Codice Civile art. 1423 - Inammissibilità della convalida.InquadramentoDiversamente dal contratto annullabile il contratto nullo non può essere convalidato, in ragione della più radicale difformità dal modello legale da cui esso è inficiato. La difformità è tale da implicare una deficienza strutturale così grave da non renderla sanabile attraverso convalida (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 828). Nondimeno la norma rinvia ad alcune fattispecie eccezionali ove è ammessa la convalida. Soltanto una di tali fattispecie si riferisce ad un contratto, ossia quella regolata dall'art. 799 in tema di donazione. Altra ipotesi di convalida si riferisce invece al testamento, ai sensi dell'art. 590. Sia nel caso della donazione sia nel caso del testamento si evoca l'ipotesi della conferma o della volontaria esecuzione della disposizione donativa o testamentaria nella consapevolezza della causa di nullità, quale ragione ostativa alla possibilità di farla valere. Sicché si pone la questione di stabilire se le ipotesi alle quali la norma rinvia siano vere e proprie fattispecie di convalida di un negozio nullo o piuttosto fattispecie complesse sui generis che escludono qualsiasi ipotesi di applicazione analogica. Dalla convalida si distingue la rinnovazione del negozio, ossia il compimento ex novo dell'atto con effetti ex nunc (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 504). Secondo la S.C. affinché le parti possano addivenire a un nuovo assetto degli interessi che non poterono avere vita mediante un negozio affetto da nullità assoluta, occorre che il negozio sia rinnovato, non nel senso di riprodurlo, ma nel senso di compierlo ex novo per sottrarlo all'influenza della preesistente situazione antigiuridica: questo scopo non potrebbe conseguire, per il tassativo disposto dell'art. 1423, mediante convalida del negozio nullo né tanto meno facendo riferimento per relationem al contenuto del negozio (Cass. n. 3088/1979). Nel negozio di rinnovazione le parti possono anche concordare di far risalire gli effetti del nuovo contratto al momento della stipulazione del contratto nullo rinnovato (Cass. n. 2635/1957). Se è vero che il negozio giuridico nullo non è convalidabile, è però anche vero che la parte interessata può rinunciare all'azione di nullità così come può rinunciare al giudicato di nullità, dovendosi configurare queste rinunce come atti di disposizione della situazione sostanziale legittimante all'azione di nullità. Dette rinunce comportano indirettamente l'impossibilità di divenire titolare dei diritti che eventualmente deriverebbero dalla suddetta situazione sostanziale, ma non possono configurarsi quali rinunce a diritti futuri (Cass. n. 3925/1977). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Conversione dell'atto giuridico, in Enc. dir., Milano, 1962; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Criscuoli, La nullità parziale del negozio giuridico, Milano, 1959; De Nova, Conversione del negozio nullo, in Enc. Giur., Roma, 1988; Fedele, L'invalidità del negozio giuridico di diritto privato, Napoli, 1983; Filanti, Inesistenza e nullità del negozio giuridico, Napoli, 1983; Giacobbe, voce Convalida, in Enc. dir., Milano, 1962; Messineo, voce Contratto plurilaterale, in Enc. dir., Milano, 1962; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Schizzerotto, Il collegamento negoziale, Napoli, 1988; Scognamiglio, voce Collegamento negoziale, in Enc. dir., Milano, 1960; Tommasini, voce Nullità, in Enc. dir., Milano, 1978. |