Codice Civile art. 1435 - Caratteri della violenza.Caratteri della violenza. [I]. La violenza deve essere di tal natura da far impressione sopra una persona sensata e da farle temere di esporre sé o i suoi beni a un male ingiusto e notevole. Si ha riguardo, in questa materia, all'età, al sesso e alla condizione delle persone [1438]. InquadramentoLa violenza rilevante per ottenere l'annullamento del contratto deve avere attitudine ad impressionare, sicché essa si sostanzia in una minaccia seria e attendibile e dipende dalla messa in scena, dalle possibilità della vittima di sottrarsi al male, dalla probabilità che la minaccia venga portata ad effetto (Bianca, 620; Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 172). L'idoneità ad impressionare è riferita al modello di una persona sensata, ossia ad una figura astratta di uomo ragionevolmente equilibrato (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 676). Nonostante i correttivi dell'età, del sesso e della condizione delle persone, il codice aderisce ad una valutazione in termini sostanzialmente oggettivi (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 172). Al riguardo altro autore sostiene che la violenza debba essere valutata secondo un criterio oggettivo ponderato, avuto riguardo cioè non alle reazioni che ha suscitato in concreto nella vittima, ma a quelle che era atta a suscitare in una persona normale che si fosse trovata peraltro nelle stesse condizioni della vittima (Santoro Passarelli, 167). Il che non esclude una valutazione comparativa con le condizioni in cui versa il minacciante. Pertanto la condizione delle persone si riferisce a quella della vittima — cioè al suo stato di salute, alla sua energia fisica e in genere a quegli elementi che possono influenzare la sua capacità di resistere alla minaccia —, ma anche a quella dell'autore della violenza, per es. ai suoi trascorsi penali, che potranno avvalorare la verosimiglianza della minaccia (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 419; Santoro Passarelli, 167). La minaccia può manifestarsi in tutte le forme e i modi psicologicamente idonei a coartare l'altrui volontà, può essere diretta o indiretta, determinata o indeterminata, reale o simbolica, palese o larvata, mediante allusioni o persino consigli, esortazioni, preghiere, operata di persona, mediante intermediari o per posta, telefono ecc. (Mantovani, voce Estorsione, in Enc. giur., 1988, 2). Essa può avere ad oggetto l'integrità fisica, l'onore, la riservatezza, il patrimonio. L'annullabilità ricorre non solo se la possibile lesione riguardi la persona del minacciato o i suoi beni, ma anche se egli, pur non subendo l'ingiustizia, ne sopporta tuttavia le conseguenze dannose (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 172). La minaccia rivolta all'incapace naturale è irrilevante ai fini dell'annullamento, poiché questi non è in grado di percepirne l'efficacia coattiva (Criscuoli, Violenza fisica e violenza morale, in Riv. dir. civ., 1970, I, 135). Secondo la S.C. la minaccia deve essere specificamente finalizzata ad estorcere il consenso alla conclusione del contratto, deve provenire dalla controparte o da un terzo e deve essere di natura tale da incidere con efficienza causale sul determinismo del soggetto passivo, che in assenza della minaccia non avrebbe concluso il negozio (Cass. n. 12058/2022;Cass. n. 20305/2015; Cass. n. 235/2007). L'ingiustizia del male minacciatoÈ controverso se l'ingiustizia si identifichi con la violazione di norme giuridiche o possa avere come parametro valori extragiuridici. La valutazione di ingiustizia attiene al mezzo, ossia all'azione minacciata. Secondo un primo orientamento l'antigiuridicità si traduce nella contrarietà al diritto della minaccia, e ciò si verifica quando essa non sia di per sé autorizzata dall'ordinamento ovvero, pur inerendo all'esercizio di un diritto, sia diretta alla stipulazione di un negozio che non è in alcun nesso strumentale con il diritto che si vuole far valere ovvero sia in un nesso strumentale con il diritto, ma sia posta in essere per conseguire profitti non consentiti dalla legge o palesemente iniqui (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 677). In base ad altra impostazione l'ingiustizia della violenza postula che essa si realizzi mediante la minaccia di un male ingiusto, cioè di un male che il minacciante non ha il diritto di infliggere, facendo riferimento ad un concetto elastico di ingiustizia, la quale, pur coincidendo in un ampio fascio di casi con l'ambito dell'illecito aquiliano, è in realtà più ampia e sfumata, giacché ricomprende mali in sé insuscettibili di rilevare a questa stregua e però idonei a suscitare quel timore che altera la determinazione (Del Prato, La minaccia di far valere un diritto, Padova, 1990, 80). In sintonia con tale tesi si reputa sufficiente anche una minaccia che persegua un vantaggio esorbitante (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 476). Anche la minaccia del suicidio può integrare l'antigiuridicità della violenza (Roppo, in Tr. I.Z., 2001, 828; contra Trabucchi, voce Violenza, in Nss. D.I., 1975,947). Se il male minacciato è ingiusto a fortiori dovrà esserlo quello realizzato come conseguenza della minaccia, così che ne conseguirà l'applicazione dell'art. 2043 (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1988, 173). Sostiene la S.C. che la minaccia è ingiusta quando persegue un vantaggio esorbitante e iniquo (Cass. n. 9946/1996). Ai fini dell'annullabilità dell'atto di dimissioni del lavoratore dipendente ottenuto con la minaccia di licenziamento vanno valutate, oltre all'oggettiva natura intimidatoria o meno dell'invito alle dimissioni, pure le modalità fattuali del comportamento tenuto dal datore di lavoro (Cass. n. 12693/2002). La gravità del male minacciatoIl male deve essere notevole, ossia di importanza apprezzabile in relazione all'economia dell'affare. Se il sacrificio minacciato sia di scarso rilievo rispetto al valore del contratto, si presume che esso non abbia avuto efficacia determinante del consenso (Bianca, 620). Secondo altra ricostruzione la gravità opera su un duplice piano: quello relativo, metus maioris malitatis, nel senso che il male minacciato deve apparire alla vittima con un danno maggiore rispetto a quello che deriverebbe dalla conclusione del contratto; quello assoluto, per cui costituirebbe violenza solo quella in grado di impressionare un vir constantissimus (Trabucchi, voce Violenza, in Nss. D.I., 1975, 946; Roppo, in Tr. I.Z., 2001, 827). E ciò a fronte di una persona sensata, ossia non soltanto di carattere fermo, ma anche in grado di comprendere e di valutare l'entità del male, le sue conseguenze, la probabilità delle sue realizzazioni. La gravità della minaccia non deve essere confusa con l'approfittamento dello stato di bisogno in cui versa la vittima, che non integra il vizio della violenza. Anche la giurisprudenza precisa che il comportamento di chi approfitti dello stato di bisogno in cui altri si trovi per indurlo a concludere un negozio lesivo dei propri interessi è rilevante soltanto nell'ambito di applicazione dell'azione generale di rescissione per lesione e non pure di quella di annullamento per violenza (Cass. n. 784/1966). La serietà del male minacciatoInoltre la minaccia deve essere seria, ossia tale da far temere che, se non si seguisse l'imposizione, si esporrebbe se stessi e i propri beni ad un male ingiusto e notevole. La serietà della minaccia attiene pertanto alla probabilità che essa venga eseguita (Bianca, 620). L'attitudine ad impressionare una persona assennata esprime l'efficienza causale della minaccia e dipende dall'entità del male minacciato, pur essendo legata al contempo anche ad altri fattori e circostanze, quali l'idoneità del mezzo di offesa a recare il male minacciato, il tempo e il luogo in cui è formulata la minaccia. Nondimeno si ritiene che sia sufficiente che essa sia avvertita come seria, sicché è rilevante anche la violenza putativa. È annullabile il contratto che sia stato stipulato da una parte, non perché spinta da una minaccia chiara e diretta, ma semplicemente perché consapevole delle dannose conseguenze derivanti da un rifiuto di sottoscrizione nei confronti di un determinato soggetto, come un boss mafioso. A proposito di tale tipo di violenza, detta anche violenza d'ambiente, non basta un generico clima di violenza, ma è necessario che essa sia ragionevolmente supponibile (D'Amico, voce Violenza, in Enc. dir., 1993, 864). La giurisprudenza ritiene rilevante la minaccia circospetta e indiscreta, che si attua soprattutto attraverso la intimidazione mafiosa (Cass. n. 368/1984). 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D.I., Torino, 1958; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Stanzione, voce Capacità (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Tamponi, L'atto non autorizzato nell'amministrazione dei patrimoni altrui, Milano, 1992; Tommasini, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Trabucchi, voce Dolo (dir. civ.), in Nss. D.I., Torino, 1960. |