cass. n. 24134/2009), il mandante non partecipe ed ignaro dell'accordo simulatorio, a fronte del negozio posto in essere dal mandatario con rappresentanza (Cass. n. 2619/2021; Cass. n. 10743/2008; Cass. n. 125/2000), il coniuge in regime di comunione legale estraneo all'accordo simulatorio, a fronte dell'atto di acquisto di bene non personale effettuato dall'altro coniuge con intestazione apparente a persona diversa (Cass. n. 13634/2015), i successori a titolo particolare del de cuius, a fronte dell'accordo simulatorio posto in essere dall'ereditando (Cass. n. 986/1979; Cass. n. 2258/1965). l'amministrazione finanziaria che invochi, ai fini della regolare applicazione delle imposte sui redditi, la simulazione assoluta o relativa di un contratto stipulato dal contribuente (Cass. n. 12523/2021). Dubbi sussistono invece con riferimento alla figura del curatore fallimentare, come argomentato nel commento dell'art. 1415

Ove ricorra la simulazione assoluta del contratto e la relativa domanda sia proposta da terzi estranei al negozio, spetta al giudice del merito valutare l'opportunità di fondare la decisione su elementi presuntivi, da considerare non solo analiticamente ma anche nella loro convergenza globale, a consentire illazioni che ne discendano secondo l'id quod plerumque accidit (Cass. n. 36478/2021; Cass. n. 28224/2008).

Nel caso di azione di simulazione proposta dal creditore di una delle parti di una compravendita immobiliare, ove il carattere fittizio dell'alienazione sia desumibile da elementi presuntivi, è onere dell'acquirente dimostrare l'effettivo pagamento del prezzo (Cass. n. 5326/2017). 

Tale onere probatorio non può, tuttavia, ritenersi soddisfatto dalla dichiarazione relativa al versamento del prezzo contenuta nel rogito notarile, in quanto il creditore che agisce in simulazione è terzo rispetto ai contraenti (Cass. n. 18347/2024).

L'opponibilità alla curatela fallimentare della simulazione di un contratto va provata per mezzo di una controdichiarazione di data certa, ai sensi dell'art. 2704, che ne dimostri la formazione prima della dichiarazione di fallimento e il perfezionamento in epoca antecedente o coeva alla stipulazione dell'atto simulato (Cass. n. 24950/2020; Cass. n. 21253/2019).

Bibliografia

Auricchio, La simulazione nel negozio giuridico, Napoli, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Casella, Simulazione (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1990; Distaso, Simulazione dei negozi giuridici, in Nss. D.I., Torino, 1970; Furgiuele, Della simulazione di effetti giudiziali, Padova, 1992; Gentili, Il contratto simulato, Napoli, 1979; Nanni, Interposizione di persona, Padova, 1990; Nuti, La simulazione del contratto nel sistema del diritto civile, Milano, 1986; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989.

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