Codice Civile art. 1471 - Divieti speciali di comprare.Divieti speciali di comprare. [I]. Non possono essere compratori nemmeno all'asta pubblica [579 c.p.c.], né direttamente né per interposta persona: 1) gli amministratori dei beni dello Stato, dei comuni, delle province o degli altri enti pubblici, rispetto ai beni affidati alla loro cura; 2) gli ufficiali pubblici, rispetto ai beni che sono venduti per loro ministero; 3) coloro che per legge o per atto della pubblica autorità amministrano beni altrui [320 ss., 357 ss., 424 ss.], rispetto ai beni medesimi; 4) i mandatari, rispetto ai beni che sono stati incaricati di vendere, salvo il disposto dell'articolo 1395. [II]. Nei primi due casi l'acquisto è nullo; negli altri è annullabile. InquadramentoL'art. 1471 impone che i soggetti che rivestono determinate posizioni, per legge, atto amministrativo o volontà delle parti, devono garantire, sia nella sostanza che nell'apparenza, una posizione di imparzialità rispetto al rapporto dal quale scaturisce la loro posizione. La violazione del divieto è sanzionata diversamente a seconda che gli interessi della cui cura si tratta siano pubblici o privati. In dottrina si è sostenuto che il divieto in commento si applichi a tutti gli amministratori di società (Luminoso, 25), mentre altri autori ritengono al contrario che l'operatività del divieto imposto dall'art. 1471 riguarderebbe solo le ipotesi in cui l'amministratore di società di capitali sia stato specificatamente incaricato di stipulare la vendita (Rubino, 109). Natura giuridica dei divietiLa norma si inquadra nel più ampio divieto di alienazione, previsto dalla legge o dal contratto (art. 1379) in relazione a interessi ritenuti prevalenti che legittimano la deroga al principio generale della libera circolazione dei diritti patrimoniali. Tali divieti, pur essendo accorpati in un'unica norma sono ontologicamente diversi tra di loro e comportano anche conseguenze nettamente differenziate. Nei casi dei nn. 1 e 2 dell'art. 1471, infatti, si tratta di divieti sanciti nell'interesse della amministrazione pubblica che comportano la nullità della vendita; negli altri casi, invece, il divieto è posto nell'interesse del corretto svolgimento dei rapporti tra privati, secondo i criteri di correttezza, trasparenza e buona fede, al riparo da possibili conflitti di interesse, di abusi o di eccessi del rapporto di amministrazione o di mandato: in questi casi la vendita è annullabile, ma non nulla. I divieti di cui ai nn. 1 e 2 sono da ricondurre alla nozione di incapacità giuridica speciale, intesa come preclusione assoluta al soggetto indicato, per la qualità di amministratore o pubblico ufficiale di essere parte di determinati rapporti giuridici, cioè di comprare beni dell'ente amministrato; i divieti di cui ai nn. 3 e 4 rientrano, invece, nei casi di impedimenti soggettivi all'acquisto: si tratterebbe cioè di impedimenti rimuovibili mediante preventiva specifica autorizzazione (ad es.: il mandatario incaricato della vendita è stato appositamente autorizzato all'acquisto) o mediante successiva convalida da parte di colui al quale spetti l'azione di annullamento ex art. 1444. È quindi sostenibile trattarsi di incapacità giuridica relativa in ordine ai divieti previsti dai nn. 1 e 2 e di incapacità speciale d'agire in relazione ai divieti di cui ai nn. 3 e 4. I divieti di comprare previsti nella norma in esame sono, invece, da altri considerati sotto l'aspetto del difetto di legittimazione, ovvero inquadrati nelle «situazioni di incompatibilità». Gli acquisti dichiarati nulli o dei quali è stato pronunciato l'annullamento comportano la restituzione del bene, mentre l'acquirente ha diritto alla riconsegna del prezzo, tuttavia lo stesso può essere convenuto dall'ente o dall'ufficio, a titolo di responsabilità precontrattuale, ai sensi dell'art. 1338, infatti il compratore che avendo conoscenza o dovendo conoscere l'esistenza di una causa d'invalidità del contratto (artt. 1418 ss.), non ne ha dato notizia all'altra parte, è tenuto a risarcirla del danno risentito per avere confidato, senza sua colpa, nella validità del contratto. Non vi sono più dubbi, invece, sulla capacità di acquisto che deve attribuirsi ad una persona giuridica senza scopo di lucro, essendo stato abrogato l'art. 17 che imponeva l'autorizzazione governativa per l'acquisto di beni immobili, ed eguale soluzione positiva deve riconoscersi alla capacità di diritto immobiliare degli enti collettivi non personificati, ed in particolare delle associazioni non riconosciute (art. 36 e ss.) e delle società di persone come previsto dall'art. 2659, n. 1. La categorie di soggetti in situazioni di incompatibilità all'acquistoIl divieto di acquisto previsto dall'art. 1471 presenta una diversa intensità delle conseguenze derivanti dalla sua inosservanza: la sanzione della nullità per le ipotesi di cui ai nn. 1 2 e, quella dell'annullabilità se si tratta di soggetto rientrante nelle categorie di cui ai nn. 3 e 4. La diversità della disciplina si spiega in ragione della necessità di prevenire qualsiasi forma di sospetto nei confronti dei pubblici ufficiali. Infatti, il primo gruppo è posto a tutela dalla P.A.; il secondo è posto a tutela di interessi privati. La distinzione è radicale. L'azione di nullità è imprescrittibile, può essere rilevata d'ufficio e da qualunque interessato. Quanto a quest'ultimo aspetto — proprio in relazione alla individuazione del soggetto legittimato a proporre la relativa azione — si è osservato che la legittimazione generale all'azione di nullità prevista dall'art. 1421, in virtù della quale la nullità del negozio può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse ed essere rilevata anche d'ufficio del giudice, non esime l'attore dal dimostrare la sussistenza di un proprio concreto interesse ad agire secondo le norme generali e con riferimento all'art. 100 c.p.c., non potendo tale azione essere proposta sotto la specie di un fine generale di attuazione della legge (Cass. n. 1553/1981; Cass. n. 338/2001), quale potrebbe essere proprio quello relativo alla salvaguardia della trasparenza dell'attività della P.A. anche con riguardo all'esercizio delle procedure riguardanti la dismissione degli immobili di proprietà pubblica o con destinazione pubblica, alle quali si applichi il divieto speciale di acquistare previsto dall'art. 1471 (con particolare riferimento ai soggetti individuati al n. 1) del comma 1, identificantisi con «gli amministratori dei beni dello Stato, dei Comuni, delle Province o degli altri enti pubblici, rispetto ai beni affidati alla loro cura», e, quindi, con i componenti degli organi esecutivi di tali enti ma, verosimilmente, non con quelli degli organi deliberanti), che — secondo le posizioni teoriche predominanti — individua una ipotesi di «incapacità giuridica relativa» all'acquisto, tutelata dalla sanzione della nullità, disposta a tutela di un interesse pubblico. Proprio in virtù di tali presupposti, è stato chiarito in giurisprudenza (Cass. n. 5420/2002; Cass. n. 15603/2007; Cass. n. 2447/2014) che la legittimazione generale all'azione di nullità prevista dall'art. 1421, in virtù della quale la nullità del negozio può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse, non esime l'attore dal dimostrare la sussistenza di un proprio concreto interesse ad agire, per cui l'azione stessa non è proponibile in mancanza della prova, da parte dell'attore, della necessità di ricorrere al giudice per evitare una lesione attuale del proprio diritto e il conseguente danno alla propria sfera giuridica. Al contrario l'azione di annullabilità è soggetta a prescrizione quinquennale decorrente dal giorno dell'atto, può essere fatta valere solo dal proprietario del bene. Inoltre è ammissibile la convalida da parte del soggetto titolare dell'azione di annullamento. Peraltro, l'interpretazione dei soggetti indicati nell'art. 1471 non può essere letterale. Così, il divieto di comprare stabilito dall'art. 1471 n. 2 colpisce tutti coloro i quali, nell'esercizio di una pubblica funzione, prendono parte alla procedura relativa al trasferimento coattivo di un bene da un soggetto ad un altro soggetto e pertanto, nel caso di esecuzione forzata, detto divieto si applica anche al custode dei beni pignorati o sequestrati il quale, pur non essendo espressamente menzionato, è inquadrabile nella più generale categoria contemplata al n. 2 di detta norma poiché, essendo un soggetto al quale viene affidato l'esercizio di una funzione pubblica temporanea da svolgere quale longa manus degli organi giudiziari, proprio in tale veste partecipa alla procedura esecutiva, provvedendo alla conservazione dei beni sottoposti a vincolo ed alla relativa amministrazione, eventualmente necessaria (Cass. n. 4464/1985). 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